Nipote

243 16 0
                                    

Capitolo X - Nipote

Lexy andò a servire a una coppietta ciò che avevano ordinato, mentre Harmonia fece lo stesso con un signore. Natalia guardava entrambe in modo sospetto, erano strane quel giorno. Non ridevano, ne scherzavano. Erano troppo serie.

-Tutto bene, Lexy?- domandò la donna.

Lexy annuì distrattamente. -Tutto bene- rispose.

-Oggi, siete strane voi due- le fece notare il capo.

Lexy prese una pezza, senza guardare Natalia e pulì il ripiano dove aveva fatto cadere un po' di caffé che stava versando per dei clienti. -Non siamo strane, solo che ci sono molti clienti e non abbiamo molto tempo- borbottò Lexy facendo il conto ai clienti che avevano ordinato i caffè da portar via.

-Non c'é poi tanta gente. Perciò: cosa non va?-

-Niente- ripeté Lexy provando ad essere convincente. Quel giorno aveva provato ad aprire il baule della madre, ma alla fine lo aveva lasciato in camera sua ed era uscita a prendersi una boccata d'aria. Era arrivata in anticipo al lavoro e aveva pranzato lì. Non voleva tornare a casa. Non dopo che i suoi genitoria adottivi le avevano mentito per tanti anni.

Natalia decise di non dire altro. Harmonia si avvicinò a loro e prese la brocca per il caffè per portarlo a uno dei tavoli che l'avevano ordinato.

***

Si era fatta sera. Hestia entrò nella sua "biblioteca" e subito si diresse verso il grande fuoco che si trovava al centro. Vi gettò alcuni alimenti. -Apollo, mostati- disse rimanendo dritta al suo posto, in attesa.

Ci vollero cinque minuti, circa, ma poi successe quello che Hestia aveva programmato. Un ragazzo dai capelli dorati apparve d'avanti a lei. Aveva dei magnetici occhi azzurri che ricordavano il cielo limpido che da giovane Dea aveva visto insieme alle ninfe quando si appartava con loro vicino le sponde di qualche lago. In un'altra situazione le avrebbe sorriso con fare ammaliante, ma da più da diciasette anni non era più così, era cambiato.

Apollo la osservò, poi parlò. -Perché mi hai chiamato?- domandò, fu sorpresa da quello che lesse nel suo tono di voce: preoccupazione, agitazione e durezza. Tutto quello, che chiunque lo conoscesse da prima del suo cambiamento, avrebbe potuto dire senza problemi era che quello non era la stesso Apollo di un tempo. Anche se aveva sempre l'aspetto di un ventiquattrenne di bellissimo aspetto.

Lei andò a sedersi su una delle poltrone che si trovavano lì e con calma parlò. -Non temere, Soter sta bene.-

I muscoli di Apollo si rilassarono impercettibilmente. Poi anche lui si accomodò vicino a Hestia, facendole un sorriso che lo faceva assomigliare molto di più padre di quanto immaginasse. Tutti e due dei grandi Casanova. -Se non mi hai chiamato per mio figlio... Per quale motivo sono qui?-

-Per tua nipote- rispose semplicemente la rossa guardandolo con i suoi occhi caramello che sembravano quasi emanare delle scintille di fuoco.

Un cipiglio si formò sulla fronte del Dio. -Di quale nipote parli? Ti ricordo che non mi importa niente dei miei fratellasti o dei loro figli, ne avrò a bizzeffe di nipoti. Zeus ha avuto fin troppe avventure; ma io non considero i suoi altri figli miei fratelli, o almeno non mi importa particolarmente di loro.-

Lo sguardo di Hestia rimase imperturbabile. -Lo so che non ti importa degli altri figli di mio fratello, noi non siamo come gli umani, non siamo legati dal DNA, siamo fatti di icore e non c'é niente che ci lega, o almeno così era all'inizio dei tempi. Prima che ci facessimo influenzare dagli umani con i loro "titoli familiari".-

Olympus - The daughter of ArtemisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora