Un'infanzia disastrosa

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Capitolo XVI

Un'infanzia disastrosa

Elyssa camminava a passo spedito senza però una meta precisa. "Perché l'ho fatto?", si domandava cercando di non piangere. Non l'avrebbe mai fatto. Si era promessa di sorridere sempre, o, almeno, di non aver un'aria triste.

Arrivò davanti alla sua stanza e vi entrò subito quasi come se quelle quattro mura l'avrebbero protetta dalla realtà e dalle conseguenze del suo gesto immaturo e bambinesco. Soter non ci mise molto a trovarla: la conosceva troppo bene.

Quando fece capolino nella stanza la trovò seduta in un angolo con le gambe contro il petto e strette tra le sue braccia, la testa abbassata mentre si costringeva a non piangere. -Lyssa... Loro sono come noi- sarebbe potuta sembrare quasi una cosa stupida da dire, ma Elyssa aveva bisogno di una conferma. Doveva esserne certa.

Molte persone al mondo hanno diverse fobie: del buio, degli insetti, dei serpenti e via dicendo. Anche gli Dei hanno le loro fobie e in questa categoria rientrava anche la giovane ragazza. Lei aveva una grande fobia contro gli umani, che spesso finiva col mischiare all'odio e al rancore. Infondo, un Dio arrabbiato e spaventato non é sempre stato pericoloso?
Gli Dei Greci hanno sempre confuso le due cose finendo con il farne diventare una soltanto. Molti umani, ma anche Dei, sono morti per questo.

Le proprie paure, però, scaturiscono sempre da qualcosa. Per Elyssa, quel qualcosa era il nucleo di tutto il male che aveva visto sin da quando aveva memoria.

Elyssa Wildlife appena naque fu mandata sulla terra e assegnata a una piccola famiglia nel Missouri. A soli tre anni il suo padre adottivo morì a causa di una trave che gli cadde addosso mentre lavorava. La sua madre adottiva la tenne con sé per altri due anni, ma avendo anche un suo figlio naturale da mantenere, fece molti sforzi per provare a tenerla, ma non ci riuscì.

Venne data in affidamento.

Nella sua seconda famiglia affidataria, non la vollero come che, con il suo viso angelico, metteva in ombra la loro figlia biologica di solo un anno più grande di Elyssa. Stette lì per circa sei o sette mesi.

Si trasferì da una famiglia molto allargata che la rimandò in orfanotrofio quasi subito per via del fatto che scoprirono di aspettare un nuovo figlio e non avrebbero avuto spazio in casa.

Fu adottata dopo cinque mesi da una coppia appena sposata, la donna era sempre in viaggio e il marito odiava i bambini e ne aveva adottata una solo per la gioia della compagna. Rimase lì per quasi un anno, il padre adottivo la picchiava spesso, mai da ridurla uno straccio o farla finire in ospedale, quando osava contraddirlo o quando, come che era una bambina, non riusciva a fare i lavori domestici che le ordinava di svolgere. Un giorno, di ritorno da un viaggio di lavoro, la moglie lo vide picchiare la bambina e lo lasciò. Tenne Elyssa con lei per quasi un anno, ma non sapendo come crescere una bambina e non avendo tempo, la rispedì in orfanotrofio.

Le capitò un'altra famiglia violenta che la costringeva ad aiutare nel loro ristorante, anche se era solo una bambina. Furono arrestati dopo cinque mesi, circa, e lei fu, ovviamente, rispedita in orfanotrofio.

Fu messa, quando ormai aveva quasi dieci anni, in una casa famiglia e lì, tutto sembrò filare liscio per dei mesi, ma non durò allungo. Una sera un gruppo di uomini entrò con la forza in casa e, davanti ai suoi occhi, uccisero la donna che si occupava di loro e un amico, oltre che la maggior parte dei ragazzi, tranne lei e una sua coetanea, Sefora.

Mentre lei, la sua amica e altre ragazzine venivano trasportate chissà dove, Ely riuscì a scappare e si andò a nascondere in un fienile di una casa ormai rovinata, ma ancora in uso. Aveva visto quel posto perfetto dove nascondersi durante il viaggio. Non era neanche tanto lontano dal luogo in cui si erano fermati per qualche motivo e in cui lei era riuscita a uscire. Disse solo a Sefora dove stava andando, come che si fidava. Il suo piano era di superare la notte per poi andare a cercare aiuto per salvare la sua amica e le altre ragazze. Stette lì per una notte, fino a quando Sefora non la trovò. Le disse che aveva trovato un posto sicuro dove avrebbero potuto stare. Le parlò di un riparo con del cibo dove nessuno le avrebbe trovate, ma era tutto un inganno ed Elyssa se ne accorse troppo tardi. Arrivarono davanti un Motel e quando stavano per entrare, Elyssa la fermò, cominciando a dubitare delle parole dell'amica, purtroppo era troppo tardi: gli uomini che le avevano rapite in precedenza si erano accorti del loro ritorno. Sefora si era messa d'accordo con loro: avrebbe riportato in dietro Elyssa e in cambio l'avrebbero tenuta a sicuro e nutrita (come che era solo una bambina, ci aveva creduto).

Elyssa avrebbe voluto scappare, ma uno di quei grandi uomini la teneva stretta a sé, nel frattempo un altro aveva tirato per i capelli Sefora e l'aveva fatta cadere a terra. Le gridava un mucchio d'insulti sul fatto che era un'ingenua come che gli aveva creduto. Le aveva cominciato a tirare un mucchio di calci e anche degli sputi. Elyssa si dimenava e piangeva. Poteva averla tradita, ma riusciva a considerarla ancora sua amica. Sefora smise, a un certo punto, di muoversi e, solo allora, l'uomo si fermò. Colpì Elyssa sulla faccia e sullo stomaco, mentre era bloccata dal suo amico. Le avrebbe dato un terzo colpo se non fosse stato per una pianta d'ulivo che ruppe la strada e bloccò la mano dell'assassino. Cercò di colpirla con l'altra, ma pure quella fu bloccata. Quello che la manteva scappò e ben presto il tizio che l'aveva colpita so ritrovò ricoperto completamente di piante d'ulivo. Elyssa, spaventata, scappò, non era sicura di essere stata lei, pensava che fosse stato qualcuno che era nascosto da quelle parti.

Quasi come se avesse sfidato le Parche a peggiorare quella giornata, fu attaccata dai Vrycolakas. Stavano quasi per dissanguarla, però itervenì Soter. Fu il suo angelo, quella sera. La salvò e la portò a sicuro da Hestia. Da allora la tenne sempre d'occhio e fece in modo che non finisse nei guai. Fu da quel giorno che diventò la sua piccola sorellina.

-Io... io l'ho capito- mormorò a se stessa. -E solo che... ho avuto paura.- Elyssa catalogava ogni umano come cattivo, benché avesse conosciuto anche delle persone buone nella sua vita.

-Non sono umane... ma anche se lo fossero, ciò non vuol dire che devono essere per forza cattive. Devi vincere questa paura- Soter la stava rimproverando, ma era preoccupato che quei suoi momenti potessero finire con il ferire o, perfino, uccidere qualcuno. -Credo che l'aver portato qui i genitori di Lexy ti abbia messa in allerta, ma non lo devi essere. Non sono malvagi. Sua madre é una ex ancella di Artemide, a quanto mi é stato detto, perciò non é neanche completamente umana- la cercava di rassicurare.

-Non so perché l'ho fatto... All'inizio volevo fare sei semplici dolci per provare a farle contente e magari fare amicizia. Poi ho ricordato il mio passato, le persone che mi hanno tradito e ho fatto quei dolci- si poteva capire senza problemi il rancore che provava per se stessa.

Soter sospirò, almeno si rendeva conto che aveva sbagliato, doveva pur essere qualcosa... -Buttiamo quei dolci e cuciniamo qualcosa di commestibile per colazione- le disse porgendole la mano e sorridendo. Fino a quando si sarebbe pentita e nessuno si sarebbe fanno niente, l'avrebbe sempre perdonata. Era pur sempre una sorella per lui.

Olympus - The daughter of ArtemisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora