Avignone, 6 luglio 2015
Cher Mamì,
Ti scrivo questa lettera perché so che sarete preoccupatissimi e mi starete sicuramente cercando, da alcuni giorni mi sono rifugiata nella casa di campagna, in Provenza. Qui sto apparentemente meglio, sento che la mia anima e la mia mente stanno cercando di tranquillizzarsi anche se è complicato. Da quel tragico giorno ormai non manifesto più nessun tipo di disturbo, da quando sono qui, ogni mattina mi sveglio all'alba, mi affaccio alla finestrella della mia camera ed osservo il sole sorgere. In tutti questi anni non avevo mai notato come ogni singolo raggio di sole si mescolasse alla perfezione con il viola dei fiori di lavanda nei prati adiacenti la nostra casa, ne viene fuori un disegno meraviglioso.
Tutto questo non mi fa sentire sola e triste, anche se ormai ciò che ho fatto mi macchierà per sempre l'anima, tutte le notti piango e ripenso a ciò, ma puntualmente torna quell'incubo che mi ha portato alla pazzia, quei ragazzi, che implorano di non ucciderli, ed io, che mi guardo la maglietta bianca macchiata di sangue con la pistola di papà in mano.
Peccato che ormai, stanca di tutto quello che mi stava accadendo, notti insonne, ospedali psichiatrici, psicoterapeuti, questo girone infernale che mi ha strappato alla vita, quel maledetto giorno, mi abbia fatto confondere la realtà con i miei incubi e al posto di quei ragazzi, ad implorarmi di non ucciderla, c'era Sophie, la mia piccola e innocente sorellina.
Non potevo assolutamente rimanere lì, dopo lo sparo, quando tu e papà avete iniziato ad urlare e a piangere, prendendo in braccio il suo corpicino, in quel momento, l'ultimo di una serie interminabile di strani effetti bloccò di nuovo l'andamento del tempo. Sono andata in camera ho preso le prime cose che ho trovato, due magliette e un jeans strappato e sono scappata dalla finestra del bagno, non ho potuto nemmeno piangere per la mia sorellina, ma non potevo permettermi di finire di nuovo in qualche manicomio a nord della città. No. Mi dispiace.
Ti chiedo perdono madre, per il dolore arrecatoti dalla visione di tua figlia inerme in un lago di sangue, ti chiedo ancora perdono per tutto quello che ti ho fatto passare dal 21 maggio in poi, però sappi che se siamo arrivati, tutti noi, io, tu e papà, fino a questo punto è anche perché non mi avete mai voluto credere quando vi dicevo che gli specchi non riflettevano più il mio bellissimo viso e io miei bellissimi occhi verdi, non mi credevate quando passeggiavamo sugli Champs-èlisèes ed improvvisamente tutta la gente difronte a noi, compresi voi, rimase bloccata come statue di ghiaccio. No, per voi e per i medici questi disturbi erano soltanto un residuo di un adolescenza ormai per me conclusa da tempo, era stress da studio, eravate arrivati a pensare che fossi una tossicodipendente, che mi drogassi di qualche sostanza, quando invece una ragazza giapponese, con i miei stessi disturbi, che voi negavate essere gli stessi, credevate che stesse fingendo, veniva venerata come una Dea, bastava avere più fiducia in me, ma non c'è stata.
Mi manca la mia vecchia vita parigina, le mie amiche, l'università, lo studio, mi manca andare nei locali a ballare, vorrei riassaporare di nuovo cosa si prova a divertirsi senza pensare a quello che si ha intorno, nessuna preoccupazione, niente di niente solo musica e danze, invece adesso, mi ritrovo a fare la fuggitiva, ed essere accusata di omicidio.
Ah, sicuramente avrete provato a rintracciarmi, sappiate che ho gettato via il mio smartphone.
Ora, dopo aver letto questa lettera sarete già in viaggio verso Avignone, o sicuramente le forze dell'ordine arriveranno a momenti a prendermi per arrestarmi. Bene, c'è una cosa che non ti ho detto, durante questo brutto periodo ho conosciuto una persona, un uomo. E' italiano, bello, alto e di mezza età, anche se dimostra 20 anni di meno della sua reale età; in questo periodo lui per me ha rappresentato una rosa in un deserto, mi fa stare bene e mi ha promesso che mi aiuterà. Scapperemo via da qui, andremo lontano, lui dice in un altra 'dimensione' o 'epoca', il suo modo di parlare mi affascina e lo rende ancor più bello, sono completamente innamorata di lui. Ieri sera è apparso improvvisamente davanti alla porta di casa, con un borsone in mano, sembrava molto affaticato ed era ferito, si comportava in un modo strano e mi ha chiesto se poteva stare un pò qui con me, alcune volte fa così, sparisce e torna quando vuole, si circonda di un alone misterioso e fa in modo che io non possa fargli moltissime domande, non so che lavoro faccia, mi ripete che lavora per un agenzia segreta, qualcosa di governativo che regola delle interferenze, mi ha mostrato anche il suo distintivo, bellissimo ma alquanto insolito, due anelli rossi con un fulmine giallo al centro, non ho mai visto un tale distintivo ma tutto ciò a me non interessava minimamente, io ero innamorata e questo amore era ricambiato anche da parte sua, ed era la cosa più importante per me. Ovviamente per motivi di privacy non ti svelerò il suo nome, lui non deve essere messo in mezzo alle nostre sfortunate vicende. Ora ti devo salutare, cara mamma, probabilmente questa sarà l'ultima volta in cui 'parlerai' con me, sappi che dopo tutto quello che abbiamo passato io ti voglio bene lo stesso, ed anche a papà, non doveva finire così la storia della nostra famiglia, ma soprattutto la vita di Sophie non sarebbe dovuta essere messa in discussione, mai mi perdonerò il fatto di essere stata io ad aver distrutto tutto quello che avevate creato tu e papà.
Addio Mamì, per sempre tua Amelìe.
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I Senza Tempo
Science FictionCosa accadrebbe se per alcuni esseri umani, provenienti da diverse zone del pianeta, il tempo cessasse di scorrere? Questo evento sarà il prologo di un lungo viaggio, dove i nostri protagonisti, rimasti bloccati nel limbo del tempo, dovranno affron...