Black Widow (Vedova nera)

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Venimmo avvolti da un'accecante luce bianca che illuminò l'intero palazzo, il bagliore di quella strana luce era così intenso che non mi permise di fare ulteriori passi, per prudenza quindi, mi accovacciai su un gradino e sentii urlare in lontananza, era Aiden.

Dopo qualche minuto il bagliore cominciò a dissolversi, era sceso uno strano silenzio, mi rialzai, feci qualche passo ed improvvisamente notai che ben cinque scalini di marmo erano scomparsi nel nulla, non ci fu nessuna esplosione, non c'era traccia di calcinacci o detriti, niente di niente. A questo punto cercai di individuare gli altri, guardai in basso e notai Adrian correre verso la portineria, almeno lui ce l'aveva fatta; c'era ancora poca visibilità però intravidi Aiden sul pianerottolo del piano superiore al mio, nascosto dietro un grande mobile di legno. Mancavano solo le ragazze, per paura di farmi scoprire da Eva, evitando quindi ulteriori spari e annebbiamenti, provai a chiamarle con un tono di voce più basso; mi rispose solo Aiko, "Siamo qui! Aiuto!", si trovava su un pianerottolo a pochi metri di distanza da me. "Dov'è Alexandra?" Esclamai, ella mi fece cenno con la mano di guardare la parte esterna della ringhiera che chiude la scala dalla parte libera, la ragazza era aggrappata alle colonnine placcate in oro della ringhiera, sospesa nel vuoto, ad un'altezza di dieci metri.

Molto probabilmente le due ragazze stavano attraversando il punto d'impatto e il colpo deve averle fatte sbalzare di qualche metro; "Aiutooo!! qualcuno mi aiuti!!" Urlò piangendo Alexandra, dissi ad Aiko di non farla urlare, anche se il momento era critico, non potevamo assolutamente attirare l'attenzione della pazza madre di Amèlie. Con un disperato gesto di aiuto, Aiko provò afferrando le braccia della sua amica a sollevarla, ma era troppo debole e il suo corpo era troppo esile, questo non gli permetteva di fare grandi sforzi. Eva si accorse di noi, si affacciò, le sue precarie condizioni di equilibrio e deambulazione non le permisero di scendere le scale, per questo si posizionò su una balconata che sporgeva dal suo piano e da dove sparò di nuovo. Tornò tutto bianco, non sapevamo a cosa avesse mirato prima di sparare, per questo gridai ad Aiko di abbassarsi, quello strano apparecchio emetteva questa luce bianca molto accecante che faceva sparire qualcosa improvvisamente e senza lasciare nessuna traccia, a questo punto pensai due ipotesi, o nell'ultimo anno la tecnologia umana ha avuto un grande balzo evolutivo o quell'arma non apparteneva a questo mondo o epoca, restava il dubbio di come fosse riuscita una signora inferma a procurarsela.

In quel momento però c'erano ben altre questioni da risolvere, la vita di Alexandra era ancora in bilico, Aiden era bloccato al pianerottolo superiore, non poteva assolutamente muoversi, Eva lo avrebbe certamente scoperto. Eppure era proprio di lui che avevamo bisogno, quel ragazzo non si sarebbe posto problemi nel compiere un salto di qualche metro, da una parte all'altra della scalinata, per andare a salvare una sua amica, il coraggio gli scorreva nel sangue.

Io purtroppo, invece, non ero il genere di ragazzo che non aveva paura di niente ed affrontava eroicamente tutte le situazioni che la vita gli poneva difronte, anzi, al contrario, amavo definirmi un antieroe, inteso però non come una persona cattiva o egoista, semplicemente il mio corpo era allergico all'adrenalina, preferivo che a risolvere le situazioni fossero gli altri, non mi importava dei meriti. Però, da quando tutta questa situazione assurda ha avuto inizio, in me qualcosa stava cambiando, una nuova consapevolezza stava nascendo e con essa anche un po' di coraggio, per questo vedendo una ragazza in pericolo peraltro mia amica, non potevo starmene fermo ad aspettare che fossero gli altri a salvarla, in quel momento c'ero solo io. Feci un respiro profondo, presi un po' di rincorsa e... saltai. Nel frattempo Adrian, arrivato in portineria fece un inaspettato ma familiare incontro.

"Chi sei?!" domandò il ragazzo, "Tu chi pensi che io sia?" si sentì rispondere, allora Adrian scrutando bene quella femme fatale, si ricordò subito di una loro vecchia conoscenza. "Vedova... nera?!! Ma tu non eri scomparsa!", "E invece eccomi qui!" gli rispose la dark lady, la situazione assunse i contorni da resa dei conti; Adrian con tono da duro le domandò, "Non sono qui per giocare... Cosa vuoi da noi? Perché continui a seguirci? E perché ti interessa tanto quello schermo?", "Questo non è affar tuo, non sono tenuta a rispondere a niente di tutto quello che mi hai domandato!" Gli rispose così la donna. "Allora mi costringi ad utilizzare le maniere forti," disse Adrian, tirando fuori dai suoi jeans una strana apparecchiatura, simile anch'essa ad una pistola ma con un foro di fuoriuscita più grande rispetto alle comuni armi da fuoco; "Dove hai preso quell'arma?" esclamò preoccupata la donna, "Potrei utilizzare la stessa frase con cui ti sei presa gioco di me adesso, ovvero, che non sono tenuto a... risponderti! Ahah!", "Idiota! non conosci le potenzialità di quell'apparecchiatura, dimmi dove te la sei procurata!" Esclamò arrabbiata la donna, "L'ho rubata alla tua vecchia complice, fortunatamente sono entrato nella sua stanza e proprio vicino ai monitor dove mi sono accorto della tua inutile presenza, c'era lei... quasi quasi l'attivo, vediamo se poi sei tenuta ancora a non rispondermi!" esclamò Adrian.

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