Circostanze imprevedibili

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10 Luglio 2016

Mi risvegliai di colpo. "Bentornato Andrea" mi disse con un accento italiano Alexandra, avevo un forte mal di testa che mi annebbiava ancora un po' la vista. "Dove ci troviamo..." dissi, "Siamo in volo" rispose Aiden, alzai lo sguardo per dare un occhiata intorno, ci trovavamo veramente su un aereo, presumibilmente con destinazione Parigi.

Ero seduto in mezzo ad Aiden ed Alexandra, seduti davanti a noi c'erano invece Adrian ed Aiko, fu piacevole vederla apparentemente serena, mi guardò accennando un sorriso e poi tornò a fissare l'oblò. "In che giorno ci troviamo?" chiesi, "È il 10 luglio..." mi rispose Adrian, "Di che anno?", seguì un minuto di totale silenzio, "Duemila e sedici" rispose poi Alexandra, "Allora siamo veramente un anno avanti...", "Si..." rispose Aiden, "Però non chiederci il perché e il come questo sia successo, questa volta non sapremmo risponderti..." aggiunse Alexandra. "Posso almeno chiedervi dove mi avete trovato?" dissi, "Non è stata una ricerca facile, credevamo di averti perso per sempre..." Rispose Alexandra, "Abbiamo perlustrato tutta la zona limitrofa al cimitero, ogni locale, ogni strada, ogni vicolo, poi però, mentre stavamo perdendo le speranze di ritrovarti, un'anziana signora del posto si è avvicinata a noi, conducendoci nella sua abitazione, e lì, sdraiato sul suo tappeto, c'eri tu."

"Scusatemi ragazzi, ma io non mi ricordo di essere entrato in una casa, prima di perdere i sensi ricordo di essere entrato in un vicolo cieco, pieno di manifesti, che preso dalla rabbia ho strappato dal muro, le mie mani erano tutte insanguinate, dopodiché non ricordo più niente..."

"Infatti la signora mentre passava per la strada adiacente al vicolo ti ha fortunatamente notato, ha provato a svegliarti, ma tu non reagivi e quindi per non lasciarti lì a morire, si è fatta carico del tuo corpo e ti ha portato a casa sua, medicandoti anche le ferite" rispose Aiden, che aggiunse, "Ovviamente non potevamo portarti in ospedale, avremmo perso troppo tempo, più di quanto già non ne avessimo perso dopo tutti questi contrattempi, per questo grazie alle dritte di Adrian e alla capacità linguistica di Aiko, siamo riusciti a farti imbarcare anche in questo tuo stato catatonico". "Grazie tante ragazzi, ora mi è tutto più chiaro..." In realtà non era vero, c'erano delle inesattezze in quel racconto, in quel momento di follia, gli ultimi ricordi che avevo erano, che in mezzo alla strada non c'era anima viva, quel vicolo era stretto e buio, improbabile che una signora anziana come la descrissero loro si sia addentrata da sola lì dentro per di più a salvare uno sconosciuto, occidentale. Una strana sensazione d'inquietudine iniziò a circondarmi l'anima e la mente, come se volesse avvisarmi del fatto che i miei compagni fossero stati ingannati. Per il momento non rivelai a nessuno della mia sensazione, giusto per non allarmarli ulteriormente, l'importante è che io fossi vivo e che sia di nuovo insieme a loro, non potevo preoccuparmi sempre di tutto e visto che mancava ancora molto all'atterraggio, ed ero molto debole, mi sdraiai di nuovo e continuai a riposarmi.

Parigi, 11 Luglio 2016

Finalmente eravamo atterrati nella capitale francese, di nuovo in Europa, poter poggiare i piedi in questo continente mi faceva sentire più vicino a casa, dentro di me, pensavo alla mia famiglia e a come fosse cambiata la loro vita, soprattutto dopo aver scoperto di trovarmi un anno avanti rispetto a quando tutto questo ha avuto inizio.

Immaginai di non essere l'unico a pensare a quante cose siano cambiate rispetto ad un anno fa per la mia famiglia, era un pensiero comune di tutti noi. Aiden si domandava come stessero i suoi genitori, soprattutto suo padre, Alexandra al solo pensiero che Jake si fosse ricostruito una vita, scoppiava a piangere, Adrian invece era l'unico immune da questo tipo di pensieri, o magari semplicemente fingeva. Aiko non era mai stata in Europa, a dire il vero non era mai stata da nessuna parte ed era la prima volta che prendeva un aereo, Zeshin era troppo vecchio per sostenere dei viaggi e lei non aveva mai incontrato ne le opportunità ne le persone giuste per organizzare un viaggio. Noi probabilmente eravamo i suoi primi amici, o comunque conoscenti al di fuori dei monaci e ovviamente suo nonno, era di poche parole la ragazza, amava osservare il mondo e ciò che le stava intorno, in silenzio, preferiva ascoltare. Mi avvicinai a lei e le dissi, "Tutto ok?", mi rispose con un freddo "Si...", non ci rimasi male più di tanto, la paura era ancora presente nel suo volto e nei suoi occhi, aveva subito troppi eventi, anzi traumi, ci sarebbe voluto del tempo, che è un po' assurdo da dire nella nostra condizione, però forse col conoscerci meglio, quella paura si sarebbe tramutata in fiducia. Amèlie Leroux, nata ovviamente come tutti noi il 22 aprile 1995 a Parigi, figlia di Eva e Gerald Leroux tutti e due medici, aveva una sorellina di nome Sophie di sette anni. La loro casa era situata nel cuore della città, in un quartiere ricco, queste erano tutte le informazioni in nostro possesso, conferiteci dai fedeli monaci di Zeshin, finalmente senza la vedova nera ma soprattutto senza l'uomo misterioso scomparso anche lui, la ricerca di Amèlie era la nostra occasione di riscatto dopo una sequela di tragici eventi, non potevamo fallire. Certo, il problema di essere un anno avanti non era una cosa da sottovalutare, avrebbe certamente allungato i nostri tempi di ricerca, portandoci di fronte a circostanze imprevedibili; però ormai nulla era più sottovalutare, per questo non perdemmo altro tempo e dall'aeroporto ci dirigemmo nel quartiere dove abitava la ragazza.

Pioveva a dirotto quel giorno, eravamo finalmente arrivati nel quartiere dove avremmo trovato la sesta ed ultima senza tempo, Amèlie, potevamo scrivere finalmente la parola fine a questa storia, per lo meno era la nostra speranza. Di fronte al palazzo, proprio sul muro d'ingresso una scritta nera ci dava il benvenuto, 'meurtrière' (assassina), "Nessuno di voi conosce il francese?" disse Adrian, in effetti nessuno di noi sapeva parlare alla perfezione la lingua e così quella parola rimase per noi sconosciuta pur non lasciandoci indifferenti, ma d'altronde perché dare tanta importanza ad una scritta fatta da qualche vandalo? per questo non ci soffermammo più di tanto e ci avvicinammo all'entrata. "Nessun Leroux, sicuri che sia questo il palazzo?" esclamò di nuovo Adrian, "In realtà se guardi bene non c'è nessun altro cognome riportato su questi citofoni..." Gli rispose Alexandra, in effetti era molto strano. Il temporale continuava incessante, "I monaci non potrebbero mai aver sbagliato! sono sicurissimo che il palazzo sia questo!" risposi, "Sentite, il cancello è aperto e qui ci stiamo solo bagnando inutilmente, proviamo ad entrare, magari all'interno possiamo trovare qualche informazione in più," suggerì Aiden, così, decidemmo di entrare ed anche il portone d'ingresso del palazzo, stranamente era aperto.

All'interno ci trovammo di fronte ad una portineria vuota, il palazzo era altissimo e con la poca luce a causa del temporale il tutto assunse sembianze spettrali, il silenzio era assoluto, non c'era nessun guardiano, ci balzò all'occhio subito un altro particolare interessante, tutte le caselle postali erano stracolme di lettere, come se i condomini non ritirassero la posta da tantissimi giorni. "Possibile che fossimo le uniche persone in quel palazzo?" Pensai, era impossibile... "Ok dividiamoci, Aiko e Alexandra controllate le caselle della posta magari potrebbe saltare fuori qualche informazione utile, Adrian, tu rimani davanti al portone e se entra qualcuno, pronunciagli solamente il nome Leroux, sicuramente sapranno darti delle indicazioni, Aiden noi entriamo nell'ufficio del guardiano e controlliamo lì," diedi un po' di ordini lo so, però era necessaria la collaborazione di tutti, era evidente che ci fosse qualcosa di strano, i tuoni e i lampi che sferzavano fuori rendevano il tutto ancora più sinistro e tetro. Un ufficio completamente devastato, è questa l'immagine che apparse davanti ai nostri occhi, finestre chiuse, la porta era chiusa, fu da subito evidente che in questa stanza ci fosse stato un qualche tipo di scontro fisico, restava da capire il perché. Amavo i gialli, mi sarebbe sempre piaciuto fare l'investigatore, ormai ci ritrovavamo protagonisti di situazioni talmente 'assurde', situazioni in cui una persona normale non si sarebbe mai imbattuta, per questo quasi con sadica impazienza, conscio di non essere più totalmente vittima di eventi, che il mio destino sbandato aveva riservato, ma anzi partecipe di questi momenti, non aspettavo altro che questo genere di situazione folle per immedesimarmi almeno un giorno in quello che sarei voluto diventare, ovvero un investigatore. Tutti i documenti in quella stanza erano datati 6 luglio 2015, "Il giorno prima del salto temporale..." pensai tra me e me, "Andrea, guarda qui..." esclamò poi Aiden, aveva trovato un giornale, 'Le Figarò' per la precisione. "Leggi questo..." esclamò di nuovo Aiden, ma questa volta con tono più deciso, era la svolta che aspettavamo, per niente positiva però. Sulla pagina del giornale, nella sezione cronaca, il titolo centrale, scritto in neretto riportava la seguente frase, "Giovane Ragazza spara alla sua sorellina uccidendola." Sotto all'articolo era presente anche una foto di Amèlie, osservandola in foto mi diede l'impressione di essere una comune ragazza, di bell'aspetto, biondissima, occhi azzurri e con un bel sorriso, cosa avrebbe potuto scatenare in lei una reazione del genere? Inoltre nell'articolo veniva evidenziato il fatto che la ragazza, dopo l'omicidio, fosse sparita, le autorità da quanto abbiamo appreso dall'articolo erano partite alla sua ricerca ma niente... di lei nessuna traccia. "Dove poteva essere finita?" mi domandai, "A questo punto potrebbe essere ovunque." Esclamò Aiden.

"Questo contrattempo non ci voleva!" Esclamò furioso Aiden, notai che all'interno dell'ufficio c'era un piccolo schermo, collegato ad esso moltissimi fili, tutti di colori diversi, ognuno aveva un codice specifico, essendo questo un palazzo abitato da persone di un livello sociale medio alto, non ci volle molto a capire che quello schermo servisse al guardiano per sorvegliare il palazzo, infatti, guardando bene anche dentro il suo ufficio notammo che erano presenti delle telecamere, almeno loro avrebbero potuto darci qualche indicazione in più, su cosa fosse successo i giorni antistanti l'omicidio commesso da Amèlie. Ma proprio nel momento in cui stavamo accendendo il sistema di sorveglianza, sentimmo Alexandra ed Aiko urlare...


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