Quella che ci accingevamo a passare fu una notte in cui il gioco delle parti tra il bene e il male subì un'inversione di rotta. Eravamo molto provati, ma la nostra voglia di sopravvivere prevalse sull'oscurità di Eva, quella stessa oscurità però s'impossessò delle nostre anime trasformandoci in delle persone incapaci di riflettere sulle proprie azioni, accecati da un unico scopo, quello di sapere la verità... costi quel che costi.
Come dei piranha in procinto di divorare la preda, circondammo colei che si proclamava come la sesta senza tempo, Amélie Leroux. Peccato però, che quella ragazza che avrebbe dovuto avere la nostra stessa età dimostrasse dieci anni più del dovuto, questo peggiorava la sua situazione.
Rimanemmo in portineria, al buio, perdemmo persino la conta dei giorni, l'ultimo legame che ci rimaneva con il tempo. Adrian prese le redini del gruppo, si rivelò la persona più predisposta a commettere cattiverie, forse per via del suo passato, potrei dire che ci guidò sul da farsi, noi eravamo estremamente arrabbiati e curiosi di scoprire la verità, ma rimanevamo pur sempre dei ragazzi che non avevano mai avuto a che fare con il loro lato oscuro, specialmente Aiko persona estremamente pacifica. Aiden legò la donna su una sedia, dopo averci rivelato chi fosse, conscio del fatto che ci stesse nuovamente prendendo in giro e colto da un impeto di rabbia, la colpii facendogli perdere i sensi. Mai colpire una donna. Mai. Infatti non stavo per niente bene, continuavo a ripensare a quel gesto vergognoso ma i miei sensi di colpa passarono in secondo piano, soffocati da quell'oscurità latente che ebbe in quella notte la sua rivalsa.
La donna risvegliandosi esclamò preoccupata, "Dove mi trovo? Che sta succedendo?!" Gli rispose Aiden, "È arrivato il momento di confessarci la verità! Chi sei veramente? Cosa è accaduto al tempo?!" La donna esclamò di nuovo, "Ve l'ho già detto chi sono!! Il mio nome è Amèlie Leroux, sono nata a Parigi il 22 aprile 1995, i miei genitori si chiamavano Eva e Gerald Leroux... avevo anche una sorellina più piccola si chiamava Sophie... sono stata io ad ucciderla."
"Cazzate!!" esclamò Adrian, io aggiunsi, "Amèlie... o qualsiasi sia il tuo nome, quello che ci hai raccontato non è attendibile, emergono molte inesattezze; la prima e la più eclatante sta nel fatto che tu dimostri molto più di vent'anni, la seconda è che se tu fossi chi dici di essere, quando scendesti da quell'automobile a Manhattan ci saresti venuta incontro rivelandoti subito per quello che sei, ma non l'hai fatto, hai sparato uno strano buco nero che ha risucchiato il povero nonno di Aiko, ti abbiamo vista parlare con quell'altro uomo vestito di nero, ci terrei a sottolineare che stava tentando di fare una strage, non ultimo tu e la tua ipotetica madre o nuova complice stavate tentando di ucciderci tutti; te lo chiedo per un ultima volta prima di passare alle maniere forti... dicci chi sei."
Dopo le mie parole scoppiò un nuovo temporale, il fragoroso rumore dei tuoni rimbombò per la stanza e la luce dei fulmini illuminava i nostri volti pallidi e pieni di risentimento.
La donna guardò in basso, rassegnata ormai dalle nostre continue domande, poi rialzò il capo, mi fissò negli occhi e disse, "La verità?!" sbuffò e continuò a parlare, "La verità è che nemmeno io so chi sono..." E infine aggiunse, "È stata quella donna... Eva, mia madre, a rivelarmi chi fossi, ovvero una fuggitiva... nel passato e nel futuro."
Ci fu un momento di silenzio, dove si poteva sentire soltanto il ticchettio della pioggia, poi Alexandra esclamò, "Cosa intendi per futuro?! Basta con queste frasi dette a metà! Parla!!" colpendo la donna in volto, la nostra morbosa voglia di sapere, ci fece compiere gesti di inappropriata crudeltà, eravamo diventati noi i cattivi della situazione.
Amélie ormai sfinita, disse con voce flebile, "Tiratemi su la manica..." Sul suo braccio destro vi era tatuato uno strano codice, esso riportava delle lettere ed una serie di numeri, 'XXII210515'.
"Cosa rappresentano?" gli domandai, "Questo che osservate è il nome che mi è stato assegnato..." Colei che si professava come Amélie, poi iniziò a parlare, "Il ventidue scritto in numeri romani indica il secolo, io provengo dal ventiduesimo secolo, i numeri invece indicano che sono il duecento decimo millesimo essere umano presente sulla terra in quel periodo." La interruppi subito esclamando, "Tutto ciò è utopistico!", lei rispose, "No! non lo è!! Andrea guarda nella tasca del tuo giacchetto!" Frugai nella tasca e trovai il suo distintivo, rimanemmo tutti stupiti, "Ma... ma... come è possibile?!", "Sono stata io! Te l'ho inserito nella tasca quando ti ho salvato la vita a Tokyo. Dovete sapere che la mia missione primaria non è mai stata quella di uccidervi come voi pensate, ma di risolvere il vostro problema senza però interferire con voi; ma non sono stata una brava agente, ho fallito sin da subito, da quando ci incontrammo nella grande mela, i nostri percorsi non si sarebbero dovuti mai incrociare. La punta dell'iceberg però, che sancì il mio definitivo fallimento fu proprio in Giappone, l'uccidere il nonno di Aiko, il parlare con voi tutte azioni che hanno altamente influenzato il corso degli eventi e del tempo..." Amélie si interruppe un attimo, aveva le lacrime agli occhi e poi riprese esclamando rivolgendosi ad Aiko, "Tuo nonno non meritava di morire, non era ancora giunto il suo momento... sentendomi terribilmente in colpa vi seguii nel luogo di sepoltura, ero in conflitto con me stessa, avrei voluto abbandonare la missione ed uccidermi, fino a quando, non vi ho sentito urlare scoprendo di essere stata catapultata insieme a voi un anno avanti. Fu sconvolgente anche per me, perché poteva significare solo una cosa, ovvero che io ero strettamente legata a voi e alle vostre vicissitudini." La interruppi e dissi, "Dove mi hai trovato poi?", "Vedendoti correre e urlare in quel modo, capii subito che eri in preda ad uno shock temporale, è un disturbo ancora assente nel vostro periodo storico ma facilmente riconoscibile, eri in preda al panico in un vicolo, poi sei collassato, ti ho somministrato un tranquillante, assoldato un'anziana signora che ho pagato per farti ospitare mettendoti così al riparo e facendoti riprendere dal sonno profondo in cui eri caduto, poi mi sono assicurata che questa signora rimanesse per la strada spiegandogli che molto presto un gruppo di ragazzi lo sarebbe venuto a cercare, in questo modo l'anziana vi avrebbe portati da lui... Ti ho lasciato il mio distintivo perché sapevo che ci saremmo rivisti di nuovo, io però dovevo scoprire chi fossi realmente e perché ero legata a voi, per questo presi il primo volo disponibile per Parigi... Ed eccomi qui."
"Siete soddisfatti adesso?" esclamò, io gli risposi, "Mancano ancora tanti interrogativi, credo che tu debba raccontarci da dove provieni." la donna disse, "È una storia molto lunga vi prego almeno di slegarmi e farmi riposare un po', potete fidarvi." "Hai ragione, forse dovremmo un po' tutti calmarci e riposare." Slegammo la donna, per sicurezza, Adrian rimase sveglio a sorvegliarla, non credeva ancora pienamente in lei e alle sue parole, così sconvolgenti che nascondevano ancora un importante verità.
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I Senza Tempo
Fiksi IlmiahCosa accadrebbe se per alcuni esseri umani, provenienti da diverse zone del pianeta, il tempo cessasse di scorrere? Questo evento sarà il prologo di un lungo viaggio, dove i nostri protagonisti, rimasti bloccati nel limbo del tempo, dovranno affron...