Capitolo 9 Riflessi e Rivelazioni

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La notte era calata sulle Montagne di Eldoria e il campo base del gruppo era avvolto in un silenzio che contrastava fortemente con il caos dei giorni precedenti. Il fuoco del campo scoppiettava, illuminando i volti stanchi e segnati della compagnia. I membri del gruppo si erano radunati attorno al fuoco, cercando di trovare un momento di calma prima di affrontare le sfide che li attendevano. Era il momento ideale per affrontare le vicende personali di ciascuno, per rivelare segreti e condividere le proprie paure.

Tristan, seduto su una roccia vicino al fuoco, fissava le fiamme con uno sguardo perso. Elara, avvicinandosi, notò la sua espressione preoccupata e si sedette accanto a lui.

«Tristan, sembra che qualcosa ti tormenti,» disse con voce gentile. «Vuoi parlarne?»

Tristan sospirò profondamente. «Non è facile essere un bastardo, Elara. Crescere come il figlio di un re e sapere che il mio posto è sempre stato messo in discussione. E ora, in questa situazione, non posso fare a meno di chiedermi se sono davvero all'altezza del compito che mi è stato assegnato.»

Elara lo guardò con comprensione. «Essere un bastardo non definisce il tuo valore. Hai dimostrato più volte di avere il coraggio e la determinazione di un vero leader. Il tuo passato non può cambiare quello che sei oggi.»

Tristan annuì, ma il peso delle sue parole sembrava ancora opprimente. «Grazie, Elara. A volte, è difficile non farsi sopraffare dalle proprie insicurezze.»

Elara sorrise dolcemente. «Sai, anch'io ho i miei demoni. Quando ero giovane, credevo che la mia fede potesse risolvere ogni problema. Ma la vita mi ha insegnato che anche la fede ha i suoi limiti. Tuttavia, non possiamo lasciarci schiacciare dalle nostre debolezze. Possiamo solo fare del nostro meglio.»

«E fare del nostro meglio è esattamente quello che dobbiamo fare,» rispose Tristan, cercando di scrollarsi di dosso la sua angoscia.

Zyphora, dall'altro lato del fuoco, osservava i suoi compagni con uno sguardo enigmatico. Astrid la avvicinò, decisa a capire meglio la sua misteriosa compagna.

«Zyphora, hai sempre mantenuto un certo distacco,» iniziò la Guardiana. «Ma tutti noi abbiamo i nostri demoni. Cosa ti pesa, se posso chiedere?»

Zyphora ridacchiò amaramente. «I miei demoni sono legati al mio passato. Mia madre, una strega della palude, mi ha insegnato a sopravvivere in un mondo ostile, ma ciò che mi ha lasciato è una vita di segreti e sospetti. A volte mi chiedo se, alla fine, il potere che ho acquisito mi ha allontanato da ciò che ero realmente.»

Astrid la guardò con empatia. «Non è mai facile confrontarsi con il proprio passato, ma il tuo valore non si misura solo dai tuoi segreti. Sei qui con noi, e ciò dimostra il tuo impegno.»

Zyphora alzò lo sguardo verso il cielo notturno. «Forse hai ragione. Ma le ombre del passato possono essere lunghe e oscure. Ti è mai capitato di avere una visione chiara del tuo futuro, solo per scoprire che era solo un miraggio?»

«Spesso,» rispose Astrid. «Ma forse la chiave è accettare che il futuro è incerto e concentrarsi su quello che possiamo controllare nel presente.»

Zyphora annuì lentamente. «A volte le risposte più vere sono le più semplici. Ma questo non le rende meno difficili da accettare.»

Elara si spostò verso la giovane Guardiana, il volto era illuminato dalla luce tremolante del fuoco. «E tu, Guardiana, qual è il peso che porti con te?»

Astrid esitò un momento, poi parlò con voce ferma. «Ogni scelta che facciamo sembra influenzare il destino di molte persone. A volte, mi chiedo se le mie decisioni siano le giuste, se stiamo davvero facendo la differenza o se tutto ciò che facciamo è solo una goccia nell'oceano.»

Le Cronache di Eldoria: La Guardiana delle OmbreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora