XVI. A moδo ηostro

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Se danzi col diavolo,
il diavolo non cambia.
È il diavolo che cambia te.
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Kai sbuffò e per la milionesima volta mi disse di calmarmi facendomi però agitare ancora di più. Tentavo invano di liberarmi dalla sua stretta sui miei polsi e dal suo peso.
- Smettila di comportarti come un agnellino sacrificale!- disse ridendo dopo l'ennesima volta che tentai di alzarmi dal pavimento in marmo - Di che cosa hai tanta paura? Di me?-
- E' ovvio che abbia paura! Io ...- tentai di giustificarmi.
- Stai tranquilla, non sai che la paura si tramuterà in piacere in un istante?- mi stuzzicò - e ora te lo dimostro...-
- No! Aspetta un secondo! Cosa stai...-
Ma era come parlare con il muro. Le sue dita agili sbottonarono facilmente la mia camicetta così come il gancetto del reggiseno.
Sentii il viso andarmi a fuoco quando la sua mano scese sui miei seni riempiendomi di fremiti.
- Che c'è, ti vergogni? - sussurrò con voce suadente nel mio orecchio - Ti senti in imbarazzo per il luogo consacrato? - sorrise maliziosamente - O piuttosto ti eccita?-
Io non riuscivo a rispondere. Ero troppo tesa e spaventata, non tanto da lui, ma dallo strano modo di reagire del mio corpo.
Non mi era mai capitato di tremare in quel modo, di sentire quella strana sensazione di dolce debolezza che m'impediva di reagire. Tentai per l'ennesima volta di allontanarmi da lui, ma anche stavolta me lo impedì, facendomi stare a carponi.
Mi afferrò da dietro il viso con una mano, mentre l'altra scendeva in zone più sensibili.
Non appena sentii il suo tocco fui attraversata da una scarica elettrica che mi attraverso da capo ai piedi. Tentai di soffocare i gemiti che mi nascevano in gola ma non ci riuscii.
"Quando è che ho imparato a gemere in questo modo?"
Kai rise sentendo i miei vani tentativi di auto-zittirmi
- E' inutile che ti trattieni, hai la lussuria dipinta sul viso - soffiò contro il mio collo.
Non riuscivo più a ragionare lucidamente per via di quelle strane sensazioni che m'invadevano il corpo.
La mia pelle si era surriscaldata e vedevo uscire dalla mia bocca nuvolette di condensa, nonostante la temperatura all'interno della cappella non fosse così fredda e sebbene le mani di Kai toccassero in modo crudo il mio corpo, anche quando mi mandò nuovamente con la schiena a terra e le gambe divaricate non potei non sentire un enorme torpore nel ventre.
"Queste sensazioni sono sempre conseguenze del potere di Kai? O è solo... libidine?"
Non seppi dare risponde a questa domanda, perché quando il suo viso fu di nuovo vicino al mio perse ogni importanza.
Il mio istinto mi fece cercare le sue morbidi labbra e la mia paura si affievolì.
"Non m'importa ciò che succederà..."
Il mio intero corpo vibrava a contatto con il suo e io seppi quando lo bramasse.
Accarezzai la sua guancia e lasciai la mano lì. Torpore e dolcezza m'invasero la pelle e di nuovo ebbi la certezza di amarlo. Con l'altro braccio gli cinsi il collo e lo guardai dritto negli occhi. M'immersi in quelle acque tempestose e vi nuotai dentro cercando un fondo a quei meravigliosi abissi marini alla ricerca della sua vera anima. E poi la vidi. Una luce. Splendeva come una fiamma in una gabbia di tenebre e per quanto fosse flebile e corrotta era lì,viva e presente. Era forse l'ultimo bagliore dell'angelo che era stato? L'ultimo residuo di bontà in quel cuore superbo ed incline al rancore?
Ma poi, quando sentii qualcosa premere contro di me, la tensione, l'ansia e la paura si fece di nuovo sentire e svenni tra le sue braccia.Tsubasa entrò spalancando rumorosamente il portone della cappella urlando come un forsennato
- Mio Signore! Ho scoperto una cosa assurda! In realtà Amamiya è...-
- L'Arcangelo Michel?- disse quello abbottonando l'ultimo bottone della mia camicia, mentre io me ne stavo ancora priva di sensi sdraiata su una delle panche della navata centrale. Poi, quando ebbe finito, mi prese tra le braccia senza alcuna fatica, come se non pesassi più di una piuma.
- Quindi è riuscito a... insomma... a farle rispettare il patto, mio Signore?- disse Tsubasa arrossendo come una fanciulla.
Kai scosse la testa e i suoi capelli neri gli scesero deliziosamente scomposti sulla fronte - No, è svenuta un attimo prima. Questa ragazzina è davvero un disastro- disse infine posandomi un tenero bacio sulla palpebra.
Tsubasa ci guardava stranito e sorpreso, come se non capisse fino in fondo la scena che gli si presentava dinanzi agli occhi.
Kai se ne accorse e con la sua solita dolcezza gli domandò - Che cazzo hai da guardare?-
- No, nulla, mi scusi-
Kai lo ignorò e disse un asciutto "andiamo" prima di uscire fuori dalla cappella.
Tusaba lo seguì a ruota, ancora sorpreso dall'espressione che aveva scorto sul viso del suo padrone.
"Non l'ho mai visto sorridere così..." La prima cosa che sentii fu un profumo familiare, poi, appena la mia mente si fece un po' più lucida, spalancai gli occhi e mi accorsi di essere nella mia camera, sdraiata sul mio letto comodo e con una calda trapunta addosso.
Avevo tutti gli arti anchilosati e la schiena mi faceva male.
Ancora mezzo addormentata, feci fare delle circonduzioni in senso orario e poi antiorario al mio collo. Ma mentre stavo completando l'ultimo giro, i ricordi di ciò che era successo la notte precedente mi penetrarono la mente con una forza prorompente.
Mi tornò in mente Amamiya, o meglio, Michel. La dichiarazione di Kai e la conclusione del nostro patto facendo l'amore e...
"Facendo l'amore... non me lo ricordo!".
Scostai la trapunta cercando sul mio corpo qualcosa che fosse mutato.
"Mi dovrei sentire diversa? Forse dato che si trattava di Kai no, ma..."
Mi sentivo impazzire.
"Possibile che abbia perso la verginità e non mi ricordo niente?"
L'ultimo mio ricordo che avevo della sera precedente erano gli occhi di Kai che fissavano i miei, la morbidezza della sua guancia e ... nient'altro.
"Cos'altro è successo? Come sono arrivata a casa?"
Balzai giù dal letto, presi i primi vestiti che mi capitarono a tiro e mi fiondai giù in cucina nella speranza di trovarci Kai o almeno Tsubasa.
Non trovai né l'uno ne l'altro, ma solo la mamma che preparava le frittelle.
- Ciao tesoro! Fai colazione?-
- Emm... sì... bho... forse. Comunque dov'è Kai?-
- Kai? E chi è?-
- Co-come chi è!? Kai! Mio fratello maggiore!- dissi agitando le braccia, come se mi aiutassero a farmi capire meglio.
- Manami, cosa stai dicendo? Lo sai che sei sempre stata figlia unica - disse lei asciugando un bicchiere di vetro con il panno da cucina e guardandomi incuriosita.
- E allora Tsubasa? -
Mia madre sospirò e sorrise - Devi essere ancora mezzo addormentata. Muoviti o arriverai tardi a scuola -
"Non può essere, ditemi che è uno scherzo".Non ascoltai le proteste di mia madre quando mi vide uscire di corsa di casa, senza neanche prendere lo zaino.
"Non può essersene andato!Me lo ha giurato!"
Correvo per strada, senza guardare dove le gambe mi portavano. Non m'interessava. In quel momento, per quanto mi riguardava, potevo finire anche sotto una macchina: sarebbe stato un gesto misericordioso.
Correvo, correvo, senza sapere dove andavo, mentre i miei occhi, modeste sorgenti di lacrime, finivano le loro riserve.
Sentivo l'aria fredda mattutina penetrarmi nei polmoni come aghi pungenti, provocandomi un forte dolore al petto.
Il battito del mio cuore era fortissimo e irregolare. Piano piano iniziò a mancarmi il fiato e mi dovetti fermare.
"Me lo aveva promesso! Aveva giurato che sarebbe rimasto per sempre al mio fianco! Era solo una vile bugia?".
Rallentai l'andatura e mi accorsi di essere vicinissima al giardino della scuola.
Gli studenti chiacchieravano tranquillamente fra loro, raccontandosi gli eventi accaduti la sera precedente o semplicemente scherzando e ridendo, magari su come era vestito un loro amico o come fosse stato scaricato dalla propria ragazza.
Il senso della vita degli altri e della mia, in quell'attimo, mi parvero non più importanti di una generazione di erbacce che cresceva nel prato dove mi ero appena seduta.
Vidi in lontananza Amamiya. Sembrava tranquillo. Non c'era nulla in lui che facesse pensare che appena la sera precedente avesse combattuto contro il male personificato.
"E' stato tutto un sogno perverso? Ho davvero confuso la realtà con uno stramaledettissimo sogno?
Gli angeli, i diavoli, non esistono?
Allora perché il solo ricordo delle dita di Kai sul mio corpo mi fa eccitare?
Devo rivederlo ed ho un solo modo per farlo!"
Mi alzai dall'erba e percorsi correndo la strada al ritroso.Mia madre mi vide di nuovo rientrare in casa - Cosa hai dimenticato stavolta?-
Non le risposi. Mi fiondai sulle scale e poi nella mia stanza. Appena fui di fronte alla libreria mi misi a cercare con foga il tomo nero. Buttai giù tutti i libri, dato che erano impilati alla bell'e meglio fino a quando non lo trovai.
Lo presi fra le mani come se fosse la cosa più preziosa e fragile al mondo e delicatamente iniziai a sfogliarlo.
Stavolta non inorridii di fronte a quello strano inchiostro carminio. Sfogliavo e andavo avanti senza tregua. Leggevo la finalità dell'incantesimo e andavo avanti fino a quando non trovai quello che cercavo.
Non posso dirvi quello che c'era scritto, vi metterei in pericolo, ma vi posso assicurare che quello era uno degli incantesimi di magia nera più complessi e lunghi esistenti.
Mi accorsi presto che non avevo nessuno degli "ingredienti" richiesti, ma i più innocui sapevo dove trovarli.
Senza ulteriori indugi, presi lo zaino e ci ficcai dentro il manoscritto, poi me lo misi in spalla e mi precipitai di nuovo nelle scale.
- Manami, che hai stamattina!? Sembri una pazza!- mi disse mia madre tentando di acchiapparmi per un braccio - Ma mi vuoi ascoltare?-
- Non rompere! Ho da fare!- le gridai contro inferocita.
Mia madre sgranò gli occhi e vidi la sua pelle tingersi di rosso, ma me ne fregai.
Uscii sbattendo la porta e corsi nuovamente a scuola.Il laboratorio di scienze era deserto e, come al solito, c'era quello stano odore che io definivo "rana sottolio".
Le pareti e le mattonelle bianche riflettevano la luce solare che riverberava a lungo nella stanza in modo fastidioso.
Parcheggia lo zaino sulla cattedra tirando fuori però il tomo. Passai davanti ai microscopi e mi diressi dritta verso gli animali imbalsamati e quelli sventrati e messi dentro quello strano liquido giallognolo che impediva al loro corpo di deteriorarsi.
Aprii il libro alla pagina dell'incantesimo e lo lessi nuovamente.
"Ma gli animali devono essere vivi o morti?" mi domandai frustrata, mentre guardavo quelle povere bestie costrette a rimanere immobili per sempre.
- Cosa ci fai qui nel mio laboratorio?- tuonò una voce graffiante alle mie spalle facendomi sobbalzare. Il tomo mi cadde dalle mani, finendo a terra con un tonfo sordo.
"O merda".
Non avevo il coraggio di voltarmi per affrontare il professore, dopotutto, che cosa gli avrei potuto dire?
- Em ecco io, sì ecco, a me piace un sacco la biologia e quindi... non ho saputo resistere e...-
Sentii i suoi passi leggeri avvicinarsi a me e raccogliere il tomo che era finito a terra.
- Magia nera?-
- No! Non è...-
Mi voltai e per poco non mi venne un collasso.
Era lì. Era lui.
Bellissimo.
I suoi occhi blu, leggermente nascosti dalla montatura in stile vintage degli occhiali, mi guardavano con aria divertita e beffarda.
- Per caso stavi pensando di evocare un altro demone e offrirgli la tua verginità?-
- Satan?-
Era lui, di questo ero certa, ma comunque vederlo così cambiato mi fece un poco tentennare.
Gli occhi erano rimasti gli stessi, ma i lineamenti si erano fatti più duri e marcati e sembrava dimostrare un'età più avanzata.
I capelli erano più lunghi e il suo vestiario era più ricercato e raffinato.
- Che studentesse maleducata - disse con tono melodrammatico - Dovrai farti perdonare con delle ore extra-scolastiche di punizione-
- Come... perché sei diventato un professore?-
Lui sorrise, aspettandosi quella domanda - Sono diventato tuo fratello solo per farti avvicinare a Shion, ma dato ora non c'è ne più bisogno, ho deciso di diventare il tuo professore perché così mi posso divertire decisamente di più -
Poi mi si avvicinò e con un gesto deciso mi prese il viso tra le mani - Non pensare che io me ne sia dimenticato: tu mi devi dare ancora qualcosa; e poi ti ho giurato di stare al tuo fianco, no?-
- Allora non mi stavi mentendo?- domandai mentre delle lacrime di gioia tentavano di scendere sulle mie guance.
- Noi demoni manteniamo sempre le promesse... a modo nostro ovviamente - disse sorridendo in modo angelico.
Poi avvicinò il mio viso al suo, e le nostre labbra si toccarono di nuovo, facendomi desiderare che non si staccassero mai più.


Nello stesso momento, l'angelo nascosto sotto le fitte fronde degli alberi vide la scena, mentre un senso di crescente tristezza e inquietudine gli attanagliavano il petto.
- Dio questo non doveva essere permesso...-

Virgin Crisis - Amore SatanicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora