4. Silenzio

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La lezione durò veramente tanto, e per tutto il tempo Kristen sembrava 'assente-presente' come se quelle cose le avesse sentite migliaia di volte.

Me la ricordo bene la sua espressione, assorta e con un leggero cipiglio.
Me la ricordo perché quello di 14 giorni fa... È stato l'ultimo in cui mi ha guardato.

La incontro tutti i giorni, ogni pomeriggio viene qui da Gaius, lo aiuta con le consegne, ripara qualcosa, o semplicemente parla con lui.
Ma con me... Niente.

Non ne capisco il motivo, so solo che non riesco a fare a meno di pensare a lei, e ci sto soffrendo non sapendo perché sia così arrabbiata con me, da non rivolgermi la parola.

Mi alzo svogliatamente dal letto, dopo aver passato un'altra notte insonne, ormai ho questa routine di lavoro, ma non ne sento nemmeno la pesantezza.

Mi vesto ed esco dalla mia stanza, saluto Gaius con un cenno, mi lavo e vado verso la porta, devo svegliare Artù, come sempre.

"Merlino aspetta."
Mi ferma Gaius.

Non mi volto nemmeno, mi fermo solo.

"Dimmi che ti succede. Ti vedo sempre stanco, triste...
Come se... Non so."
Prova a spiegarsi, con tono preoccupato.

"Non ho nulla, solo che mi manca da morire e non ne so nemmeno il motivo, ma continuerò a fare finta di nulla, finché non mi passa." Rispondo.

Poi esco dalla stanza, indifferente, l'unica cosa di cui ho bisogno è occupare la mente.

Passo in cucina e prendo la colazione per Artù.

Passando saluto la cuoca, Ester, una donna paffutella e un poco burbera, ma infondo e buona e paziente, anche con i cavalieri che le rubano qualche dolce, non appena si distrae.

Salgo su, al secondo piano, dove si trovano le sue stanze, busso e apro la porta.

Poggio il vassoio sul tavolo, e vado ad aprire le tende, prima di levargli le coperte di dosso.
Ho scoperto che è l'unico modo di farlo alzare.

Lui mugugna e mi caccia con un cenno della mano.
"Lasciami dormire..."
Brontola assonnato.

"Non posso sire, avete molte cose da sbrigare, ricordate?"
Rispondo.

"Uhm e va bene..." Dice alzandosi.

Si passa le mani sul viso, e mi fa cenno di portargli la colazione.

Mentre mangia io gli prendo i vestiti dall'armadio, e li poggio sul letto.

"Non dimenticarti la spada stavolta." Mi ricorda.

La prendo e la poggio accanto ai vestiti.

"Merlino?"

"Sì Sire?"

"Ti senti bene? Sei stranamente silenzioso, tu che non chiudi mai bocca.
È una cosa grave." Mi dice.
Credo che mi stia anche sfottendo.

"Benissimo Sire." Mento.

"Certo come no, dimmi che ti succede." Risponde lui, stavolta più serio.

Resto in silenzio.

"Non è un'opzione, dirlo o meno, è un ordine." Aggiunge.

Si alza e mi si mette davanti, incrociando poi le braccia al petto.

"Non capireste." Rispondo.

"Mi stai dando dello stolto?"
Mi chiede con un cipiglio.

"No Sire, solo... Non so come spiegarlo." Provo a giustificarmi. Anche se non ha tutti i torti.

ιℓ ѕυσ иσмє... мєяℓιиσ (Sospesa.)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora