"Camminavo fra le infinite vie di Londra, le persone mi venivano addosso con le spalle perchè erano di fretta, ma il mio corpo non reagiva.
Camminai così tanto che mi feci quasi due chilometri a piedi senza nemmeno accorgermene, ero immerso nei miei pensieri e alla fine venni distratto da una canzone.
Ero arrivato a Covent Garden, una piazza con piccoli ristorantini all'aperto, ma la cosa affascinante di questo posto sono i giovani artisti di strada.
Questi vanno dal ballo, al contorsionismo, al canto a tantissimi altri esempi e fu proprio da loro che venni distratto.
C'era un gruppo di musicisti, non cantavano, ma avevano questa musica che mi ha come attirato verso di loro.
Mi sono seduto su un posto, molto vicino a loro e ho preso un cappuccino.
Sorseggiavo la mia bevanda e il mio corpo, all'udire di questi, mi chiedeva di chiudere gli occhi, così lo feci.
Ascoltai le note, i suoni e il silenzio, nonostante i turisti, che mi circondava.
Tirai fuori dal mio zaino carta e penna e cominciai a scrivere.
Scrissi, senza rendermene conto, per almeno un'ora e mezza.
Quelle volte che alzavo la testa di rado, notavo che, non molto distante dal mio tavolo, c'era una ragazza con un libro in mano che leggeva.
Dopo alcune volte in cui mi fermavo per fissarla e per sorseggiare il mio cappuccino, ormai tiepido, lei notò che io la stavo osservando e di colpo arrossì.
"Che semplicità" pensai e tornai a scrivere.
Gli artisti di strada nel frattempo erano cambiati, perchè hanno dei permessi per suonare o far ciò per cui si esibiscono e questi avevano evidentemente terminato il tempo a loro disposizione.
Ora c'era un illusionista di colore, aveva attorno a se un gran numero di persone, e muoveva fra le dita una sfera di cristallo, molto bravo.
Ora la musica non mi stimolava più nello scrivere, eppure c'era quella ragazza, nel tavolo non molto distante, che mi incuriosiva.
Strappai il foglio su cui stavo scrivendo, lo misi da parte e cominciai a provare a scrivere su di lei, sulla situazione.
Passammo circa un'altra mezz'ora fermi, lei a leggere e io a scrivere, ogni tanto scappava l'occhiata da parte di entrambi e sembrava quasi ci fosse armonia tra di noi.
Alla fine, non so come, ma trovai il coraggio e mi avvicinai a lei per farglielo leggere " Tanto non ti conosce mica" pensavo e mi auto convincevo di tutto ciò.
Arrivato là davanti, lei alzò gli occhi e con lo stesso rossore di prima ci scambiammo un saluto.
"This is for you" le dissi: questo è per te.
"Can I?" mi chiese: posso?
Annui aspettando una sua risposta, una sua approvazione, un qualsiasi cosa.
Poi d'un tratto successe veramente qualcosa, successe che aveva gli occhi lucidi e allora aspettai che finisse.
Il mio cuore batteva forte, non sapevo cosa aspettarmi.
"Who is she?" domandò con le lacrime che scendevano ai lati: Chi è lei?
In quel momento, le strappai il foglio di mano, rilessi tutto, lo rilessi, mi sedetti senza chiedere se potevo e lo rilessi ancora.
Mi resi conto che mentre guardavo lei, mentre ascoltavo la musica, mi era venuta in mente la mia Lei, che si trova in Italia.
Piansi anche io, come se avessi letto una lettera d'addio, piansi come i bambini piccoli si fanno male.
Piansi perchè era per lei, ma lei non c'era."
- ricordounbacio