Capitolo 2

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L'aria invernale sferzava il viso di Miranda e le accarezzava dolcemente le gambe e le braccia mentre sfrecciava sulla pista da pattinaggio.
Anzi che passare ore ed ore nella sala d'allenamento dell'istituto lei preferiva di gran lunga dedicarsi agli sport mondani e sua madre Jocelyn l'appoggiava in pieno accompagnandola ogni volta in macchina.
Quando era piccola aveva fatto per molti anni nuoto, poi era stata la volta della pallavolo, del tennis e della danza che aveva coltivato per diversi anni prima di passare all'equitazione, tiro con l'arco e infine al pattinaggio artistico. Solitamente una volta che riusciva ad eccellere cambiava sport poiché riteneva di "aver vinto la sua battaglia". Con il pattinaggio era stata dura: camminare con i pattini non era difficile, ma sfrecciare sulla pista mantenendo l'assoluto controllo di ogni muscolo in quella posizione precaria...beh quando si era slogata la caviglia aveva capito di averlo sottovalutato ed ora passava ogni attimo del suo tempo libero a fare pratica. Ovviamente lei non guariva come i normali mondani e con un iratze e un po' di riposo il giorno dopo era già lì. E ora stava diventando brava. Era come se nel ghiaccio avesse trovato il suo elemento e quasi non faceva più caso al freddo: era duro, solido e affilato, proprio come voleva essere. Jocelyn la guardava a bordo pista quando cominciò a farle segno che dovevano andare con aria leggermente allarmata.
<<c'è stata un' emergenza al branco di Luke: una nnuova licantropa ha perso il controllo, devo andare. Ti porto da Alec e Magnus per un po' visto che sono sulla strada>>
Miranda annuì e andò a cambiarsi cercando di nascondere un ghigno divertito: con Magnus c'era sempre da divertirsi.
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Miranda bussò alla porta dell' appartamento di Alec e Magnus (Jocelyn l'aveva lasciata in tutta fretta) e sulla soglia apparve Kai, il loro figlio stregone adottivo, con un sorriso smagliante. Portava la felpa oversize che Jason gli aveva regalato per il compleanno, dei pantaloni neri attillati con una fantasia tipo pizzo e degli stivali di pelle neri lucidissimi. Senza dubbio sapeva come vestirsi e anche questo l'aveva imparato da Magnus.
<<ciao>>
<<ciao>> Lo salutò un po' imbarazzata <<emergenza licantropo... di nuovo>>
<<tranquilla, entra>> Disse facendole strada verso l'ampio soggiorno che quel giorno era arredato in stile vittoriano ( Miranda sospettava che Magnus avesse un debole per quell'epoca e che forse l'avesse anche vissuta).
<<zio Magnus è in casa?>> Chiese guardandosi in giro, la casa sembrava completamente deserta fatta eccezione per loro due.
Kai scosse la testa <<è a Idris...>>
<<ma al telefono mamma ha detto... aspetta, eri tu?!>>
L'amico dalla pelle blu annuì <<ho finalmente imparato a simulare altre voci! Non è fantastico?>>
<<si...ma quando lo scoprirà mia madre si arrabbierà molto con te>>
<<e perché? Non pensi che a 15 anni dovresti essere più autonoma? O vuoi essere per sempre la sua perfetta bambina?>>
<<stà zitto Kai>> Sbottò lei incrociando le braccia al petto. <<adesso che facciamo?>>
<<andiamo a Idris>>
<<tu sei pazzo!>> Rispose lei, iniziando però a sorridere. Aveva sempre sognato di vedere la famosa città di vetro, ma sapeva che era impossibile aprire un portale nella città e che farlo poteva essere rischioso.
<<so dove papà tiene il suo portale>> E a quelle parole Miranda si lasciò convincere.
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<<ottimo, prova ancora>> Incitò Alec il giovane Jason: gli stava impartendo lezioni di tiro con l'arco visto che non voleva essere da meno di sua sorella.
A lei veniva facile imparare qualcosa, mentre lui doveva sempre metterci il triplo del tempo per trovare la concentrazione giusta.
Jason tese l'arco, fissò il centro del bersaglio e scoccò la freccia. Centro. Finalmente i suoi sforzi stavano dando qualche frutto.
Stava per prendere altre frecce quando gli squillò il telefono.
<<sai, se vuoi fare sul serio dovresti spegnerlo>> Disse Alec.
<<è Mir, devo rispondere>>
Miranda non si sarebbe mai cacciata in una qualche avventura senza di lui, suo gemello e parabatai. Stavano male quando erano separati.
<<alec, possiamo rimandare?>>
<<si certo... c'è qualche problema?>>
<<no... ma ha bisogno di me>> Detto questo se ne andò senza dire una parola e senza nemmeno prendere un giubbetto per correre da lei e Kai.
Al telefono lei aveva parlato di Alicante, di un portale magico e di una casa rasa al suolo dove un angelo era stato rinchiuso in cantina, ma era tutto confuso e voleva vederci chiaro.
Quando li raggiunse si ritrovò dentro un portale prima ancora di aver capito dove sarebbero sbucati, con Mir che gli stringeva forte la mano.
<<dov'è esattamente che stiamo andando?>>
<<nell'ufficio del console credo, ci sono stato una volta>>
<<credi?>> Aveva chiesto Jason << Oh Raziel, dove finiremo!>>
<<mi domando perché rimango sempre coinvolta nelle tue iniziative>>
<<perché mi trovi irresistibile>> Rispose Kai facendole l'occhiolino mentre, per fortuna, si apriva davanti a loro l'ufficio del console. Vuoto.
<<bene, e ora che avresti in mente di fare?>> Fece lei scettica, alzando un sopracciglio biondo.
<<non hai smentito>> Sorrise l'apprendista stregone illuminandosi d'azzurro.
<<io proporrei di uscire di quì>> Si schiarì la voce Jason, avviandosi verso la porta <<e trovare tuo padre, Kai, così ce ne torniamo a casa>>
<<aspetta!>> Lo chiamò la sua parabatai, visibilmente combattuta <<kai sà dov'è la casa dov'è nato nostro padre, ha detto che può portarci... non sei curioso?>>
<<di vedere dov'è nato il mostro che ha quasi ucciso tutti e che ha maledetto il nostro nome? No>>
<<ti prego>> Lo supplicò con i suoi grandi occhi verdi. Jason pensava che con quello sguardo lei avrebbe potuto muovere interi eserciti, ma allo stesso tempo era efficace proprio perché lei non ne era consapevole.
Sospirò <<va bene, ma facciamo veloce>>
<<oh voi non andrete da nessuna parte se non a casa>> Disse una voce alle loro spalle: Il console Lightwood e di fianco a lui Magnus Bane.
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Quando erano tornati a casa tutti e tre si erano beccati una bella lavata di capo e Jason era andato dritto a letto. Era esausto.
Si era addormentato subito profondando nel mondo dei sogni.
A volte, vedeva due occhi neri taglienti che gli aprivano una voragine nel petto. Sapeva chi era, l'aveva imparato nel corso degli anni e lo terrorizzava.
Un sorriso perfido si aprì nel viso del ragazzo che gli stava davanti <<il sangue richiama ciò che è suo>>

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