Capitolo 11

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Mi svegliò un forte tonfo alla porta.
Provai ad aprire gli occhi ma non riuscivo ad alzarmi dalla stanchezza.
I tonfi non cessavano.

-Un attimo- urlai.
-Amanda entra-convinta che fosse lei.

-Sono io- urlò Randon.

Mi precipitai giù dal letto e mi misi il primo vestito che trovai. Un vestito molto sobrio nero sul davanti ma con merletto nero sul dietro che lasciava intravedere la spina dorsale.

-Entra- gli urlai mentre mettevo le scarpe.

-Sei bellissima- disse con un fischio di ammirazione.

Lo vidi specchiarsi e sistemarsi la camicia ma avrebbe dovuto sistemarsi i capelli.
Erano di un castano particolare, quasi finto.
Era strano, alcuni giorni sembrano un castano acceso, altri un rosso schiarito, come se tentasse di cancellarlo ma a quell'epoca non esistevano tinte e poi non vedevo il motivo di tingersi i capelli.
Doveva essere solo una mia strana impressione.

-Grazie. Come mai così di fretta?- gli chiesi mentre uscivamo dalla mia stanza.

-Ti credo- disse tutto d'un fiato ma non capivo a cosa si riferisse, poi ricordai.

-Oh, come?- chiesi dubbiosa.

-Con tutte le magie e cose strane che esistono perché non dovrei credere a questo. E questo spiega anche il tuo comportamento. La lingua...-

C'era qualcos'altro.
Lo sentivo ma preferii non indagare oltre.
D'altronde ci conoscevamo da così poco ma era tutto troppo strano.
Come se ogni cosa di lui avesse un tassello mancante.
Il suo aspetto, il suo modo confrontarsi e di vivere.
Mi credeva? Avevo agito d'istinto a fidarmi di un completo sconosciuto e anche se in quel mondo la magia non era gran cosa, lui non poteva credermi, non sulla parola.
E poi avevo detto tante cose senza senso che anche io, che sapevo la faccenda, non avrei creduto.

-Non vuoi sapere altro?- domandai.

Doveva esserci qualcosa.
Qualsiasi cosa.
Dovevo capire cosa mancava.

-Per ora no- mi sorrise.

Non ricambiai il sorriso e lui mi guardò incuriosito.
Era come se sapessi di dover fare qualcosa ma non te lo ricordi, finché non lo ricordi non ti senti libera di fare altro.
Per me era lo stesso.
Lui aveva qualcosa che non mi quadrava e finchè non avrei capito cosa avrei tastato molto attentamente ogni mio passo.

Arrivammo all'arena e ci sedemmo.
Erano tutti molto emozionati.
Io non ci avevo fatto molto caso ai Giochi.
Sugli spalti c'erano donne, uomini e bambini di tutte le età che urlavano eccitati per l'inizio mentre sugli spalti d'onore c'erano il Re, la Regina e Merlino.
Merlino parlava con la Regina come se fossero vecchi amici, infondo potevano avere la stessa età, circa 25 anni.

Avrei dovuto cercare di parlare con lui dopo i Giochi.
Questo sogno era assurdo.
Più tempo passava e più a stento riuscivo a convincermi che stessi sognando.
Nei sogni non hai fame, e io ne avevo molta.
Non hai sonno e non durano così tanto.
Erano giochi che ero a Camelot ma non riuscivo a convincermi che fosse la realtà.
Era impensabile.

-Stanno per cominciare- mi risvegliò dai miei pensieri.

Erano appena entrati i Cavalieri e tutti indossavano l'armatura e cavalcavano il proprio destriero.
Al centro dell'arena c'era una lunga asta orizzontale rialzata e i Cavalieri dovevano correre uno verso l'altro partendo dalle estremità dell'asta e venivano separati unicamente da essa.
L'obbiettivo era correre e colpire l'avversario con la lancia.
Il primo a disarcionare l'avversario vince.

Dopo vari scontri mi accorsi che il gioco metteva adrenalina.
Cominciai a capire il perché piacesse a tutti.

-Vedi il Cavaliere che sta entrando a destra?- mi chiese Randon attirando la mia attenzione.

Annuii.

-È conosciuto per come batte i suoi avversari.
Non li tocca nemmeno.
Si trovano accasciati a terra per il dolore- mi spiegò come se fosse la giuda di un museo e dovesse espormi i vari dipinti.
"Ed ecco a voi l'ultimo esemplare di uomo delle caverne"

-Magia?- chiesi dubbiosa riferendomi a come vinceva gli scontri questo presunto Cavaliere.

-Sicuramente- rispose ovvio.

-Ma è legale? Un mago può giocare?- chiesi.

-Legale? Ehm...in teoria no. Ma non si hanno prove e d'altronde potrebbe non essere un mago. Potrebbe avere semplicemente un mago dalla sua parte o aver comprato artefici magici.-

La mia attenzione fu attirata dal Cavaliere a sinistra.
Aveva un'armatura con uno stemma di un rossa abbagliante e sopra era ricamato un drago.
Spronò il cavallo che partì al galoppo e andò verso il suo avversario.
Era fantastico.
A un certo punto, quando la distanza fra loro fu minima lui si bloccò come se non riuscisse a muoversi.
Le urla della platea non cessarono.
Chi a favore e chi contro.
Ma non durò molto perché il giovane si riprese e riuscì ad allontanare il colpo del presunto Mago.

Quando mi voltai vidi che Randon non era più al mio fianco.

POV AMANDA

Ormai l'avversario era distratto per la sorpresa.
Non si aspettava di certo di non riuscir ad immobilizzarlo.
Non sapevo se sarei riuscita a bloccare il suo incantesimo ma era bastato per scioccare il Cavaliere per colpirlo e disarcionarlo.

La gente acclamava ma lui non sembrava molto contento di aver per poco perso.

Arrivarono due uomini per prendere il presunto Mago e portarlo in infermeria così mi avvicinai.
Lo guardai negli occhi ma l'unica forma di magia che sentivo nell'aria non proveniva da lui ma da dietro di me.

Mi voltai di colpo ma vidi solo un ombra incappucciata che scompariva nella massa.

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