Capitolo 3

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Ed ecco dinuovo le vertigini e il mal di testa, stavo cominciando a farci l'abitudine.

Pregai di aprire gli occhi e ritrovarmi in biblioteca.
Li aprii lentamente per paura di rimaner delusa e scoprire di essere ancora nella grotta o ancora peggio, essere nella grotta con quel vecchio pazzo.

Quando li aprii la prima cosa che vidi furono due occhi verdi che mi osservavano a pochi centimetri dal mio volto.
Provai ad alzarmi ma ero bloccata dal quel corpo muscoloso.
I suoi capelli biondi scuro gli coprivano il volto, erano più lunghi del normale ma non lunghissimi.

-Come state?- mi chiese prendendomi per la vita ed aiutandomi ad alzarmi.
Ero sbalondita dalla facilita con cui riuscì ad alzarmi ma sopratutto, noi eravamo in un fitto bosco innebbiato, ero nel libro.  

Certo che faccio certi sogni strani, pensai.

-Bene, penso. Solo un mal di testa allucinante- dissi massaggiandomi la tempia con una mano mentre l'altra era appoggiata sulla sua spalla per non cadere.

-Che abbiate le allucinazioni non è un buon segno. Deve essere a causa della caduta.
Ma come siete caduta? Da quanto siete svenuta sul suolo? E come vi siete vestita?- domandò sempre più curioso.

-Le allucinazioni? Beh, questa è tutta un'allucinazione quindi...
Allora, non lo so, non lo so e ...EHI! Parli tu poi, con quell'armatura fastidiosa. Non sarò all'ultima moda ma sto comoda- mi irriggidii guardando il mio jeans aderente nero e la canotta bianca.
Solo allora mi accorsi di essere ancora così vicina a lui e mi allontanai di colpo.

-Non volevo offenderla...- cominciò il biondo tutto rosso dalla vergogna, sembrava un bambino, doveva essere poco più grande di me.

-E smettila di darmi il lei, il lei non lo do nemmeno a mia nonna!- sbottai nervosa.

-Allora siete una irrispettosa e non per questo devo esserlo anch'io- disse sogghignando.

Ok, adesso lo picchio.
-Senti, tizio dei miei stivali.
Primo non sono irrispettosa, un'irrispettosa ti avrebbe già mandato a quel paese con un dolore lancinante alle pa...parti basse- mi corressi per non dargli soddisfazioni.

-Secondo mi vesto come cavolo voglio e terzo, grazie per il "salvataggio" e addio- sbottai.

-Beh, siete peggio di Galahad quando si arrabbia ed è tutto dire- sorrise.

-Di chi?- domandai esasperata.

-Come chi ? È il figlio di Ser Lancillotto.
Ser Lancillotto è...- disse prima che lo interruppi.

-So chi è Lancillotto, il braccio destro di Artù.
Lo sanno tutti. Sostituisce Artù in sua assenza, e fa molto bene il suo lavoro- sogghignai pensando a come finiva la leggenda.
Con Lancillotto che andava a letto con Ginevra, la moglie di Re Artù.

-Sapete, non solo siete costantemente irrispettosa ma anche molto strana- mi disse sorridendo.

- E tu sei proprio un cavaliere- risposi ironica.

-Uno dei migliori per giunta- si pavoneggiò.

Era serio?
Avrei dovuto insegnargli cos'era l'ironia.

-Ser? Ser Xavier? È lei?- chiese una voce alle nostre spalle.

Era una ragazzina, doveva essere poco più piccola di me.
Aveva una treccia acconciata e un vestito a dir poco pomposo, ma sembrava una cameriera, o qualcosa di simile.
Correva verso di noi e sembrava stanca.

-Si, sono io. Chi ti manda a cercarmi?- chiese il bellimbusto quando la ragazza ci raggiunse.

Da vicino sembrava molto più spossata di quanto avevo dedotto.
Era sporca di cucina e non sembrava abituata a correre.

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