Capitolo 17

170 13 1
                                    

Questa notte non chiusi occhio.
Fu l'inferno.
Appena tornai dalla cena ebbi a mala pena la forza per spogliarmi da quell'insidioso abito per poi coricarmi esausta.

Quando poi mi risvegliai a casa, nel mio cortile.
Entrai correndo in casa, contenta per esserci tornata finalmente ma ogni cosa era diversa, più fredda.
Nessuno era in casa, nulla di insolito, i miei genitori erano a lavoro e la casa era sempre stata molto vuota essendo figlia unica.

Mi guardai intorno ma le mie foto in cornice, i miei libri sempre sparsi ovunque...
Nulla, non c'era nulla di mio.

Cominciai a preoccuparmi,
che si fossero trasferiti?
Ma non era possibile, non senza di me.

Salii le scale di corsa per raggiungere la mia stanza e vidi giochi per bambini, coperte con i draghetti, quadernini e pastelli sparsi un pò ovunque.
La mia roba, tutto ciò che la rendeva la mia stanza, era scomparso.

Il timore per il trasferimento divenne sempre più veritiero.
Non potevo crederci.
Avevo i battiti accellerati per la paura e cominciai ad arretrare spaventata.

Ogni cosa in quella casa mi sembrava estranea, stretta, come se mi si stringesse il cuore in una morsa d'acciaio e mi togliesse il respiro.

Cominciai a tremare così mi appoggiai corrimano della scala.
Mi voltai e vidi un quadro, il vecchio quadro di matrimonio dei miei genitori e come se la morsa si fosse allentata tutta d'un colpo, ripresi a respirare.

Un rumore di chiavi mi riportò alla realtà così scesi di corsa le scale e aspettai che i miei genitori entrassero.

Quando la porta si aprii vidi due ragazzini entrare.
Il ragazzo poteva avere due anni meno di me mentre la ragazzina poteva averne cinque, all'incirca.
Ma chi erano?
Cosa ci facevano in casa mia.

Il ragazzo posò le chiavi sul muretto e disse
-mamma torna tra qualche ora, se hai fame cerca qualcosa in dispenza, io vado sopra- prima di salire le scale.

La ragazzina sbuffò, appoggiò lo zainetto a terra e girò per la cucina.

Non mi avevano vista.
Ero come invisibile.
Ma cosa stava succedendo?
Ero morta realmente?
Una sorta di fantasma?

"Svegliati" sentii una voce roca e gutturale dirmi.

Mi svegliai di colpo alzandomi per riprendere a respirare.
Cosa diavolo stava succedendo.
Ero di nuovo a Camelot.
Avevo sognato, non si sogna quando ci si sogna.

Questa convinzione distrusse ogni possibilità che avevo di chiudere gli occhi e dormire.

Cosa vuol dire quel sogno?
Chi erano quei ragazzini?
Perché ero ancora qui?

Tante domande ma nessuna risposta.
Volevo soltanto tornare a casa.

Quando sorse il sole ero appoggiata alla finestra e vidi la vita nel borgo animarsi.
Chi allestiva le bancarelle per il mercato, chi pregava, chi apriva le botteghe.

Con quale coraggio si svegliavano a quell'ora?
Perché lavorare così presto?
Avevo sempre più domande e desideravo scoprire di più.
Capire quella gente.

Aprii il baule e presi il primo abito che vidi, un abito rosso con i bordi d'oro, pieno di gemme e ornamenti.
Uno spreco per un giro nel borgo ma non mi andava di cercare altro così lo misi, molto più velocemente delle volte precedenti, la pratica finalmente vedeva risultati.
Mi feci una treccia veloce e uscii dalla stanza.

Nei corridoi giravano solo i servi pronti ai preparativi per la colazione, la sistemazione delle stanze, le pulizie...
Nessuno sembrava accorgersi di me, troppo indaffarati o forse non potevano intervenire negli affari dei nobili, non che lo fossi ma vestivo come tale.

All'uscita vidi tante donne dirigersi verso il mercato così le seguii anche perché le voci e la musica venivano tutte da li.

Avevano di tutto, dalla frutta e verdura alle ampolle di sostanze "magiche" a loro dire.

-Signore, qui non troverete nulla di più efficace di questo.
Questa belladonna è differente dalle altre, la magia la compone.
Mettetelo e, giuro sui vecchi Dei, nessuno trovare una donna più bella di voi- annunciava una donna vicino la bancarella.

Le donne si avvicinavano per vedere questo magico prodotto e gridolii di gioia le accompagnavano.
Curiosa mi avvicinai e la donna si fermò.

-Mia signora, vi affascina la magia dell'ampolla? Datemi tre monete d'oro e sarà vostra- disse rivolta a me e sentii lamentele da molte donne per il prezzo troppo elevato.

-Mi dispiace, non ho monete con me- mi scusai dispiaciuta e mi girai per andarmene.

-Aspettate- mi fermò con una mano sulla spalla -scusatemi, non dovevo- disse spaventata per una mia possibile reazione.

-Non preoccuparti, ditemi pure- la incoraggiai sorridendole.

-Ve lo darò m...ma potete darmi un pò del pane che cucina il vostro cuoco? Mia figlia ha la febbre alta, non so come aiutarla.
Non abbiamo cibo e quel poco che abbiamo non basta, la prego- mi scongiurò piangendo.

Non sapevo come reagire, non me lo sarei mai aspettata.
Non avevano medici nel borgo?
Volevo tanto aiutarla così mi avvicinai e l'abbracciai.
Un abbraccio non risolve nulla ma fa sempre bene.

Era rigida, non se lo aspettava, aveva anche smesso di piangere, solo dopo diversi secondi mi aveva stetta in una presa un pò rigida, come se non sapesse come abbracciarmi, come abbracciare una nobile.

-Farò di meglio. Manderò una mia amica a curarla.
Per il pane, vada in cucina e dica che Lady Lidia vuole che vi dia il possibile.
Una cesta di frutta, del pane e un pò di carne.
Se non le crede basta che mi mandi a cercare.-

Questa volta fu lei ad abbracciarmi.
-La ringrazio, siete una benedizione divina- sorrise e corse a prendere l'ampolla per mettermela tra le mani.

Dopo tornò dalle sue clienti con un gran sorriso sulle labbra come se finalmente fosse libera da ogni preoccupazione.
Mi diede una gran soddisfazione.
Può avanti c'era una folla di giovani fanciulle che ballavano sotto la musica di un giovane musicante di liuto.

Era molto bravo per la sua giovane età e le ragazzine volteggiavano allegre.

Mi resi conto che, anche piena di sventure, la gente del borgo era più felice dei nobili nel castello.
Si accontentavano di quel poco che avevano e ne ricavavano il meglio, era così che si viveva felici.

Lo sapevo, ma finché non lo si vive non ce ne si rende conto non si comprende mai del tutto, non finché non lo si vive sulla propria pelle.

Con questa nuova consapevolezza tornai al castello pronta per andar a vedere il torneo nell'arena.

.•°•.•°•.
Buonsalve ragazzi,
spero vi piaccia la mia storia,
ho aggiornato dopo un bel pò di tempo ma da ora sarò più costante.
Ho fatto anche dei miglioramenti importanti ai capitoli precedenti,
mi piacerebbe sapere cosa ne pensaste.
Grazie per la lettura,
Chexemille

Un Viaggio Nella LeggendaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora