Capitolo 26

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Fun fact: ho cominciato a scrivere questa storia ad agosto del 2014, esattamente un anno fa. Non so perché ve lo stia dicendo ma hey


***


«Sei strana, bambolina. Cosa c'è che non va?», mi chiese Calum, per l'ennesima volta, accarezzandomi le guance.

Scossi la testa. «Non c'è niente che non va, te l'ho detto. Sta tranquillo. Perché non mi baci e basta, adesso? Mio padre verrà a prendermi tra dieci minuti, non voglio sprecare tempo a parlare».

«Non voglio che il nostro tempo insieme sia fatto solo di baci», borbottò Calum, appoggiandosi contro il muro, «Su, vuoi dirmi cos'è successo? È dall'ora di matematica che sei strana».

Sospirai. «Ho... Parlato con Colton», confessai, notando Calum irrigidirsi leggermente, «Lui ha attaccato bottone e io gli ho risposto a tono, più che altro».

«Che ti ha detto?».

Notai che Calum si comportava in modo sospetto da quando avevo pronunciato il nome di Colton. Decisi di far finta di non averlo notato. «Cose che molto probabilmente ha detto per insinuare i dubbi nella mia testa. Ah, Colton sa di Luke e la cosa mi è sembrata strana. Ha anche accennato al fatto che Luke faccia decisioni affrettate da ubriaco e che Michael ne sa qualcosa... Secondo te che vuol dire?».

Calum fece spallucce; stava cercando di comportarsi come se la cosa non gli interessasse ma da ciò che vedevo gli interessava eccome. «Non ne ho idea bambolina, Colton spara sempre un mucchio di cazzate. Ricordi ciò che ti ha detto alla festa da Aaron, no?».

Annuii. «Mi dicesti che non era vero - ma questo non è il punto. Ciò che mi interessa sapere è perché mi ha detto queste cose, stavolta. Insomma, un fondo di verità deve esserci, se sa di Luke... Non può aver tirato ad indovinare».

Calum posò un bacio sulle mie labbra. «Mmh, non ci pensare, probabilmente l'ha detto per prenderti in giro», mugugnò, poggiando la sua fronte contro la mia.

Scossi la testa. «Ci sono troppe coincidenze per essere tutto inventato».

«Cosa devo fare per non farti pensare a quel coglione di Colton?», borbottò Calum, alzando gli occhi al cielo quando scoppiai a ridere.

«Qualcosa c'è... Ma richiederebbe troppo tempo e mio padre mi sta chiamando adesso», dissi imbronciata, stampando un bacio sulle labbra a Calum, «Non avrei mai pensato di dirlo, ma non voglio andare a casa».

Calum tirò il mio labbro inferiore con i suoi denti. «Neanche io voglio che tu vada a casa, bambolina. Perché non ti inventi qualcosa del tipo che sei stata messa in punizione? Potremmo andare nel ripostiglio e, magari... Potrei aiutarti a non pensare a Colton e alle sue parole del cazzo per un bel po' di tempo. Che ne dici?».

Nonostante la proposta mi allettasse, fui costretta a declinare l'offerta. «Ho mentito troppo a mio padre, forse è meglio fare la persona onesta per una volta», mugugnai, baciando Calum, «Ci vediamo domani».

«A domani, bambolina. Adesso va, altrimenti tuo padre ti mette in punizione per un altro mese».

Dopo aver baciato Calum un'ultima volta mi diressi all'uscita della scuola. Salutai Rowin e Michael con un cenno della mano prima di salire sull'auto di mio padre, che mi guardava con un cipiglio.

«Che vuoi? Non posso neanche salutare i miei amici adesso?», borbottai, aprendo il vano portaoggetti e riponendoci il mio cellulare, che ormai passava la quasi totalità della sua vita lì.

Never been kissed || Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora