Guerra

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KATHERIN

Davanti a me si trovava la desolazione. La mia città si era trasformata in pochi minuti. Il fuoco era dappertutto. Le case, gli alberi, le scuole elementari, le sale comuni. Tutto bruciava. "Maledetta dinastia della Fenice" pensai, ma poi gurdando meglio capii il mio sbaglio.
Non c'era nessuna fata del fuoco, ma enormi creature, come non le avevo mai viste nemmeno sui libri, affollavano la città. Si muovevano evitando i nostri soldati che cercavano di contrastarle. Avevano la grandezza degli elefanti, la velocità dei felini e la potenza dei draghi. Dalle fauci sputavano raffiche di fuoco.
Atterai vicino a un gruppo di soldati.
-Che cavolo ci fai qui Kat!- mi urlò qualcuno alle mie spalle. Jason era intento a sistemarsi la corazza.
-Arrivo dal parco! Tu piuttosto che ci fai qui!- urlai io per sovrastare la confusione,
-Tutto l'esercito, tirocinanti compresi, sta difendendo la città. Tu dovresti essere con le donne e con i bambini a rifugio!-
Il rifugio era un grosso bunker attrezzato per ogni esigenza. C'erano una cucina, bagni e letti. Tutti coloro che non erano in grado di combattere si riunivano li dentro ogni volta che c'era un pericolo.
-Vai nel bunker Kat- mi disse Jason con sguardo severo,
-Jas non ci penso per niente! Sono un'ottima guerrieria, abilissima con la spada, non potete escludermi!- urlai io,
-Falla andare Jas, è brava e lo sai.- disse una voce dietro di me. Mi voltai. Mark, il fratello gemello di Jason era dietro di me. Se non fosse mio fratello forse me lo sposerei. Alto, occhi chiari, capelli biondi e un fisico da fotomodello. E poi è gentilissimo e altruista, qualità che Jason non ha.
-Grazie fratelone!- lo abbracciai di slancio.
-Ora vai e vedi di non farti ammazzare!- e mi fece l'occhiolino.
Mi guardai intorno e vidi una bestia pronta ad attaccare una casa. Mi alzai in volo e iniziai ad andarle incontro. Prima di allontanarmi riuscii a sentire un ragazzo che diceva ai miei fratelli:-La situazione nella zona del Fuoco è la stessa, è un attacco premeditato da tempo, queste beste non hanno intelligenza superiore, non avrebbero mai potuto fare tutto ciò da sole-.
Sospirai. Ecco che la pace era stata rotta.
-Eskalibur- sussurrai. Una bellissima spada di cristallo mi comparve in mano. L'impugnatura con un paio di ali di fata era ornata di cristalli. Questa spada era stata un regalo di mio padre per i miei tredici anni. Ovviamente non aveva badato a spese ed ora quella spada era diventata la cosa più preziosa che avevo, sia a livello materiale sia affettivo. E poi aveva una proprietà che solo poche spade avevano. Mi bastava pronunciare il nome della spada e questa mi compariva in mano. E poi mi bastava sussurare di nuovo il nome per farla scomparire.
Lo stesso principio valeva con il mio arco d'osso flessibilissimo di nome Hunter.
Mi avventai sulla bestia con tutta la potenza che avevo in corpo. Infilzai la spada nella schiena squamosa dell'animale. Affondai l'arma fino all'elsa, e quando la ritirai fuori, il sangue denso della bestia mi schizzò sulla faccia e mi sporcò i vestiti. Non riuscii a reprimere un conato, ma non potei fare a meno urlare  di triofo, ma la bestia era diventata se possibile ancora più feroce. Iniziò a sputare fiammate ancora più potenti. Allora feci sparire la spada ed evocai una barriera d'acqua per proteggere la casa dalle fiamme.
-Hunter!- urlai con tutta la forza che avevo in corpo. L'arco di osso mi comparve in mano e la faretra sulle spalle. Atterrai e caricati l'arma. Scoccai la freccia che si andò a infilzare nell'occhio della bestia.
Ebbi un'idea. Mentre la bestia era impegnata con la barriera mi precipitai sotto di lei ed evocai di nuovo la spada. La infilzai nel ventre dell'animale. Questo si accasciò a terra, ma non feci in tempo a scansarmi del tutto. La bestia mi cadde sulle gambe con tutto il suo peso. Urlai di dolore e iniziai a divincolarmi da quella presa mortale.
Allungai le braccia e una quantità d'acqua sorprendente uscì dalle mie mani. Riuscii a far spostare la bestia quel poco che mi serviva per alzarmi in volo. Provai a toccare terra, ma fitte costanti mi tartassavano la caviglia.
-Tutto bene ragazza?- mi chiese un soldato,
-Penso di essermi slogata la caviglia- risposi io,
-Okay, tranquilla. Vai ad aiutare quel gruppo a spegnere i fuochi rimanendo in aria, poi vai nel bunker a fatti curare-,
-Okay- detto questo mi allontanai verso il gruppo che mi aveva indicato il soldato e iniziai a gettare acqua sul fuoco.
Ma non c'era niente da fare, appena spegnevo un fuoco se ne accendeva un altro.

Urlai di frustazione ed iniziai a gettare acqua con più potenza. Ma niente. Quel fuoco resisteva ai miei colpi più potenti. Forse solo una tempesta poteva spegnere quel caos. Una tempesta! Mi venne l'illuminazione. Mi alzai ancora di più fino ad arrivare ad un'altezza vertiginosa. Da lassù oltre a vedere il mio villaggio vidi anche il villaggio del Fuoco, che non si trovava in condizioni migliori, anche se non vedevo nessuna bestia, ma solo fiamme e la scuola di Tirnanog che era intatta solo grazie alle potenti barriere che la proteggevano.

Spalancai le braccia e chiusi gli occhi. Mi serviva la giusta concentrazione per una magia che non avevo mai provato, ma forse era l'unica possibilità per salvare la città. In me iniziò a scorrere un'energia potentissima, che mi fece paura. Dalle mie mani uscirono due getti d'acqua in quantità enorme. Alzai le braccia al cielo e questa valanga d'acqua si abbattè come avevo previsto sulla città. L'ultima cosa che vidi fu solo del fumo che si alzava dalle abitazioni. Poi tutto divenne buio.

JAMES

La città era nel panico più totale. Tutto era in fiamme. Non si trattava di un normale incendio, ma di Fuoco del Diavolo. Era un particolare fuoco che non attecchiva sulle mure delle case, ma bruciava in eterno e per altro non poteva essere domato o risucchiato dai Dominatori.
Non capivo però chi potesse averlo acceso, non c'era nessuno oltre ai soldati. -Dove sono tutti i cittadini?- chiesi a Seb,

-Penso che siano al riparo nel bunker.- mi rispose.

Sospirai. Qui bisognava fare qualcosa assolutamente sennò sarebbe stata la fine per la città. Il fuoco non attecchiva sulle case, ma bruciava le persone all'istante.
Scesi in picchiata e posai i piedi a terra. Allungai le mani e provai a scansare il fuoco da una casa che mi trovai di fronte, ma era tutto inutile.
-Seb! Dobbiamo fare qualcosa- urlai io, ma il mio amico non mi ascoltava e guardava un punto in lontananza.
-Che cazzo vuole fare quella!- disse tra se e se. Mi voltai e vidi una fata volare sempre più in alto. La riconobbi subito. Era la fata dalle ali simili alle mie. La guardai volare in alto e sprigionare una quantità enorme di acqua, cosa quasi impossibile per una fata. Il liquido si abbattè su entrambi i villaggi spegnendo i fuochi e facendo cadere le fate atterra. Il colpo con il terreno mi tolse il respiro e quando riuscii ad aprire gli occhi sembrava che al villaggio fosse stata tolta la voce. Nessuno fiatava, ma guardavano tutti con paura e ammirazione allo stesso tempo la fata.
Alzai anche io lo sguardo e vidi la ragazza abbassare le braccia e restare immobile per un istante, prima di precipitare nel vuoto.
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Ehila people! Ecco l'inizio dell'avventura. Spero che il racconto vi stia piacendo.
Nel capitolo prima, il ragazzo nell'immagine era James.
Che ne pensate?
Cosa succederà ora a Katherin?
Buona lettura!
Flam

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