Capitolo 3

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La mattina seguente Laney si svegliò come se niente fosse, sorridente e pronta a passare una bellissima giornata di giugno con i suoi tre migliori amici nel garage del ragazzo che per lei era il migliore. Canticchiando si preparò e poi scese le scale per fare colazione. Vide il padre seduto in cucina, con le mani tra i capelli corti e il viso sconvolto. Quell'espressione le ricordava tanto quella che aveva visto 8 anni prima, quando scoprirono che, a solo 5 anni, soffriva di depressione. Molti medici rassicurarono il padre che forse era dovuto alla mancanza di una figura materna nella sua vita, e che quello sarebbe stato solo calo d'umore passeggero. Ma... Per mesi la cosa andava avanti, prolungandosi nel tempo. Era pur sempre una bambina, ma invece di giocare e guardare la TV, lei aveva un umore depresso per più giorni di seguito e non riusciva più a provare interesse e piacere nelle attività che prima la interessavano e la facevano stare bene. Il Papà provava sempre a tirarla su, portandola al parco giochi in fondo alla via, o in posti sempre nuovi, ma niente. Laney si sentiva sempre giù e/o irritabile, stanca, aveva pensieri negativi, e spesso sentiva la vita come dolorosa e senza senso. Papà decise di portarla da uno specialista, dove si riunivano tanti bambini. Lì, conobbe Corey.
Laney abbassò lo sguardo facendo la colazione e quando ebbe finito, trascinando i piedi su per le scale si chiuse nella sua stanza, per la seconda volta.

Corey invece, non si svegliò affatto bene. Era stanco e voleva dormire qualche ora in più. Ma Trina lo buttò giù dal letto ancor prima che il ragazzo dai capelli blu potesse riappisolarsi.
- Verme, svegliati. Papà dice che tipo devi alzarti e pulire il garage. Perché è, cioè, una schifezza, cioè.- disse la sorella sedicenne.
Corey la guardò per qualche secondo. Aveva i capelli rosa lunghi fino a metà schiena in una fascia per capelli viola. Portava l'apparecchio, nonostante la sua dentatura fosse da anni perfetta. Indossava quasi sempre una maglia bianca, una gonna viola e delle calze rosa sotto a delle ballerine nere.
-Devo tipo ancora chiamare Mina!-
Dopo questo, il ragazzo vide la sorella maggiore allontanarsi dalla sua stanza, prendendo il cellulare rosa dalla sua tasca. Corey scese a far colazione. E poi si preparò il più velocemente possibile, così da dedicarsi al garage. Ma circa 20 minuti dopo arrivarono Kin e Kon.
- Ehy, Bro. Come va?- disse Kin all'amico con il loro saluto speciale. Quel giorno era più vivo del solito, con i suoi capelli neri e gli occhiali del medesimo colore. La sua t-shirt/smoking, molto originale, diceva tanto del suo carattere. Difatti, lui era il più intelligente ed elegante del gruppo, nonché tastierista della band. Poi accanto vi era suo fratello gemello, molto diverso da lui. Kon era alto e grosso, ed anche se aveva i capelli neri come Kin, gli occhi del batterista erano molto più grandi. Ma avevano qualcosa in comune, e cioè la passione per il formaggio.
Corey salutò i gemelli con la stessa enfasi di tutti i giorni, e i ragazzi si offrirono per dare una mano. Quindi, tutti insieme ordinarono il garage come meglio potevano, cercando di non cambiare nulla di quella stanza tanto amata. Guardarono l'orologio, sfiniti. Erano le 10 e 40. Laney sarebbe dovuta essere stata lì 40 minuti prima, eppure di lei non c'era traccia. Corey cominciò a preoccuparsi, e così la chiamò più volte al cellulare, senza ottenere risposta.
Kin e Kon erano preoccupati allo stesso modo, Laney non era mai in ritardo.
Dopo 25 minuti Laney si fece viva. Corey corse ad abbracciarla e a chiederle come stava.
Ma lei non gli rispose, andando subito a sedersi sul divanetto. I ragazzi la guardarono curiosi.
- Ehm... Ragazzi, che ne dite di provare un po'?- chiese Corey sperando che la giornata andasse un po' meglio con un'oretta o due di prove.
I gemelli gridarono sì all'unisono mentre la rossa non rispose.
- Ehm.. Laney, ma che hai oggi?-
- Non sono affari tuoi.- rispose molto seccata.
Corey non capiva. Laney non lo aveva mai trattato così prima. Eccetto una volta ...
- Beh, invece io credo che mi debba importare, sei la mia migliore amica, voglio sapere che cos'hai.-
- Ah, davvero? Invece io penso che a me non importa se a te importa di sapere come sto.- disse la rossa afferrando un libro.
- Vuoi giocare duro, eh? - Corey le strappò il libro dalle mani, e la ragazza cominciò a saltellare per riprenderselo, ma finì con l'essere presa in giro dai tre ragazzi.
- Sei così nana, Pulce.- disse in modo affettuoso Corey, cercando di accarezzarle i capelli. Ma prima ancora che potesse poggiare la mano sulla testa rossa, Laney scoppiò in lacrime. Kin e Kon si avvicinarono per vedere meglio. Dopo che riuscirono a farla calmare, la rossa confessò loro tutto. Della partenza, e di come si sentisse suo padre. Corey sentiva qualcosa nel suo stomaco che lo rendeva sempre più nervoso. I suoi occhi cominciarono a bagnarsi. Non aveva mai pianto in vita sua , ma quella volta era vicino nello scoppiare in lacrime assieme a Laney.
Inoltre Corey notò qualcosa in Laney. Era triste, stanca e molto irritata. E non era solo l'agitazione dovuta alla partenza.
Laney sta avendo una ricaduta?, pensò il blu tra sé e sé.
Ciò lo rendeva ancora più triste, erano anni che la depressione di Laney non si faceva sentire. Eppure eccola li, quella mattina, seduta su di un vecchio divanetto con gli occhi verdi velati di lacrime, triste, con lo sguardo di chi ha capito che la sua vita non ha senso.

My dear soul mateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora