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Francesco e  Carlotta si siedono sul divano, lontani.
Qualcosa sembra cambiato.
I loro visi sono più sereni.

Il medico si chiede il perché, tra se e se, di quel cambiamento inaspettato.

Lo psicologo si mette l'occhiali da vista e poi si siede sulla sua poltrona, davanti ai due, accavallando le gambe.

"Allora, iniziamo. Come state?"-chiede lo psicologo per rompere il ghiaccio.

"Vorrei dire delle cose oggi."-annuncia Francesco.

Lo psicologo fa un cenno con le mani, segno che dava il permesso di parlare.

"Oggi è uscito un ricordo. L'ho invitata a pranzo, non so forse per andare d'accordo, forse per ricominciare, per convincerla che qualcosa ancora c'è. Ad un certo punto, gli ho chiesto come si chiama il suo bimbo, mi ha risposto Tommaso.

Tommaso.

Lei non sa, ma io quel nome lo stavo per dare a mio figlio. Non sa, quanto ho sofferto per la sua morte e non sa,quante notti ho pianto e ho cercato di scordare, di scordarlo, un essere che nemmeno ho conosciuto. Eppure mi manca, tantissimo.

Mi sono immaginato ogni dettaglio di lui, anche il suo sorriso e come sarebbe stato ad un anno, a due e a tre e così via. "-Francesco Finisce a metà, il suo racconto facendo cenno con una mano, che intende dire 'non ce la faccio'.

E' comprensibile.

Lo psicologo è scioccato. Nessuno lo sapeva, nemmeno i parenti , hanno preferito aspettare, il sesto mese per dare la notizia. Scelta assolutamente giusta.

Peccato, che al sesto mese, il bimbo non ci è arrivato.

Carlotta in lacrime cerca di parlare, tocca a lei raccontare, la parte di storia che manca, forse la parte più dolorosa:"Si, ero incita di Francesco. Non avevo più di 26 anni, avevo mille sogni e tra questi era escluso, il diventare mamma. Però nonostante questo, ero contenta perché era frutto di qualcosa di innaturale, ma in un senso positivo da quello che può sembrare ovvero, io e Francesco ci amavamo in un modo che nessuno sapeva  fare. Forse perché non ne abbiamo ricevuto molto in passato, forse perché vedendoci abbiamo imparato ad amare e a bastarci. Quindi lo volevo. Si, non avevamo molti soldi forse, ma avevamo l'amore e questo bastava. Lo stesso giorno che ho saputo con certezza di essere incinta, ho preparato qualcosa per lui, una cena molto salutare, ma buona e gustosa. All'epoca sapevo cucinare bene. L'ho aspettato, in mutante e reggiseno. Non si stupisca, lo facevamo sempre. Spesso andavamo così per casa. Lui è entrato con una busta, pieno di schifezze. Ho riso a quella vista e al pensiero che finalmente potevo mangiare senzaa farmi problemi, adesso dovevo mangiare per due. Mi chiese del perché di quella cena, ed io gli risposi che doveva aspettare, ma lui si ribellò dandomi mille baci lungo tutto il collo. Gli dissi tutto. Non mi aspettavo niente. Ma lui, reagì in un modo che non mi aspettavo, mi prese in braccio, e mi portò a letto. Non avevo mai visto tutta quella felicità nei suoi occhi. Mi baciò e insomma ,il resto se lo può immaginare, no?

Lui non vedeva l'ora di diventare padre, me  lo disse mentre vendevamo le stelle dal terrazzo, del palazzo affianco. Non vedeva l'ora perché voleva che la sua vita, finalmente, avesse uno scopo e poi lui aveva la mia stessa idea, ci amavamo ed era frutto di qualcosa di vero.

Due o forse tre mesi dopo, scoprimmo che era un maschio. Francesco prese tre completini e me li fece trovare nella mia parte di letto. Piansi, perché mi resi conto, che non  era un film quello, ma stavo davvero diventando mamma. La pancia si iniziava a farsi vedere ed era bella, tonda. Spesso Francesco, si metteva con la testa sopra la mia pancia, sperava sempre di sentire qualcosa. Un calcio, forse. 

Una sera, mi prese una voglia di gelato, erano le 6 di mattina. Mi svegliai arrabbiata e pretendevo che lui mi portasse da qualche parte, in  quel preciso istante. Lui invece di arrabbiarsi, rise di me. Risi anch'io ma dopo aver mangiato il gelato.  Al Mc, dove abbiamo comprato il gelato, gli chiesi come voleva chiamare suo figlio e lui mi rispose Tommaso. Un nome che mi prese subito. Ma gli chiesi del perché, voleva chiamarlo così, se c'èra un motivo. E lui mi disse che c'era ma non gli andava di raccontare e il perché e ancora non lo so. Penso sia l'unica cosa che non so di lui.

Una sera, lui stava lavorando in un ristorante. Io ero sola, volevo mangiare davanti le stelle. Mi facevano compagnia, soprattutto la loro luce. La salita sopra al palazzo fu semplice. Si saliva attraverso una scala. Dopo aver finito, la mia cena, scesi e non feci attenzione e cascai. Sentivo il dolore, ovunque. Sentivo il sangue correre. Non riuscivo ad alzarmi e fare qualcosa, a chiedere aiuto, ad esempio.
Da lì, non mi ricordo più nulla, mi ritrovai all'ospedale con Francesco accanto a me. Era  sconvolto. Io sapevo. Già sapevo. Sentivo che non c'era più.
Il medico aprì la tenda e ci disse che non c'era. Tommaso era morto, e' morto.
Francesco pianse, il rumore del suo pianto era assurdo.  Una canzone triste.
Tremavo.
E poi piansi anche io.
È' colpa mia e rimarrà così per sempre." - Carlotta sospira asciugandosi le lacrime.

Tutti rimangono in silenzio, per un po'.
Dopo qualche minuto, lo psicologo prende coraggio e parla:" Ma non è stato quello il motivo di rottura perché da quello che so, siete stati insieme ancora, circa altri 3 anni,mi sbaglio?"

Francesco fa cenno di sì.

"Non ho mai, dato la colpa a lei per avermi portato via, mio figlio.
Ma al destino che non era mai con me, non mi sosteneva mai, ma mi andava sempre contro.
Ci siamo curati, le ferite a vicenda."-spiega Francesco.

"Io stavo malissimo. Oltre ad aver perso mio figlio, ho perso anche l'uomo che amavo. Ed era, tempo di recuperare. Potevo fare qualcosa.
Andai da un dottore, e mi disse che potevo riprovarci con il mio lui.
Così tornai a casa e lo convinsi, che eravamo giovani e non potevamo buttarci giù."-spiega Carlotta.

"Non è più rimasta incinta." -conclude Francesco il discorso.

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