CALUM'S POV
"Hemmings porta il signorino Hood a fare un giro dell'istituto, avete la mia giustificazione se ritardate alla prima lezione" Il preside, il signor Clifford, si alzò e si mise davanti a me, poggiandomi una mano sulla spalla. "Spero si trovi bene nel nostro istituto e spero che tu riesca a fare amicizia. Per ogni problema non esiti a chiedere consiglio a me o al qualche altro docente."
Sorrisi grato e prima che potessi stringergli la mano Luke mi aveva già trascinato fuori di lì, congedandoci con un "Grazie e arrivederci" che sapeva di amaro. Appena fummo abbastanza lontani dal preside e dai ragazzi che posavano i loro libri nei rispettivi armadietti, Luke si fermò e mi guardò: sapevo che il mio sguardo interrogativo non gli era sfuggito, ormai mi conosceva, ed anch'io leggevo quella che sembrava rabbia repressa nei suoi pozzi azzurri più scuri del solito.
"Non andare da lui se hai problemi. I problemi te li causerebbe quel coglione di suo figlio e i suoi amici." Mi accarezzò la guancia con il pollice in un gesto che sapeva di vera preoccupazione e..paura? "Se ti fanno qualcosa o se hai solo bisogno di aiuto chiedi a me..Mi fai questo favore, Cal?"
E come facevo a dirgli di no? Annuii con le labbra socchiuse e gli occhi persi nei suoi come sempre. Posò le labbra sulle mie e poggiò l'altra mano sul mio fianco arpionandolo.
OKAY LO AMMETTO, non respiravo mai quando mi baciava o mi toccava perché volevo morire in quel modo: tra le sue braccia, con le labbra sulle sue. Lucas si allontanò per primo e mi prese la mano, trascinandomi in giro per l'istituto.
~
Una volta finito il tour e dopo aver pomiciato 15 minuti nel bagno deserto del terzo piano, vuoto e senza un'anima, arrivammo davanti una porta che dava su una rampa di scale. L'ultimo piano portava, tramite la scalinata, al tetto della scuola, al quale gli alunni non potevano accedere, o almeno cosí dicevano i cartelli posti lungo la rampa. Quando vidi Luke estrarre il suo mazzo di chiavi, prenderne una quadrata ed infilarla perfettamente nella serratura, mi ricredetti: i comuni mortali non potevano salire sul tetto, invece i dii greci tipo Luke Hemmings potevano far quel che gli pareva, bastava si mordessero un pò il labbro o semplicemente respirassero.
Luke aprí la porta e con un sorisetto soddisfatto molto simile ad un ghigno, mi invitò ad uscire per primo. Salii i gradini che mi dividevano dal cielo azzurro di Sidney ed uscii di lí: una folata di vento fresco settembrino mi investí e chiusi gli occhi per via della forte luce del sole.
Ascoltai i rumori di auto e fabbriche assieme al suono di gelatai, cinguettii di uccelli e il respiro di Luke che mi si infrangeva dietro l'orecchio.
"Ti piace? Solo quelli della squadra di football sanno di questo posto quindi ritieniti privilegiato, piccolo."
Ridacchiò al mio orecchio, poggiando il viso nell'incavo del mio collo e mordecchiando un lembo di pelle. Sospirai dalla piacevole sensazione della sua vicinanza e piegai il collo per lasciargli piú spazio. Luke posò entrambe le mani sui miei fianchi e succhiò il lembo di pelle prescelto: dalla forza che ha usato, mi avrebbe fatto compagnia per un bel pò.
"Dobbiamo tornare di sotto, manca poco alla seconda ora e voglio accompagnarti in classe." Con uno scatro mi girò in modo da potermi guardare negli occhi. "Non siamo sempre nello stesso corso ma ti prego Cal, anche quando non ci sono, se succede qualcosa, qualunque cosa, corri da me, intesi?"
Annuii ancora. Vederlo cosí spaventato faceva paura anche a me, cosí gli presi il viso tra le mani e mi alzai appena sulle punte per baciarlo. Lo sentii sorridere sulle mie labbra e sorrisi anch'io: "l'amore é empatia", dicevano.
LUKE'S POV
Bussai alla porta dove si sarebbe tenuta la lezione di Biologia di Calum e chiamai l'attenzione del professor White, pregandolo di uscire dalla classe. Una volta fuori gli presentai Cal, che come al solito arrossí e si strinse di piú a me.
"Il preside mi ha parlato di te, non preoccuparti, so già tutto. Anche gli studenti lo sanno, non dovresti avere problemi, qui tutti rispettano tutti."
Per riflesso involontario strinsi la presa sul suo fianco in modo possessivo: stava sparando un cumulo di cazzate. Calum mi guardò preoccupato e io finsi un sorriso quasi convincente nel tentativo di rassicurarlo.
"Va bene, allora Cal ci vediamo a pranzo o forse prima." Gli baciai una tempia e mi sistemai lo zaino su una spalla. "Prof, conto su di lei, arrivederci e buona lezione"
Mi dileguai lontano da lí e dalla falsità del professor White con il rimorso di non aver portato Calum via con me: si sarebbe trovato insifeso in mezzo a tutti quei lupi che avevano appena ottenuto un pezzo di carne fresca da ridurre in mille pezzi.
Entrai nella mia classe e la professoressa di storia, mi rassicurò che il preside le aveva spiegato dov'ero e anche la situazione di Calum.
"Lo sanno anche i tuoi compagni, Luke" Disse alla fine, aspettandosi di colpirmi. Ingoiai il groppo in gola causato da tutti quegli sguardi compassionevoli e mi voltai verso Ashton che mi aveva riservato, come sempre, il posto accanto al suo.
Le lezioni erano interminabili, soprattutto senza Calum: non ero abituato ad averlo cosí lontano, per cosí tanto tempo.
Alla fine della seconda ora, mentre ero vicino al mio armadietto, mi squillò il cellulare. Un messaggio.o Controllai il mittente e sorrisi.
"Da Canguro
Per ora sta andando bene, mi manchi da morire. Il mio compagno di banco ha addirittura intrapreso una conversazione sul quaderno...Credo di sentirmi male. A dopo,
Cal.xxxx"Dopo quel messaggio ero felice come una pasqua. Davanti a me vedevo solo un Calum sereno e perso nello studio e che magari mi ripete qualche argomento appwna studiato con un accento australiano calcato e le labbra perennemente tra i denti perché riesce ad accontentarsi della sua spiegazione già perfetta. Mi immaginavo il suo cambiamento, come sarebbe stato chiacchierare, cantare insieme, litigare, sorridere mentre mi urla addosso perché lascio il bagno una schifezza o semplicemente perché durante la notte mi sono tirato tutte le coperte addosso.
Ero cosí perso da non chiedermi neppure se fosse o meno una cosa giusta aspettarlo fuori la lezione di Matematica, ma l'ho fatto lo stesso, e non appena mi ha visto mi é saltato tra le braccia sorridente. Ci siamo poi diretti alla mensa: sguardi ovviamente fissi su di noi. Gli presi la mano, la strinsi e lo portai attraverso tutta la mensa fino al tavolo della squadra che accolse entrambi con sorrisi sinceri sul volto, qualche stupido fischio da Devine e le risatine delle Cheerleeder.
"Ragazzi, lui é Calum, presentatevi mentre io vado a prendere qualcosa da mangiare. Non uccidetelo di domande, siate carini e no, non pensateci neanche di portarvelo a letto signorine, lui é mio."
Detto questo scoppiarono tutti a ridere e io mi congedai con un inchino e un bacio sulla guancia a Cal.
L'ultima cosa che vidi fu Ashton che gli allungava una mano, Calum che la afferrava e una cazzo di testa rossa che camminava verso di loro...aspetta, COSA?!
Angolo autrice
SONO VIVA E VEGETA
Scusate se non ho aggiornato prima ma dopo il campo ero stremata, non riuscivo né a prendere il cellulare né ad appuntare qualcosa a penna.
Il capitolo é di passaggio, aggiornerò in fretta e piú volte alla settimana, promesso.
Grazie per le +700 visualizzazioni, vi adoro.
Tantissimi baci,
Crispy.PS: Non ho riletto il capitolo, scusate eventuali errori.
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THE SOUND OF SILENCE || CAKE ||
FanfictionCake. Luke Hemmings-Calum Hood. Calum era un diciottenne con un enorme scheletro nell'armadio che non esitava a saltare fuori appena ne avesse l'occasione. Luke era un ragazzo di diciassette anni, capitano della squadra di calcio, famiglia unita e...