LUKE'S POV
Lasciai perdere i vassoi, mollandoli a caso sul primo tavolo che mi trovai davanti, e mi fiondai come una furia al tavolo dove si trovavano Calum e gli altri. Mi misi tra lui ed il suo interlocutore per poi alzare lo sguardo nel suo con aria di sfida. Lui sbuffò una risata e mi guardo negli occhi con quel sorriso beffardo sulle labbra.
"Hemmings, quale piacere..."
"Non posso dire lo stesso, Clifford." Strinsi i pugni e sentii Calum stringere un lembo della mia maglia per attirare la mia attenzione, ma non ci badai: Michael doveva andarsene. "Allora? Che ci fai qui?"
"Nulla Lukey, ho riportato a Cal il suo quaderno di storia, me lo aveva prestato per degli appunti." Si affacciò poi dalla mia spalla per guardare Calum. "Hai davvero una grafia adorabile, tesoro." Ammiccò lui e non ci vidi più.
Lo spintonai e anche abbastanza forte, tanto che si ritrovò seduto su una panchina di un tavolo poco distante. Continuava a ghignare e quando alzò il viso mi avvicinai velocemente a lui e gli presi il colletto."Non devi parlargli Clifford, lui non è il tuo tesoro, è il mio."
"Neanche Jake era il tuo tesoro, ma a letto con te ci è venuto lo stesso."
Lo lasciai come se mi fossi scottato: non mi piaceva parlare di quell'errore. Notai che tutti gli occhi della mensa erano su di noi. Decisi fosse meglio chiuderla lì: feci qualche passo indietro senza togliere lo sguardo dal suo.
"Stacci alla larga Clifford o giuro che ti uccido." Non rispose, semplicemente fece un cenno a Calum e uscì dalla mensa con le mani nelle tasche.
Mi voltai e tornai da Calum che mi guardava ora a bocca aperta e con gli occhi sbarrati, lo presi per mano e gli baciai una tempia, sussurrando poi al suo orecchio.
"Andiamo a prenderci qualcosa in caffetteria, solo io e te."
Guardai Ash che già stava annuendo: sapeva che avevo bisogno di parlare a Cal con calma e lontano da sguardi e orecchie troppo curiosi. Salutammo la squadra molto velocemente e nello stesso modo ci avviammo alla caffetteria; quando arrivammo, subito la proprietaria ci accolse con un sorriso gentile.
"Cosa vi porto ragazzi?"
"Due coca cola e due tramezzini" Calum mi strattonò di poco il braccio per attirare la mia attenzione e scrisse di fretta 'dolce' sul quaderno. "Scusi, due coca cola, un tramezzino e un cornetto al cioccolato"
Calum mi sorrise e si allungò sulle punte per baciarmi. Nonostante fosse sulle punte non arrivava completamente alle mie labbra (arrivava appena al mento) così aspettò che mi abbassassi e quando non lo feci, come sempre, avvolse le braccia attorno al mio collo e mi attirò a sé. Mugolò contento tra le mie labbra prima di poggiare la fronte alla mia e guardarmi negli occhi: era così bello quando si distraeva a capire il colore dei miei occhi, era tutto concentrato e aveva una sorta di rughetta tra le sopracciglia che già veneravo quasi fosse un dio greco.
Gli baciai il naso e presi la sua mano nella mia, portandolo a uno dei tanti tavoli liberi: a quell'ora erano tutti a mensa, eravamo soli in caffetteria, tranne per qualche coppietta che voleva starsene per i fatti propri. Ci sedemmo vicini e subito dopo le nostre ordinazioni arrivarono; Cal poggiò la mano sulla mia e mi accorsi che mi guardava preoccupato.
Mi mordicchiai il labbro e finsi di non capire perché proprio non mi andava di spiegare tutto a Calum, avrebbe pensato fossi una brutta persona, un cattivo ragazzo, di quelli che non presenteresti mai ai genitori. Volevo il meglio per lui e io dovevo esserlo, perché ormai senza Cal non potevo starci, era diventato familiare il suo tocco che aveva sfumature diverse per ogni emozione stesse provando: era più deciso quando doveva atterrare la mia attenzione, i suoi pizzicotti sui fianchi nel tentativo di farmi il solletico anche se non lo soffrivo, le sue carezze tremanti d'eccitazione sul mio viso prima di un bacio; tremava sempre prima di un bacio, almeno un po'. Forse perché era la cosa più vicina al parlare che facesse, o forse perché i miei baci gli facevano schifo. Non credo gli facessero schifo o almeno speravo di no, perché mi baciava di sua iniziativa quindi no, non baciavo da schifo. Forse gli facevo paura.
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THE SOUND OF SILENCE || CAKE ||
FanfictionCake. Luke Hemmings-Calum Hood. Calum era un diciottenne con un enorme scheletro nell'armadio che non esitava a saltare fuori appena ne avesse l'occasione. Luke era un ragazzo di diciassette anni, capitano della squadra di calcio, famiglia unita e...