CHAPTER TWELVE

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CALUM'S POV

Erano passati circa tre giorni da quando Michael mi aveva aggredito ed io non avevo ancora dato spiegazioni a Luke della miriade di lividi che mi macchiavano il corpo.

Inizialmente credevo di riuscire a nasconderglieli, ma, mentre stavo facendo una doccia, lui entrò in bagno di soppiatto e si mise dietro di me, a stringermi con le sue braccia forti eppure cosí delicate.

Non potei fare a meno di gemere dal dolore quando passò le dita sulla pelle deturpata. Chiusi gli occhi e pregai fosse diventato cieco, ma non fu cosí.

"Chi te li ha fatti?" Mi fece voltare completamente verso di lui tenendomi i polsi e bloccandomi contro la parete della doccia. I suoi occhi erano scuri come il mare in tempesta ed era pallido, come avesse visto un fantasma.

"Michael..." mormorai. "Lasciami adesso, Luke. Mi fai male cosí"

Lui si fiondò sulle mie labbra, mordendole e succhiandole, mentre aderiva il corpo al mio senza che potessi reagire in alcun modo.

Non si fermava, anche se non ricambiavo il bacio, lui continuava. Mi bloccò i polsi in una sola mano e scese lungo il mio corpo, passando i pollici su ogni singolo livido.

"É colpa mia... Sono un mostro Cal, perché sei ancora qui? Sono stato io, non Michael." mormorò con gli occhi spalancati, ma persi in un mondo tutto suo, buio, e la sua voce era roca e distante, come un eco.

"Luke..."

Lasciò la presa e potei accarezzargli i capelli, il viso, le labbra.

Finimmo sul pavimento della doccia, col getto caldo a riscaldare i nostri cuori freddi. Lui era tra le mie braccia e le mie mani erano infilate tra i suoi capelli bagnati, per cercare di calmarlo.

Gli ripetevo che era tutto okay e lui ripeteva di amarmi davvero.

Era davvero un mostro? Dovevo davvero allontanarmi?

I lividi sul mio corpo mi dicevano di andare il piú lontano possibile, ma il cuore Michael l'aveva mancato, mentre Luke l'aveva investito in pieno, con il suo sorriso, i suoi occhiali, le sue mani, la sua risata e il suo umorismo pessimo eppure adorabile.

"Non voglio tu vada via."

"E io non me ne andrò."

~

Il giorno successivo eravamo ad un fiera organizzata dalla scuola per raccogliere ulteriori fondi per il ballo. Io e Lucas ci eravamo andati assieme e camminavamo mano nella mano, scambiando quattro chiacchiere con Louis ed Harry.

"Allora? Per il ballo siamo in competizione con voi?" Finse un tono severo Tomlison, mentre Harry lo guardava adorante, con un sorriso fatto di fossette e lo sguardo da "quanto amo questo idiota?" riservato solo ed esclusivamente a Louis.

"Non batteremo mai le regine in carica!!" Scherzò Luke, alzando le mani in segmo di resa, e ci mettemmo tutti a ridere.

Luke ed io mangiammo zucchero filato in quantità industriali, fino a star male; scambiammo quattro chiacchiere con tutti e ci divertimmo in quei giochi a premio che ci sono alle fiere.

Mentre tornavamo indietro, passammo davanti ad uno di questi giochi. Era uno di quello con le pistole a piombini e le lattine vuote ammaccate dai colpi.

Proprio lí, la prima volta che passammo, c'era un orso di peluche gigantesco, aveva un musetto adorabile e il pelo marrone e morbidissimo, ma per averlo dovevi buttare a terra tutte le lattine. Luke ne buttò ventitré su venticinque.

Mi guardò dispiaciuto mentre io gli sorrisi. Mi fiondai tra le sue braccia e lo strinsi a me.

Quando passammo di nuovo, l'orso non c'era piú e sorrisi pensando a quanto fosse carino il musetto dispiaciuto di Lucas poche ore prima...

"Calum!!"

Mi sentii chiamare nel trambusto. Luke si girò prima di me, riconoscendolo e mi strinse possessivamente la mano fino a far male.

Michael si avvicinò a me, sorrise e senza troppe cerimonie mi lasciò l'orso tra le braccia, come se Luke non fosse lí. Gli degnò uno sguardo solo prima di andare via, uno di quelli strafottenti che sono sempre accompagnati da un ghigno sul viso.

Non appena andò via, senza dire una parola, Luke mi prese per il polso e mi trascinò via di lí quasi correndo. Arrivammo nel parcheggio dove Luke aveva l'auto e, con l'affanno ci fermammo lí.

"Che cazzo ti salta in testa?" mi tenni lo sterno mentre cercavo di riprendermi, tenendo in un pugno la zampa dell'orso.

"Lui non può fare questo Calum, lui ti controlla ti manipola.."

"Tu facevi meno lo stronzone e piú l'uomo qualche tempo fa. Chiamale conseguenze e ringrazia che le stia subendo io e non tu." avevo le lacrime agli occhi. "Dici di soffrire come un cane ma non hai la minima idea di quello che ho passato io. Mentre mi pichiavano nei bagni, tu picchiavi Michael, Jake e chissà quanti altri..Chissà cosa gli facevi..."

Mi passai una mano sul viso ripromettendo a me stesso di non piangere. Ma poi lui mi abbracciò e tutto andò a fanculo.

Mollai quel peluche enorme ed insensato e strinsi il ragazzo, il mio migliore amico, tra le braccia gracili. Lo tenevo stretto come si fa con le cose che sai di perdere ed era una sensazione orribile.

"Scusa..." mormorai io. "Non volevo essere cosí duro..."

"Ti amo" disse con voce spezzata.

"Non dirlo cosí, sembra uno di quegli addii tristi dei tuoi stupidi film strappalacrime..."

"Non me ne frega un cazzo, Calum, ti amo da morire e non ti lascio andare da nessuna parte, con nessun altro. Ci apparteniamo io e te, non importa chi ero, importa solo chi voglio essere per te."

Annuii sulla sua spalla, bagnata dalle mie lacrime, anche se sapevo che prima o poi avremmo affrontato il suo passato e solo a quel punto, avremmo potuto stare insieme davvero, senza nessun altro ad impedircelo se non noi stessi.

LUKE'S POV

Tornati a casa, parcheggiai nel vialetto di casa mia scendemmo dall'auto e accompagnai Calum fino alla porta di casa sua.

"Mi sono divertito, grazie mille Lucas." Abbassò il viso, sicuramente arrossendo.

Gli sollevai il mento con due dita e mi abbassai a baciarlo. Le sue braccia trovarono il mio collo e le mie mani il suo viso.

I nostri corpi erano attaccati e sentivo il suo cuore battere all'impazzata, proprio come il mio.

"L'effetto Hood"

Si staccò per primo, scendendo dalle punte e mi guardò negli occhi sorridendo.

"Ci vediamo domani?"

"Come sempre, piccolo"

Ed era tutto cosí familiare e caldo, esattamente come la sensazione rassicurante di una coperta.

Lo baciai un'ultima volta e tornai a casa mia, mi fiondai in camera e corsi alla finestra, sapendo che Cal si sarebbe fermato in cucina a bere il solito latte caldo delle due di notte.

Presi un foglio e ci scrissi sopra con il pennarello nero, calcando bene parola per parola. Presi dello scotch carta e lo attaccai al centro del vetro, per poi infilarmi nel letto e addormentarmi con un sorriso.

"Le tue braccia
=
Casa"

Angolo autrice

Le 1,5K letture sono vicine e io piangerò a dirotto, sappiatelo.

Grazie per seguire la storia e scusate se pubblico in ritardo ma il terzo anno prende tempo e la fisica non é il mio punto forte.

Spero il capitolo vi sia piaciuto e se vi va commentate e stellinate(?); adoro i vostri commenti, siete spassose e mi strappate sempre un sorriso.

Grazie di cuore.
Baci,
Crispy.x

THE SOUND OF SILENCE || CAKE ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora