CHAPTER FOURTEEN

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CALUM'S POV

Erano passati due giorni dal ballo ed erano entrambi di festa. L'unica cosa che ricordo di quei giorni era il letto perchè era l'unica cosa che avevo visto: non eravamo usciti da camera mia per due giorni se non per mangiare o fare la doccia insieme.

Vi lascio solo immaginare il sorriso da un'orecchio all'altro che era costantemente sul mio viso. Luke mi rendeva davvero davvero davvero felice e lo stesso, in qualche modo, facevo anch'io.

Il terzo giorno, di domenica mattina, mi svegliai prima del biondo. Di solito era lui a baciarmi il viso per farmi svegliare o mi mette del peperoncino tritato sulla lingua. Dipende dai giorni, ma il peperoncino è successo solamente cinque o sei volte. Quel piccolo bastardo.

Decisi di scendere di sotto e preparargli la colazione (e magari legarlo a letto per un altro pò). Presi della frutta dal frigo, feci una macedonia e li misi sui pancake. Mh, buone le banane.

Tagliai le mele e le pere in quadratini, le fragole in spicchi e le banane a rondelle. Non sapevo cosa farci con le more e i lamponi, quindi li lasciai in una piccola scatoletta di plastica che misi nel vassoio. Presi i cappuccini che aveva preparato la benedetta macchina del caffè e salii le scale con quel pienissimo vassoio fra le mani.

Quando arrivai davanti la porta di camera mia la trovai chiusa, ricordandomi però di averla lasciata socchiusa in modo da evitare di svegliare Lucas, ma a quanto pare era già sveglio e al telefono. Mi sentivo in colpa ma se c'era una cosa che mi teneva nascoste, erano le telefonate, i messaggi.

Si difendeva con frasi tipo:

"sono i ragazzi della squadra."

"è mia madre."

"la smetti di essere geloso?"

Lui parlava a me di gelosia, che per poco non massacrava un ragazzo che mi dava gli auguri di compleanno con un abbraccio? No, ero io quello esagerato. OVVIO. Poggiai l'orecchio alla porta e cercai di mettere insieme i pezzi.

"si, partiamo domattina.......mia madre ha già consegnato quel modulo coach.......bagaglio singolo? per due settimane mi servirà più di una minuscola valigia.......no coach, il mio amico non sa che vado in Europa.......perchè il provino viene prima di tutto, anche prima di Calum."

Mi staccai dalla porta con le mani che tremavano: avevo sentito abbastanza, anche troppo. Scesi il vassoio in cucina, posandolo sul bancone: se il re stronzone fosse sceso, avrebbe avuto di che nutrirsi.

Andai a mettermi sul divano e accesi il televisore per distrarmi, ma non sentivo le graffianti parole di Meryl Streep in "Il Diavolo Veste Prada". Era tutto ovattato dalle parole devastanti di Luke. Erano così cattive e vere e meschine e il cuore mi faceva un male cane. Glielo avevo lasciato fra le mani troppo facilmente ed ora quel vile si divertiva a stringerlo nel suo palmo fino a non farmi più respirare.

Magari non era cambiato, magari era lo stesso Luke Robert Hemmings che aveva ridotto in quello stato pietoso Jake. Quello che aveva distrutto una bellissima storia d'amore, quello che non ci aveva pensato due volte ad abbandonarmi a casa a cenare da solo per degli allenamenti extra. Era quello che aveva messo il calcio anche prima di me.

"il mio amico non sa che vado in Europa"

Il mio amico. Era così che mi chiamava in squadra? Il suo stupido amico che si lasciava abbindolare da qualche bacio e due promesse. Entrambe erano state infrante, ovviamente.

"Resterò con te quando ne avrai bisogno."

"Nessun altra bugia, sarò trasparente per te."

THE SOUND OF SILENCE || CAKE ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora