Prologo

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L'uomo alzò lo sguardo verso il cielo nero e greve.

Amava camminare per le strade della sua città quando calava la sera, quando la gente si zittiva e il silenzio regnava sovrano. L'unico suono era quello dei suoi passi sul marciapiede, mentre calpestava foglie secche e cartacce e fischiettava un motivetto della sua infanzia.

La sua città .

D'accordo, forse non era proprio il termine adatto.

Quella città  non apparteneva a nessuno, oh no, non ancora. Era ancora agli inizi, e la gente stava ancora ricostruendo le case, seppellendo i morti e rimettendo insieme i pezzi frantumati dei loro cuori. Erano passati soltanto due anni dall'Incidente, e chi, come lui, proveniente dalla Città  Alta, scendeva nei Bassifondi per una passeggiata notturna, poteva ancora respirare l'odore di morte, povertà , stanchezza e disperazione.

Ma un giorno sarebbe stata sua. Un giorno, avrebbe avuto in pugno tutto.

Un giorno. E quel giorno, poteva scommetterci, era molto vicino.

Svoltò in un vicolo in cui ricordava ci fosse uno dei pochi bar rimasti in circolazione. Non sapeva come facesse ad avere ancora la licenza per servire alcolici, ma si ripromise che, con lui al potere, sarebbe presto cambiato tutto.

Il mondo aveva bisogno di un cambiamento, un cambiamento drastico. L'Incidente aveva mandato a puttane la mente delle persone, e per rimettere tutti in riga bisognava forzare un po' la mano.

E se serviva sì, usare le maniere forti.

Perché le città  non si ricostruiscono con le carezze, né con la negligenza o la pietà.

Le città  si ricostruiscono con il potere.

Puro, semplice potere.

E lui voleva, desiderava, e aveva bisogno, un bisogno vitale, di quel potere.

Entrò nel bar.

Era piccolo, un vero e proprio bugigattolo, dove una decina di uomini ammassati l'uno sull'altro al bancone si passavano bottiglie di birra di dubbio marchio e provenienza, sotto la fievole luce di un lampadario e con nessuna finestra a far andare via il puzzo di sudore e alcol e respiri pesanti.

Non era più così facile reperire alcolici. Nessuno più correva il rischio di svolgere mestieri come il contrabbandiere, e quella poca merce contraffatta che arrivava in città  era sempre scadente.

Ma se la facevano bastare.

Lui non avrebbe mai capito come potevano quegli uomini basare la propria vita su vizi così assurdi e dissoluti. Perché rovinarsi in quel modo? Perché pur avendo la consapevolezza di star uccidendo la propria salute, l'uomo continuava a farsi del male?

Era per questo che quel paese aveva bisogno di un cambiamento.

E lui, lui era il cambiamento.

Non appena entrò nel bar, tutti gli occhi si puntarono su di lui. Non indossava mai gioielli e non portava mai con sé più dei soldi necessari, quando scendeva nei Bassifondi, ma in qualche modo il suo abbigliamento fece insospettire tutti i presenti.

Sapevano che era della Città  Alta. Lo sapevano benissimo. E per un attimo, lesse la paura nei loro sguardi. Magari era un Vigilante in incognito. Magari era lì per sbatterli tutti in prigione e chiudere quell'ultimo bar rimasto in giro.

Ma no, non era ancora il momento. Avrebbe voluto davvero spedire tutte quelle teste di cazzo a passare qualche mesetto in cella, ma ogni cosa andava fatta a tempo debito.

Il suo momento sarebbe arrivato presto.

Sorrise, avvicinandosi al bancone e sedendosi ad uno sgabello. -Salve. - disse gentilmente, aprendo la giacca di pelle e passandosi una mano fra i capelli. Fece un cenno di saluto ai due uomini accanto a lui.

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