City of ashes.

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Mi hanno sparato.

Mi hanno davvero sparato.

La prima cosa che vedo appena apro gli occhi è la faccia di Mikey nel mio campo visivo.

-E' sveglio – dice, parlando a qualcuno accanto a lui di cui vedo solo le gambe. La persona si china, ed è Kristin. –Come ti senti?

Vedo Gerard inginocchiarsi accanto a me, provando a toccarmi ma ripensandoci all'ultimo momento.

-Meglio di no – concorda Kristin –altrimenti i Sensori ci faranno scovare.

-Sei in grado di camminare? – chiede Mikey, con l'aria preoccupata.

Sbatto le palpebre un paio di volte, cercando di ragionare razionalmente. Il dolore alla schiena si è attenuato quasi del tutto, ma la gamba continua a bruciare in modo pazzesco. Il pantalone è completamente zuppo di sangue. Provo a muovere il piede, ma è quasi del tutto insensibile.

Chiudo gli occhi, respirando affannosamente per la fitta di dolore improvvisa.

-Non... credo.

Vedo gli sguardi disperati negli occhi dei miei amici, e mi affretto a correggermi. –Ci provo.

Mi tiro su a fatica, mettendomi a sedere. Mi guardo intorno. Siamo nel capanno degli attrezzi, nella penombra. Sento delle urla e dei passi in lontananza, e capisco che li sto rallentando.

Ci troveranno. Grazie a me.

Merda.

Gerard mi passa un braccio dietro la schiena e mi aiuta ad alzarmi. Sento la gamba urlare e stringo i denti, appoggiandomi alla parete per riprendere fiato.

Kristin si avvia subito verso la botola, aprendola e iniziando a calarsi all'interno. Mikey la segue a ruota, e quando rimaniamo soltanto io e Gerard, lui mi guarda intensamente.

-Vieni, ti prendo io.

-Cosa?

-Ti porto in braccio. È l'unica soluzione. – Si protende verso di me con le braccia aperte, ma io cerco di indietreggiare, scansandolo.

Ripenso al nostro bacio e vorrei dirgli qualcosa, vorrei dirgli che è stato il momento più intenso di tutta la mia vita, che bacia davvero bene, e che comunque non so come si baci quindi non so proprio come io abbia fatto, e che gli chiedo scusa per avergli morso il labbro, e che....

No. Non è il momento ora.

Dobbiamo andarcene da qui.

Annuisco piano, ingoiando il dolore e la dignità e lasciando che lui mi circondi con le braccia, sollevandomi e caricandomi sulle sue spalle. Improvvisamente tutto ciò che vedo è il suo fondoschiena e il pavimento, e mi sento abbastanza ridicolo ma cerco di non pensarci.

Gerard inizia a scendere le scale, richiudendo la botola sopra di sé, e improvvisamente siamo al buio. Kristin e Mikey sono di sotto che ci aspettano.

-Sono pesante?

-No.

-Non ci credo.

-Sei un fuscello, Frank. Davvero.

Sbuffo, sollevato perché nessuno può vedere il rossore sulle mie guance al momento.

Appena Gerard mi rimette giù, crollo a terra, sentendo le gambe cedermi. Impreco a denti stretti, sentendo il pavimento umido e sporco delle fognature sotto i miei palmi, ed evito lo sguardo dei miei amici per non vedere la compassione nei loro occhi.

-Forza – sospira Gerard, aiutandomi di nuovo –sei abbastanza leggero. Posso portarti fino all'uscita.

-Ne sei sicuro? – chiede Mikey.

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