"Il contatto umano è pericoloso" ci disse. "Il contatto umano è ciò che ha rovinato la nostra umanità. Pensateci bene, amici miei. Tutto il male che viene dal mondo, è soltanto frutto di ciò che noi uomini ci facciamo ogni giorno, anche soltanto sfiorandoci. Omicidi, stupri, risse, delitti, violenza domestica, e ogni genere di cattiveria che esista, non può accadere senza il contatto fisico."
Così ci disse, e noi gli credemmo. Eravamo così disperati, così persi, che gli credemmo ciecamente.
"Ci hanno insegnato che l'amore è una cosa bella, che toccarci è una cosa bella, che il sesso è una cosa bella. E allora perché? Perché, nonostante siano tutte cose belle, alla fine ci portano comunque a fare le cose più brutte, a perdere la testa, a non ragionare, e ad agire istintivamente? Io dico basta. Basta a tutto ciò. Abbiamo sofferto abbastanza, non credete?"
Ricordo il boato d'assenso della folla.
"Abbiamo sofferto, abbiamo patito le pene dell'inferno, e vorremmo che tutto questo finisca, finisca sul serio. Non ce la facciamo più. Il mondo è già un posto abbastanza schifoso, e noi siamo rimasti già abbastanza in pochi, da lasciare che altro schifo su schifo contamini la nostra città."
Ricordo che la gente pendeva dalle sue labbra. Io mi aggrappavo al braccio di mia madre e pensavo che quello era proprio un bel tipo, e che davanti alla gente faceva finta di non avere paura, ma io sapevo la verità. Conoscevo il suo sguardo terrorizzato di quella sera di un paio di anni prima. Siamo tutti perfettamente identici di fronte alla morte.
"Forse è meglio essere tutti uguali. È sbagliato tutto quello che ci hanno detto. Essere uguali significa essere diversi, ecco la verità. Eliminiamo tutto ciò che è superfluo. Il contatto fisico è superfluo. Tutta quella roba lì, i libri, il cinema, la poesia, sono mai serviti a qualcosa? E magari poi c'era chi poteva permettersi di sapere tutte queste cose, e chi no, e allora perché fare queste differenze? Non ci servono parole su parole per ricostruire il nostro mondo. Per far sì che le cose funzionino, per far sì che l'Incidente non accada mai più, abbiamo bisogno di ordine. Calma. Tranquillità. Sicurezza. E con me sarete al sicuro. Io vi terrò al sicuro. Io farò sì che tutto il dolore finisca. Andrà tutto bene."
Non so perché la gente da quel discorso lo osannò a vita. Non so perché lo nominarono Eletto alle elezioni del mese successivo.
Suppongo che quando vedi la tua vita fatta a brandelli ai tuoi piedi, hai un bisogno disperato di credere che qualcosa sia ancora possibile.
Che poi magari l'idea di Donald Way era anche buona, all'inizio. Un mondo perfetto. Non più criminalità. Non più discriminazione. Non più dolore inutile.
Ma si è trasformato in una prigione, e la gente ne è consapevole. Solo che ora non può più farci nulla per riparare le cose.
Non è che per i successivi due giorni Gerard Way mi evita.
Per i successivi due giorni si esilia completamente dal mondo.
È strano, è come se fosse una sorta di entità eterea, che c'è soltanto quando lo decide lui stesso. Per tutto il resto del tempo è semplicemente invisibile.
Non c'è e basta, o almeno non lo vedo io. Suppongo che a pranzo e a cena ci vada, che ogni tanto esca da quella dannata camera per andare in bagno, che ogni tanto parli con qualcuno oltre le quattro pareti che lo circondano.
Ma non lo incontro più da nessuna parte per due intere giornate, né sento più nessun rumore proveniente dalla sua stanza, e non voglio ammetterlo neanche a me stesso ma vorrei parlargli ancora. Ancora e ancora, perché quando parlo con Gerard Way mi sembra di conoscere una nuova sfaccettatura del mondo ad ogni parola che pronuncia.
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Catch My Breath
FanfictionUSA, 2034. Dopo una catastrofe nucleare di dimensioni apocalittiche, la popolazione si è dimezzata notevolmente. Il governo ha emanato un nuovo codice di leggi, secondo le quali il contatto fisico è proibito e punibile con la morte. Non esistono pi...