CAPITOLO 5:L'IRA DI ANDROMEDA!NEBULA DEVASTATION!

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CAPITOLO 5

L'IRA DI ANDROMEDA!NEBULA DEVASTATION!

«Non posso credere ai miei occhi!» fu questa la prima cosa che uscì dalla bocca di Siproite, il malvagio cavaliere Naturale del Veleno «Mai, prima d'ora, il mio Final Demon aveva mancato il bersaglio! Saresti dovuta essere morta fra atroci sofferenze!».

Rebecca era ancora tremante per lo sforzo di rialzarsi, ma riuscì a mettersi in piedi, avvolta nella sua aura violacea, che vorticava come un fiume in piena. I suoi occhi erano come lanterne nella notte, puntati sul nemico, immobili ed impassibili. Prima un passo, poi un altro e le gambe gli sembravano ritornare fluide. Le ferite avevano smesso già da un po' di pulsare e qualcuna di esse sembrava, addirittura, guarire a vista d'occhio.

«Siproite !» disse con la furia di un leone «Il tuo demone velenoso non ha mancato il bersaglio, non preoccuparti. Per un attimo ho creduto di essere morta. Ho creduto di aver fallito la mia missione. Ho creduto di non rivedere mai più i miei compagni. Loro sono la mia famiglia, l'unica cosa che mi spinge a vivere in questo mondo infame e loro contano su di me. Non posso perdere assolutamente!».

«GnèGnèGnè! Impossibile! Tu vaneggi. Qualcosa sarà andata storto nel mio ultimo attacco! Ma non preoccuparti topolino, ho pronto un altro demone per te e questa volta userò tutta la mia energia! Evidentemente ti ho sottovalutata» spiegò cominciando ad emettere una vasta nube vermiglia che lo circondò allo stesso modo di come una nube tempestosa nasconde il Sole.

«Coraggio allora! Io sono qui che ti aspetto» rispose la Saint di Andromeda continuando ad aumentare la sua onda di Cosmo che, come un improvviso sbuffo di vento, sollevò terra e fogliame rinsecchito.

«Osi anche fare la gradassa?! Colpisci Final Demon!».

Con un suono grottesco, la massa gelatinosa si addensò formando un gigantesco teschio viscido e lugubre. Il sorriso mortale del Final Demon avrebbe messo paura perfino alla morte stessa. Il colpo partì, veloce e brutale, carico di devastazione. Tutto ciò che sfiorava moriva all'istante, perfino un grosso albero sempreverde che sembrava fare da scudo alla guerriera in rosa. I rami e le foglie divennero dello stesso colore del catrame e fumi densi e grigi, saturi di morte, galleggiarono nell'etere.

"Swoosh!" Le fauci del demone velenoso ingurgitarono Rebecca interamente, per la gioia del nemico.

«GnèGnèGnèGnè! Ti sta bene! Sei stata digerita. Di te non rimarrà nulla! L'acido contenuto nel veleno consumerà perfino le tue ossa. Di te non rimarrà nul...» il gracchiare del cavaliere Naturale si fermò di colpo alla vista del miracolo.

Una luce violentissima si agitava nel nucleo gelatinoso del demone velenoso. Cominciò a pulsare, sempre più forte, sempre più velocemente e man mano che ciò accadeva la massa velenosa cominciava a sussultare e ribollire. Dei gorgheggi disgustosi e strani rimbombarono fino a che la palla mortale non esplose. Persino Siproite dovette ripararsi per non essere colpito dalla sua stessa arma. Quando il boato cessò e la nube di polveri calò, il gracile cavaliere del Veleno potè vedere la sua avversaria risplendere di un'energia impetuosa.

«C...come hai fatto? Chi sei tu? Non s...sei Rebecca!» balbettò stupefatto.

«Ti sbagli di nuovo! Io sono Rebecca. Solo che adesso hai risvegliato in me qualcosa che avevo celato nel mio cuore, sperando che mai sarebbe riemersa. Vedi cavaliere, quando ero una bambina qualcuno uccise i miei genitori. Erano semplici contadini, umili e generosi con tutti , nonostante fossimo poveri. L'unica cosa che possedevamo era l'amore che ci teneva uniti. Quel giorno giurai a me stessa che avrei trovato l'assassino e lo avrei eliminato con le mie stesse mani. Crebbi come una teppista, usando la mia forza fuori dal comune per scovare il colpevole e sbarazzarmi dei vari pericoli che attiravo su di me. Il giorno della mia vendetta arrivò improvviso, come le tempeste d'estate. Trovai quel farabutto in un bar, intento ad ubriacarsi con altra feccia. Non negò quello che aveva fatto, anche quando misi al tappeto tutta la sua banda. Disse che per lui fu un gioco, un maledetto gioco perverso. Per diventare un membro della gang avrebbe dovuto eliminare due innocenti. La mia rabbia divampò come un torrente. Potevo sentire le mie vene esplodere di furore In quel momento una strana energia si impossessò di me e un vento caldo impetuoso spirava dal mio corpo. Non comprendevo cosa stesse accadendo, ma non diedi peso alla cosa. L'unico mio desiderio era cancellare dalla faccia della Terra quell'essere immondo. Fu il mio maestro a fermarmi e a non farmi commettere l'errore più grande della mia vita. Gli ruppi due costole con un solo pugno, ma mi accolse lo stesso come una figlia, calmandomi e addestrandomi come Saint di Atena. Mi fece giurare che mai più avrei usato quella forza per offendere, ma ora ho deciso di infrangere quella promessa, per un bene superiore. Assaggerai tutta la mia forza, tutto il mio Como».

SAINT SEIYA NEXT GENERATION 2 : IL DESTINO DI ARTEMIDEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora