17. Gli indizi del Capitano

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Passarono tre settimane da quella famosa domenica in cui ero ritornato da Londra e avevo 'perso' due persone a cui mi ero inspiegabilmente legato. Tre infinite, noiose e insignificanti settimane.

Non successe niente di particolare: tutto era ritornato alla normalità, a com'era prima che conoscessi Harry o quello stalker dannatamente sexy, noto anche come Styles. Peccato che ormai la solita routine mi avesse dato la nausea. Ero stufo. Stufo della stessa monotona vita e delle solite monotone persone.

Eleanor infatti aveva ricominciato a cercarmi e io, pur di non rimanere da solo, all'inizio avevo acconsentito a quel ricongiungimento - anche se, di fatto, non riuscivo più a farci sesso. Volevo, ma non riuscivo. Da quando, poi, cominciò ad avere molti e fondati dubbi su di me, decisi di ignorarla e di allontanarmi seriamente da lei per evitare di farla soffrire ulteriormente.

Per quanto riguardava Stan, invece, era da una vita che non lo sentivo più: aveva riprovato a baciarmi durante una festa che si era tenuta il weekend successivo al nostro ritorno a Doncaster, ma visto il mio secco rifiuto, aveva velocemente preso le distanze da me. Potevo accettare di fare certi pensieri solo su un ragazzo, e quel ragazzo non era di certo Stan.

L'unico vero amico che era rimasto al mio fianco nonostante i miei sbalzi d'umore continui, era Liam. Passavamo il tempo libero ad allenarci a calcio o a giocare alla PlayStation - come al solito, insomma - anche se di recente mi capitava spesso di insultarlo non appena dava segno di voler intraprendere una conversazione seria con me su quanto sembrassi strano e infelice in quei giorni. Sì, mi mancavano due individui pressoché sconosciuti che, nel bene o nel male, erano entrati prepotentemente nella mia vita, ma non avevo intenzione di parlarne con lui né con nessun altro. 

Non avevo ancora digerito il fatto che Harry si fosse cancellata dal sito senza nemmeno darmi un motivo serio, dirmi chi fosse realmente o anche solo dirmi addio.
Nonostante avessi passato la maggior parte del tempo a litigare con lei - e anche per motivi futili - mi ero davvero affezionato alla sua presenza, alle chiacchierate sincere che facevamo nel bel mezzo della notte in cui le raccontavo i miei segreti più profondi e anche - perché no - al suo piccolo e ben nascosto lato perverso che ogni tanto si manifestava e mi lasciava allo stesso tempo spiazzato e divertito.
La consideravo un'amica, anche se non sapevo niente di lei, e avevo questa assurda convinzione che anche lei mi considerasse tale, eppure... era andata così. Non potevo sentirla mai più e ancora non riuscivo a capacitarmene.

Ero al parco del paese, seduto da solo su una panchina e immerso in questi pensieri semi-depressi, quando sentii il cellulare squillare. Guardai la notifica e quasi mi prese un colpo nel vedere che avevo un nuovo messaggio proveniente dalla quella chat. 

La aprii subito e rimasi deluso, scoprendo che il mittente era uno sconosciuto, un certo CaptaiNH. Lessi velocemente ciò che mi aveva appena scritto.

[CaptaiNH] Ciao amico, come stai?

Quanta confidenza.

[tu] Che vuoi?

[CaptaiNH] Non fare l'antipatico, so che non lo sei. Sono qui per aiutarvi!

Non ero dell'umore giusto per stare al gioco. Decisamente no.

[tu] Tu non sai un bel niente di me, e se quello era un modo patetico per provarci con me sappi che hai sbagliato tutto

[CaptaiNH] AHAHAH omioddio, Louis, sei serio? Davvero non hai capito chi sono?

Calma. E questo come faceva a sapere il mio nome? Nel nickname avevo scritto tutt'altra cosa.

[tu] ...dovrei?

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