20. Come ti chiami?

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Cosa ci faccio in questo posto sconosciuto al mondo?

Ma, soprattutto, perché vago senza meta per le vie di questo paese con una maglia sportiva enorme in mano nella speranza di rivedere quella persona?

Dovevo essere completamente impazzito la sera precedente per decidere di intraprendere quel 'viaggio'. O forse Liam mi aveva semplicemente drogato di nascosto, non vedevo altra soluzione.

*

"Pizzaaa!" urlai davanti alla porta ancora chiusa della casa di Liam.

Avevo le mani occupate dai cartoni e non potevo suonare il campanello, quindi gridare per farmi notare mi sembrò la soluzione più adatta.

Il mio migliore amico aprì la porta con uno sguardo severo: "Sono le dieci di sera, Tommo, che cavolo ti prende? I vicini si potrebbero svegliare, hanno tutti una certa età..." cominciò a sgridarmi, ma prontamente lo scansai e mi intrufolai nel salotto, ignorando ogni singola parola che stava uscendo dalla sua bocca.

Mi accomodai sul divano più vicino alla televisione e cominciai a mangiare la mia pizza, guardando Liam con un sorriso di sfida. Sapevo che mi voleva troppo bene per arrabbiarsi seriamente con me e, se potevo, ne approfittavo sempre nei modi più diversi. Anche in quel caso mi perdonò subito e sbuffando si accomodò vicino a me portando anche un paio di lattine di birra.

"Sembri di buon umore, oggi" osservò.

Feci finta di niente e continuai a fissare lo schermo della tv, sperando di non ritornare sull'argomento per l'ennesima volta.

Da quando infatti qualche giorno prima, ormai in preda al bisogno di sfogarmi con qualcuno, gli avevo rivelato di Harry Styles, della sua lettera e dei miei - come chiamarli? - sentimenti confusi per lui, non la smetteva un secondo di chiedermi chiarimenti su ogni singola cosa. Per fortuna si era dimostrato la persona saggia e comprensiva che avevo sempre pensato che fosse e quindi alla fine il fatto che avessi una specie di cotta per un altro ragazzo non lo sconvolse, anzi. Mi aveva addirittura confessato che un po' lo aveva immaginato, dal momento che non avevo mai cercato un legame serio e duraturo con le ragazze, ma solo semplice sesso occasionale senza sentimenti di mezzo. In ogni caso, da allora, non mi trattò diversamente dal solito come invece temevo: era solo preoccupato per me e non voleva che soffrissi.

Questo ragazzo ha un cuore d'oro, pensai mentre mi sporsi in avanti per prendere la mia lattina di birra sul tavolino di fronte a me.

"Oggi ho fatto leggere la lettera a Sophia, sai?" buttò lì con finta naturalezza Liam, sbirciando con la coda dell'occhio la mia reazione.

Arricciai le labbra e sbuffai un "E quindi?", evitando il suo sguardo. Avevo dimenticato di avergliela lasciata per fargli studiare le parole di Harry e decidere per me se stesse mentendo o se fosse il caso di dargli una seconda possibilità.

"E quindi mi ha raccontato una cosa, uhm, interessante, non appena ha letto il nomignolo con cui Styles ti chiama... Louis Holmes" disse piano, ma con uno sguardo luminoso.

Mi voltai a fissarlo, spazientito. "Entro l'alba, Payno."

Rise per la mia reazione e continuò: "Va bene, va bene. Hai presente quando Sophia è andata a quel colloquio di lavoro nel Cheshire, qualche mese fa?"

Annuii, già annoiato dal discorso. Non volevo sentire parlare della sua ragazza e delle sue infinite doti, non in quel momento almeno.

"Bè, mi ha raccontato che per raggiungere quel posto si era persa per stradine di campagna, finendo in un paese che si chiamava... oddio, Louis, sei pronto?" chiese non riuscendo più a trattenere l'entusiasmo.

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