New Zayn and new war

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Ed eccomi qua caduta, tanto in basso negli abissi.

Sta volta no però; non affogherò.

Nuoterò con tutte le mia forze fino a riva. Quel posto in qui si respira bene, si respira ossigeno e non aria tossica.

Devo farcela.

Non ho nessuno ora per cui soffrire.
Lui non c'è più e non l'ho mai conosciuto.
Luke non esiste più.

-Diana amore sveglia. Dai cara - sentii delle voci non molto chiare vicino a me richiamarmi. Dopo un po' capii che era l'inconfondibile voce della cameriera.

Cercai di aprire gli occhi, dalle palpebre pesanti, mentre il mio corpo era tutto indolenzito.
Era come se fossi caduta fisicamente oltre che psicologicamente.

Gli occhi non erano intenzionati ad aprirsi, così smisi di sforzarmi, forse non ce n'era bisogno, fino a quando non sentii:

-Signora, secondo me deve lasciarla riposare.-

Non era una voce che conoscevo. Era roca e profonda, ma con del menefreghismo, l'avevo già sentita, anche se non me la ricordavo.

Dopo mi venne in mente Zayn che, con la stessa voce, mi rassicurava e mi dava consigli.

Era ovvio, quella voce inconfondibile di Zayn, ma non capivo come avesse saputo che ero qua? E perché lui era qua, ovunque noi fossimo?

Aprii gli occhi di scatto, e osservai lo spazio intorno a me.

Era tutto bianco con siringhe e cose da ospedali che odiavo a morte.

Si ero in ospedale, ma come c'ero arrivata?

C'erano molte domande che mi passavano per la testa, ma nessuna usciva dalla mia bocca.

Mi continuai a guardare intorno e vidi lui, il ragazzo dalla pelle olivastra e gli occhi color nocciola, che mi fissava, ma sembrava che non gliene fregasse niente di me e della mia situazione al momento, ma a chi importa, in ogni caso non ero abituata a molte attenzioni.

La mia vista venne interrotta da una figura che mi stava venendo incontro. Era Carol con quel suo sorriso caloroso.

A volte, diciamo molto spesso, mi chiedo perché io non potessi avere una madre come Carol, che quando sto male è al mio fianco, che mi offre quel sorriso d'affetto, che basta uno sguardo e capisce il mio stato d'animo.
Mia madre anche quando stavo rischiando di morire non era presente.

Mi girai per accertarmi che non ci fosse, ma poi Carol me lo affermò -Cara tua mamma è al lavoro, ma è urgente, non poteva venire, l'hanno trattenuta, sennò sarebbe venuta- non era possibile come cercasse di nascondere il fatto che a mia madre interessassero di più i soldi, il lavoro, che me.
Peccato io l'abbia capito già da tempo; da quando ci trasferimmo a Bradford per il suo lavoro.
Chissà quale sarà la sua prossima meta.

Ho viaggiato in diversi posti, tra cui Milano, Los Angeles, India, Turchia, Londra, New York. Non sono mai stata fissa, e in nessuno di questi posti sono stata bene, ma a loro non interessava; mi mandavano in una scuola privata ad imparare la lingua madre del paese, mentre io dovevo solamente abituarmi, senza potermi ribellare.
La mia opinione valeva meno di zero.

Fu qui a Bradford che incontrai Luke quattro anni fa, ma ora basta parlare di Luke.

I miei pensieri furono interrotti bruscamente da una forte presa nelle mani.
Non serviva che mi girassi, era ovvio che fosse Zayn; quel ragazzo forte che se avesse voluto avrebbe potuto rompermi la mano con la forza che possedeva in corpo.

Con quella presa percepivo che volesse che lo guardassi negli occhi; così mi girai e lo guardai.

Non aveva uno sguardo compassionevole o uno giudicatore, bensì uno sguardo di rimprovero, come se fosse sul serio preoccupato. Come se con lo sguardo mi chiedesse disperatamente di non rifarlo.

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