Capitolo 25

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A volte,indirettamente ciò che ci c'è intorno a noi, perfino il tempo,appare come il nostro medesimo riflesso.Si accorda con le nostre sensazioni e sembra assecondarle,oppure è il contrario,siamo noi a seguire loro,semplicemente perché ci sentiamo parti di ciò che ci sta intorno.Molto spesso non facciamo neanche caso ma se rimanessimo,soltanto per un secondo, a fissare -un giorno- il cielo tenendo conto dei nostri stati,allora potremmo confermarlo. Ed era proprio ciò che io vedevo,perché questo era ciò che avevo dinanzi. Una ragazza stringeva così forte dei fogli in mano che dalla sua presa si comprendeva perfettamente quanto fossero preziosi per lei e quanto aveva lavorato duro,altrimenti non li avrebbe custoditi con tanta premura. Protetti dal vento,con quel portalistino trasparente e facendo attenzione a scansare ogni pozzanghera, la quale riceveva costantemente la sua occhiata vigile ma soprattutto avversa,come per avvertirla di non tirarle brutti scherzi.Quando in realtà era lei che si prodigava in una audace camminata veloce,scansando i passanti, ma ciò -stranamente- non cozzava con la sua incredibilmente attenzione. La sua crocchia perfettamente ordinata era così curata e resistente da non cedere mentre il suo tubino con scollo all'americana beige risaltava la sua carnagione scura,da come era vestita sembra che dovesse avere un appuntamento importante,magari per un lavoro. Ciò,poteva spiegare l'agitazione dei suoi movimenti unita alla snervante e pessimista preoccupazione che si leggeva nello sguardo,lievemente incupito. Alzò il capo al cielo,sbuffando e mordendosi il labbro constatando come le nuvole avevano adombrato completamente il sole,inghiottendo quel limpido blu in un cupo grigio.Il perfetto riflesso del suo sguardo. Ma,chissà forse dall'altra parte del mondo, splendeva luminoso un sole caldo e lucente, dai vermigli raggi che ti riscaldavano la giornata,rendendola ancora più piacevole. Improvvisamente, sorridevi,felice di quel bel tempo e ti sentivi incredibilmente energica come se l'ardore di quella stella ti fosse entrato nella pelle,sembrava che niente avrebbe potuto rovinare quella bella giornata. Oppure magari, dopo una pessima giornata a piangere, con il cuore straziante,ti rincuorava vedere la pioggia che cadeva, appariva come se fosse affine alla tua sofferenza. Ti trasmetteva indirettamente calore perché accompagnato alla pioggia,il vento gelido ti spingeva a stringerti nelle coperte,magari riscaldandoti lo stomaco con una cioccolata calda, trascorrendo la giornata nella intimità accogliente della tua casa. Tuttavia quel cielo grigiastro che però non prometteva pioggia ma una semplice giornata senza sole, nuvolosa sembrava rappresentare anche il mio stato d'animo. Ero dinanzi al Jolly Hotel Madison Towers di New York, un'imponente edificio che univa lo stile italiano con la sinteticità e l'opulenza dell'arte Arte déco,creando un delizioso mix tra l'eleganza del mio paese con l'austerità di quella stile -a causa della prima guerra mondiale-. Si trovava in una posizione centrale,sulla Madison Avenue in Midtown Manhattan ,alle spalle del Empire State Building . A 10 minuti a piedi dai principali luoghi d'interesse di Manhattan, tra cui Times Square e Broadway, a 5 minuti dalla Grand Central Station e vicinissima alla Macy's e Fifth Avenue. Rimanevo a guardarlo con ancora lo stomaco in subbuglio e la mente presa d'assalto da una gamma di emozioni,ciò era la causa della mia irrequietezza. Ancora non riuscivo a spiegare la mia presenza in quel luogo, sebbene il messaggio di Lucas era stato chiarissimo. L'avevo riascoltato una decina di volte, nella speranza di non sentire il mio nome ma quello di qualcun altro ma alla fine ecco che rimanevo assolutamente sbalordita quando lo pronunciava. La sorpresa cominciava ad un unirsi a una sensazione di piacevolezza che stranamente mi confortava.Pensavo che non mi avesse mai chiamato,che mi avesse tagliato fuori da una parte importante della sua vita proprio quando aveva iniziato a confidarsi con me.Invece l'aveva fatto e ciò mi aveva fatto sentire come una ragazzina,che si esaltava per una chiamata. Un brontolio allo stomaco mi aveva accompagnato per tutta la giornata ed una vocina assillante che con gioia,continuando a ripetermi che aveva scelto me,riempiendomi la testa con pensieri assurdi che avevo provato ad eliminare. Ero qui per accompagnarlo ma niente di più,a Lucas serviva spalla e io in quanto sua 'amica'-se questo si poteva considerare il nostro rapporto- glielo stavo dando ma purtroppo non riuscivo a cancellare quel campanello. Sorpresa,incredulità,gioia, esaltazione, preoccupazione bollivano dentro il mio corpo che faceva di tutto per contenerle.Era una faccenda delicata,era assolutamente da sciocchi e soprattutto fuori luogo mostrarmi compiaciuta. Mi morsi il labbro, non riuscivo neanche a comprendere il mio ruolo in quella faccenda, come riuscire a tranquillizzarlo quando in realtà ero anch'io agitata . Lucas sebbene apparisse rilassato,sembrava incredibilmente teso. Non era mai stato un un uomo pieno di muscoli ma quei bicipiti virili che proseguivano in un bacino snello sembravano irrigidirsi sotto il tessuto morbido della sua pullover turchese dallo scollo a V,piccolo e per niente volgare che esaltava quel suo petto glabro.Un giubbotto sportivo dalle tonalità grigiastre stringeva le sue spalle ma sembrava che non riuscisse a contenerle,i capelli erano elegantemente stirati all'indietro. Tuttavia,sebbene quel look casual,tra l'elegante e lo sportivo che enfatizzava la sua figura mascolina,il suo fascino non mi era mai sembrato così minaccioso. I muscoli sembrano così duri che avrebbero potuto lacerare quel tessuto e ciò era dovuto allo sforzo dei polmoni, era incredibilmente nervoso,appariva ancora più massiccio. Era turbato e si poteva leggere nei suoi occhi quel marroncino che si ricopriva di un caldo dorato, sfociando in quel miele splendente. Mi domando quali fossero i suoi pensieri in quel momento,quando osservava l'hotel dove ristorava sua 'zia',in fin dei conti non sapevamo assolutamente niente di lei. Scrutai le sue mani muoversi frenetiche,chiudersi e aprirsi con fermento mentre camminava verso la hall,lo seguii entrare nel lussuoso ingresso,sistemai una ciocca dietro l'orecchio mentre i nostri piedi risuonarono sul lucidissimo pavimento con rombi dai colori tra il marrone e il beige,che si armonizzavano con le pareti,color champagne. Un'elegante vaso con tantissimi e variegati fiori era sistemato su tavolino di cristallo con gambe ricurve all'indietro,luminosi lampadari decorano la stanza che si apriva in un scalinata,in legno intarsiato. Divanetti e poltrone in pelle,tavolini, del medesimo materiale delle scale, accoglievano gli ospiti mentre noi avanzavamo verso la reception 

Amami, ti prego 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora