Capitolo 46

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Atlantic City era una città del New Jersey, protagonista della nota seria Boardwalk Empire e di altri film, conosciuta principalmente per i suoi casinò. Tra le città che ancora non avevo visto,d'altronde gli Stati Uniti erano vastissimi, era tra quelle. Sebbene, mi avesse sempre stuzzicato l'idea di percorrere il boardwalk. Si trattava di una lunghissima passeggiata, su di una passerella di legno situata tra la spiaggia bianca e molto ampia e i palazzi delle residenze estive affacciate sull'Oceano, i resort e i casinò. Atlantic City come altre città, era una specie di giostra dei divertimenti e da sola non avresti mai potuto goderti quella giostra: o perché non avresti provato tutte le giostre oppure perché saresti caduta in preda a una pericolosa euforia. I casinò poi non erano proprio nella mia lista dei giochi preferiti. Inoltre come atmosfera, Atlantic City non era proprio il mio genere, per questo non era tra prime mete della mia lista ma forse come esperienza non sarebbe stata male.
Distolsi lo sguardo dal finestrino e lo alzai sullo specchio retrovisore, i nostri occhi subito si intrecciarono. Fu solo un breve istante ma quel magnetico miele riuscì lo stesso a travolgermi, mi sentivo incollata a quel sedile, a quello specchietto, impossibilitata nel postare lo sguardo. Un brivido mi percorse la schiena e quando Lucas chinò lo sguardo, portandolo di nuovo sulla strada, fui di nuovo sicura di respirare. Finalmente, imboccò la 926 Absecon Blvd, entrando nel cuore della città. Da lontano si vedevano benissimo i grattacieli dei più famosi casinò degli Stati Uniti, come il Caesars, il Taj Mahal, il Thrump, così alti e maestosi, dominavano l'entera zona. Con tutte le loro insegne, targhe e decorazioni a neon, ora spente, sembravano già vestiti e pronti per la festa che avrebbero dato stanotte. L'auto si fermò dinanzi a un autogril e con la coda dell'occhio seguì il nostro guidatore in jeans e t-shirt,avvicinarsi al distributore
"Lì c'è un minimarket, vado a dare un'occhiata, voi volete qualcosa, ragazze?"Ian seduto sul sedile anteriore e le gambe incrociate sul cruscotto, con gran disappunto mio, si sporse verso di noi, con quel suo solito mezzo sorriso. Scossi la testa mentre i suoi occhi si posavano su Emily accanto che continuava a tenere lo sguardo fisso sul finestrino "va bene, allora provvederò io"mio fratello scese dall'auto e sentii la mia amica stringere con forza i denti

"Ancora non ci credo di essermi lasciata coinvolgere in quest'idea assurda!"sbuffò e finalmente si girò con gli occhi infervorati dalla rabbia, le labbra lucide color lampone in una morsa serrata mentre i capelli sembravano tagliare l'aria, a causa dell'ira che emanava. Questa 'assurda idea' era venuta ad Ian il giorno prima, l'aveva chiamata una piccola escursione all'insegna del divertimento sfrenato e meno caro di Las Vegas. Un progetto piuttosto folle ma non per lui e alla fine in meno di poche ore aveva trovato un hotel per dormire e coinvolto tutti, perfino Sabine e Nick (dietro di noi, nella loro auto). D'altronde, c'era da aspettarselo da lui, quando si metteva in testa anche la più piccola e stupida idea, doveva raggiungerla e per fortuna non era uno sconsiderato che lasciato tutta a caso. Sospirai
"Ormai siamo qui, non ci resta che restare per i prossimi due giorni"Emily incrociò perentoria le braccia al petto e mi fulminò con lo sguardo, mettendo un piccolo broncio. Neanche a me, tutta questa faccenda mi elettrizzava molto, avrei preferito di gran lunga trascorrere del tempo a casa di Lucas, lontana da occhi indiscreti ma alla fine eccomi qui, ad Atlantic City. A Emily, invece, l'idea non entusiasmava per niente. Ultimamente il suo comportamento era davvero strano. Era diventata più isterica, nervosa, lievemente più altezzosa e pignola. Per ore avevo tentato di convincerla, sicura che le avrebbe fatto bene allontanarsi un po' da New York, ma niente, si era perfino 'barricata' in casa per non venire. Un comportamento piuttosto bizzarro, soprattutto per una donna come lei che amava il divertimento. Alla fine, era qui, poiché era stata 'gentilmente' sequestrata da Ian e da allora il suo umore era peggiorato drasticamente. Non aveva detto una parola per tutto il viaggio e non aveva fatto altro che lanciare occhiate di puro odio a mio fratello.
"Due giorni che passeremo a modo mio, chiaro?"annuii dinanzi alla sua fermezza e la vidi rilassarsi sul sedile, sospirando. Poggiai la testa sulla sua spalla e ridacchiai quando distolse lo sguardo, non appena Lucas rientrò in macchina insieme a mio fratello.
"Quando arriviamo?"domandai
"Siamo quasi, arrivati, sorellina, sono sicuro che a voi donne l'hotel che ho scelto piacerà molto, ha una spa e una fantastica piscina"Ian piegò il braccio sul finestrino mentre l'aria sferzava tra i suoi capelli
"e come pensi di spiegare a nostro padre le tue "spese folli"?" lo stuzzicai, una mini-vacanza ad Atlantic City non passava di certo inosservato

Amami, ti prego 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora