Capitolo 40

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Una leggera brezza sfiorava i nostri visi ma sembra così lontana, non riuscivamo neanche a sentirla, come il resto. Lucas mi spinse dentro e chiuse la porta alle nostre spalle. Le sue braccia mi assalirono con forza, cingendomi la schiena e abbracciandomi dolcemente, mi sentivo sempre più affondare nel suo petto. I vestiti in quel momento sembravano inesistenti, dato il calore scaturito dal suo corpo, che riscaldava ardentemente il mio. Percepivo sotto i polpastrelli, la durezza dei suoi muscoli, i grandi bicipiti del torace gonfiarsi e un formicolio mi percorse la schiena. La sua bocca era così morbida e bollente, la sua lingua leccava lentamente i contorni delle mie labbra, così passionalmente da estasiarmi. Chiusi gli occhi e mi lasciai abbandonare a quella piacere sconfinato. Entrambi ci stavamo gustando con una decisione e una voracità, di chi non si baciava da anni. Con un bisogno impellente che ogni volta ci invogliava a non smettere ma a cercare un'altro assaggio. Inarcai la schiena e i nostri corpi si scontrano, smaniosi di sentirsi pelle contro pelle. Posai le mani sulle sue robuste spalle per reggermi e schiusi le labbra. La sua lingua entrò e mi invase. Il suo sapore mi inebriava, tanto da annebbiarmi la mente mentre lui non perdeva tempo ma mi esplorava, con desiderio. Come se non avesse avuto bisogno di nulla, tranne che di me. Le sue nostre lingue si avvolgevano a vicenda.
I suoi denti sfiorano il mio labbro inferiore e un piccolo gemito uscì dalle mie labbra. Il suo corpo si irrigidì e fortificò la presa intorno al mio, come se quella reazione fosse stato un duro colpo al suo autocontrollo. Come se da un momento all'altro potessi scomparire dalle sue braccia. Cosa impossibile, poiché lo percepivo in ogni particella del mio corpo. Mi stavo invadendo completamente. Quelle labbra non si limitavano soltanto a baciarmi, ogni tocco, ogni morso, mi mandavano in subbuglio. In quel momento era come se mi stesse baciando perfino il cuore. Lo sentivo gonfiarsi e battere all'impazzata, prendendo il completo controllo di me stessa. Infatti, mi aggrappai a lui come se fosse stato l'unico in grado di donarmi l'aria necessaria che adesso mi mancava. Sentivo la sua erezione premere contro le gambe ed avvampai, piacevolmente sorpresa "Lucas"sussurrai, avevamo i volti così vicini che i respiri si mischiavano all'unisono "sei ubriaco?Perché altrimenti..."il suo sorriso mi prosciugò il respiro. Sembrava essere cosciente di quanto il mio cuore stesse battendo forte adesso e di come riusciva a farmi tramare le gambe

"No, e non sono stato mai così lucido in tutta la mia vita"le sue mani si posarono sui miei fianchi, fremetti. Congiunse le nostre fronti e potei percepire il suo respiro regolare "io non sono il padre del bambino, Juliet mi ha detto la verità, quel bambino che porta in grembo non è mio" sgranai gli occhi, schiudendo e le chiudendo la bocca, incredula. Non era possibile... ci avevo illuso tutti. Un'ondata di rabbia e... gelosia montò dentro di me. Come si poteva mentire in questo modo?. Per quanto amavamo l'altra persona, per quanto volevamo tenerla al nostro fianco, illudendola non l'avresti tenuta con te. Quello non era amore ma necessità. L'amore era una condivisione non un bisogno che calpestava l'altro.
Le mie mani salirono sul suo collo fino alla sua mandibola mentre lo guardai. Strinsi i pugni, Lucas l'aveva amata e forse l'amava tutt'ora, quanto era stato difficile per lui?. Cercai anche il più briciolo di sofferenza nel suo sguardo e gli scostai quel ciuffo che gli cadeva sulla fronte

"tu come stai?" non rispose ma si limitò a sorridermi, prima di baciarmi di nuovo. Tra tutte le risposte questa era in assoluto la mia preferita. Intrecciai le mani dietro il suo collo e le mie labbra si schiusero, anch'esse, in un piccolo sorriso mentre ricambiai quel bacio. A differenza del primo, brulicante di una disperata necessità, questo era un bacio di bentornato, carico di meravigliose speranze e tenere promesse. Le nostre lingue si intrecciarono e allacciai le gambe intorno alla sua vita quando percepii le sue dita, sfiorarmi il fianco, sollevando la mia t-shirt. Le sue mani solleticarono la mia anca e lambirono il tessuto del mio reggiseno "Lucas"anelai il suo nome, con il fiato corto, quando ci allontanammo per riprendere il respiro. La mia testa stava impazzendo dalla voglia di cercare di nuovo le sue morbide labbra, gonfie come le mie a causa dei nostri morsi. "Ryan e Silvia potrebbe tornare da un momento all'altro e ..."quanto desideravo che quella dannata boccaccia venisse sigillata ed ebbi l'impulso di saltare dalla gioia, quanto lui me la chiuse con la sua. Sebbene, mi ripetevo di allontanarmi, non riuscivo a farlo, ero attratta da lui. Un'attrazione fulminea che era esplosa e quindi diventare impossibile da superare. Riuscivo a percepire il suo desiderio, dall'impetuosità della sua lingua, che cancellò qualsiasi tentennamento. Avvampai e fortificai la presa intorno al suo collo mentre i suoi denti mordevano le mie labbra. Mi strinsi di più al suo corpo mentre mi trascinava in camera. L'aria intorno a noi, cominciò a farsi sempre più soffusa e calda, a tal punto che quei vestiti divennero insopportabili. Più la sua lingua si muoveva, più la sua bocca mi baciava e più la mia mente gridava di volerlo. In meno di un secondo dimenticai qualsiasi tipo di freno, addentrandomi in quel sentiero così surreale. Qualsiasi cosa avessi mai cercato di dire, il mio corpo conduceva da sola il gioco. "Non dire una parola, ti prego, non far finire tutto questo"un fremito mi scosse dinanzi a quelle parole che avevano lo stesso sapore del zucchero filato. Al solo pensiero sentivo l'acquolina in bocca e lo stomaco contorcersi per la fame, ben diversa da quella normale. Annuii e con lo sguardo seguii le sue mani alzare i lembi della maglia, sfilandomela. Sentivo un'ondata di calore che proveniva dal basso ventre e divampare, facendomi ribollire il sangue. Il color whisky dei suoi occhi, ora sembrava costellato da lampi dorati e bronzei e il miele dei suoi capelli, al contatto con la luce notturna non era mai stato così lucente. Come calamite, le miei mani si posarono sul suo petto, come se fossero alla disperata ricerca di quel contatto. Sentivo i suoi occhi seguirmi in ogni movimento e sembravano quasi invogliarmi a continuare. Gli sollevai la t-shirt e mi sentii mozzare il fiato. I miei occhi saettarono sui suoi muscoli possenti e abbronzati, dalle sfumature dorate, fino al suo addome definito e poderoso, sembrava essere stato scolpito nel granito. Duro come la pietra ma dall'aspetto morbido come le nuvole, una combinazione disarmante.Quando risollevai gli occhi su di lui, ripresi a respirare mentre lui si avvicinava. Prendendomi per i fianchi, ricaddi sul letto. Sistemò le sue robuste braccia i lati della testa, i capezzoli si indurirono, vedendo il suo corpo che troneggiava su di me, virile e seducente.

Amami, ti prego 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora