Capitolo 13

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POV DI HARRY :

La vedo arrivare.

È bella come sempre.

Dio Harry cosa ti sei fumato? Mi maledico da solo.

Non so nemmeno perché io sia qui. Dannazione. Questa ragazza mi incuriosisce sempre di più. Non riesco a starle lontano.

Si avvicina sempre più, noto che ha un cipiglio sul viso e i suoi occhi sono tornanti freddi, di ghiaccio come quando la conobbi. Merda.
Ed ora cosa sarà successo?

"Renesmee" la saluto a modo mio.

"Harry." Dice secca.

Entra in macchina senza proferire parola. Non è un buon segno.

Continuo a viaggiare senza una meta ben precisa, la porterò in un chiosco qui vicino a mangaire velocemente un panino. La guardo e vedo che è pensierosa glie lo si legge in faccia che c'è qualcosa che la turba. Ma cosa?

Questo silenzio mi sta ammazzando. Preferisco quando parla e sbraita che non quando sta zitta. Mette nervosismo.

"Parlami." Le dico semplicemente.
Finalmente mi degna di un fottutissimo sguardo mentre guido. Mi incenerisce ma non mi fa effetto. Mi sta facendo incazzare e non poco. Deve parlarmi. Ora.

"Cazzo Renesmee! Di una fottuta cosa!" Sbraito. La vedo che si irrigidisce ma non me ne un porta un fottuto cavolo. Diamine.

POV DI RENESMEE :

Stringe le mani sul volante in pelle nero. Le sue nocche diventato subito di un colore bianco,mette paura. Manca solo lui e i miei dubbi sono al limite. Dovrei, forse, parlargliene ma non ne sono sicura,ci conosciamo appena.

Posso magari solo essere voci di corridoio quello che Samantha cercava di dirmi, ma anche qui non ne ho la certezza. Fottuta insicurezza.

"Cosa ti devo dire?" Dico più pacatamente di quanto pensassi. La voce un filo, ma sono di ghiaccio ora davanti a lui e lo posso percepire io stessa.

"Non lo so, non lo so" respira rumorosamente. Sarà una lunga giornata, me lo sento.

Sbuffo al suo infantile comportamento. Dovrebbe gestire la sua rabbia insomma non gli ho fatto nulla e per lo più dovrei essere io quella arrabbiata qui.

"Perchè sei così fredda cazzo." Sentenzia dopo pochi minuti. I mie occhi saettano per qualche secondo nei suoi e i problemi per una frazione di secondo svaniscono. Per poi tornare intensi come prima.

"Dobbiamo parlare." Serra più volte la mascella. Arriviamo ad un chiosco dove vendono, molto probabilmente, panini caldi fatti in casa, la fame sale e non sto nella pelle. Cerco di aprire la portiera ma mi blocca.

"Parlare di cosa?" Il suo sguardo è freddo sul mio corpo ma nonostante tutto brucia ugualmente e qualche battito accellera in me.

"Non ora. Harry." Scendo dalla macchina e ordino due panini.
Li porto in macchina ma lui non ne vuole sapere di mangaire, lascio perdere.

"Quindi?" Sì passa freneticamente la mano fra i suoi bellissimi ricci. È nervoso. L'aria in questa macchina si fa sempre di più rarefatta e dio la bile mi sale in gola quando tiro fuori l'argomento di cui ho parlato poco prima con Sammy.

"Mi nascondi qualcosa?" I suoi occhi si aprono più del solito e un pezzo del mio piccolo mondo crolla. Perché quella espressione? Mi nasconde allora davvero qualcosa di cui io non ne sono a conoscenza altrimenti non avrebbe fatto quella faccia.

"Di cosa parli?" La voce più roca del solito. Lo conosco bene, ma in realtà non lo conosco affatto.

"Voci di corridoio." Dico infine. Non voglio sapere. O forse si ma so che mi ferirei da sola e mi maledirei mentalmente. Forse la miglior arma è l'indifferenza.

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