Capitolo 1

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La Regina

Era una serata stupenda.
Io e Brandon abbiamo festeggiato il nostro primo anniversario. Siamo stati da Mase's un ristorante giù in città. Era come un S. Valentino fuori stagione: il tavolo con la candela, i camerieri agghindati, l'ottimo cibo e Brandon.
Brandon era assolutamente perfetto.
Indossava una camicia blu scuro, con un paio di jeans e sembrava indossasse uno smoking.
Era fantastico.
Mi guardava fisso negli occhi ed era come se non ci fosse nient'altro che noi e la nostra bolla felice.

***

Ci siamo conosciuti al nostro primo anno di college. Io avevo vinto una borsa di studio per l'atletica, lui era entrato nella squadra di football. Ogni giorno, volente o nolente, mi toccava allenarmi mentre giocava la sua squadra, pregando ogni volta che non mi arrivasse una palla addosso.
Vedevo questi ragazzi correre, sudare, spingersi per conquistare la palla e poi segnare. Lo trovavo eccitante e al contempo stupido.
Io adoravo correre, mi provocava ogni volta un' incredibile adrenalina, ma non ero brava negli sport di gruppo come quello, io volevo sempre vincere.
Mentre mi allenavo sapevo degli sguardi di alcuni ragazzi su di me, ma non mi importava nulla, ero io contro il vento. Loro si distraevano, io correvo. Era sempre la stessa storia. Avevo sentito che alcuni di loro mi chiamavano la "regina di ghiaccio ", per via del mio carattere un po' scorbutico. É vero, ero un po' permalosa, ma l'importante non era quello che dicevano di me, ma che mi chiamassero" regina ". Come la maggior parte dei ragazzi del complesso, infatti, ero vista come una delle ragazze più belle della scuola e mi piaceva esserlo, quindi, quando un giorno, mentre stavo provando la corsa a ostacoli, non mi diedi la giusta spinta per l'ultimo salto e caddi rovinosamente a terra, non mi meravigliai più di tanto nello scorgere un ragazzo che correva preoccupato verso di me.
"Ehi! Tutto bene?".
Peccato che al contrario di quanto mi aspettassi, era il quarterback della squadra, un ragazzo che non si notava in giro perché se ne stava sempre in disparte con alcuni suoi amici, ma che si accendeva in campo. Io lo ammiravo, ogni volta che mi era possibile. Ma non conoscevo il suo nome.
" Sto bene, grazie" risposi, provando ad alzarmi, ma stavo per cadere nuovamente con la faccia a terra, quando mi sentii sollevare per le braccia da due mani forti e quando alzai lo sguardo mi ritrovai davanti i suoi bei occhi verdi molto vicini al mio viso.
Rimasi a bocca aperta, non mi uscivano le parole di bocca. Certo che da vicino faceva proprio girare la testa.  Probabilmente gli stavo sembrando una stupida.
Lui era bellissimo. Aveva i lineamenti del viso poco marcati ma molto dolci, i capelli scuri che gli ricadevano bagnati sulla fronte, due occhi in cui potevi perderti e due labbra che sembravano davvero morbide, per cui morivo d' invidia per chiunque le avesse già sfiorate. La maglia bagnata di sudore evitava qualunque immaginazione e le gambe forti spuntavano da sotto i pantaloncini scuri. Ero in estasi, volevo fosse mio.
Chi lo avrebbe mai detto che noi due ci saremmo mai parlati? Se fino a poco fa, mi sentivo come una regina, adesso mi ero declassata con le mie mani, perché mi sentivo le gambe talmente molli che se lui non mi avesse sorretta, a quest' ora sarei svenuta a terra per l' imbarazzo.
"È meglio che ti porti in infermeria non credi? ".
Nel suo volto si leggeva un leggero divertimento, misto a preoccupazione.
Sbattei più volte le palpebre per riprendere lucidità.
"Sì, infatti. Ce la faccio", risposi più a me stessa che a quel ragazzo.
Ancora un po' titubante, lasciò andare lentamente la presa, probabilmente preoccupato che potessi cadere di nuovo. Lo ringraziai e stavo per andarmene, ma mi accorsi che non riuscivo a poggiare il piede destro. Mi faceva male la caviglia. Lui era dietro di me, mi guardò zoppicare per un po' ,ma poi sentii una sua esclamazione.
"Oh al diavolo! ", e mi corse incontro cogliendomi di sorpresa.
" Forza, fatti aiutare", mi mise un braccio sotto la vita, facendo passare il mio sulle sue spalle.
"Ce la facevo anche da sola", risposi presa in contro piede.
"Si certo, non c'è di che!", rispose lui ignorando completamente il mio commento lasciando scivolare la conversazione in un silenzio imbarazzante.
Camminammo lungo quasi tutto il perimetro del campo, sotto gli occhi di tutti, mi accompagnò ad una panchina vuota e mi ordinò di rimanere lì. Corse verso il Mister, si scambiarono due parole e poi lo vidi ammiccare e guardare nella mia direzione. Quando corse nuovamente da me, non si rese conto che tutti i suoi compagni ci stavano osservando, bisbigliando tra loro e mi disse soltanto "Ok, possiamo andare ", rimettendomi il braccio intorno alla vita.
" Spero non ti disturbi troppo".
"Figurati...", risposi sempre sulle mie.
Oh, si sbagliava di grosso se pensava che potesse anche solo sfiorarmi il pensiero che potesse disturbarmi il fatto che lui mi toccasse, anzi, avrei voluto conoscerlo meglio.

Non lasciarmi, resta al mio fiancoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora