Capitolo 18

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Tutto mi sarei aspettata, meno che questo. Perché doveva esserci anche lui in questo corso? Che ci faceva qui?
Si che avrei finito comunque per cercare di parlarci, a causa di tutta la storia di Miriam, che praticamente era la storia della mia vita, ma... Non oggi!
Non il mio primissimo giorno di college!
Non ero psicologicamente  pronta e lui sembrava emanare un'aura da 'io sono figo, tu no!'...
Cosa che avevo sempre detestato in una persona, perché mi ricordava tanto i bulletti del liceo e quelli non li sopportava nessuno prima, figuriamoci al college.
Cercai di fare un profondo respiro per calmarmi e non sembrare troppo spaventata dalla cosa, mentre vidi che il professore si era nuovamente alzato e veniva verso di me.
Che voleva?
"Bene signorina, adesso può scendere e lasciare il palco ai suoi colleghi. O vuole goderselo ancora un po'?", mi chiese guardandomi da sotto gli occhiali con sguardo furbo alzando un sopracciglio.
Ma che cavolo?
Non mi ero resa conto del tempo che era passato e avevo finito per fare la figura dell'imbecille proprio davanti a tutti, il primo giorno.
Fantastico...
Mi sembrava di essere tornata davvero al liceo, quando grazie alla mia sbadataggine non facevo che combinare guai.
Ecco, adesso chissà cosa penseranno gli altri di me! Che ero una stupida, ecco cosa.
Scesi gli scalini e mi misi velocemente nell'angolo in fondo al teatro per aspettare insieme agli altri, ma mi vidi costretta a passare proprio davanti ai sedili dove se ne stava stravaccato Brandon, l'ultima persona con cui avrei voluto interagire.
Sperai che si limitasse a guardare i provini, senza proferire parola.
Speranze vane, perché lo sentii ridacchiare.
Decisi di voler essere superiore e non badarci, canticchiando una canzoncina che avrebbe dovuto distrarmi, ma all'ultimo non ce la feci più e mi girai per guardarlo male.
Alla fine la rabbia vinceva sempre, non ce la facevo proprio a non fare niente mentre quell'imbecille imbellettato se la spassava alle mie spalle solo perché avevo fatto una brutta figura e mi era sembrato che adesso se la ridesse davvero di gusto, almeno finché non fu sgridato dal professore.
Mh, ben ti sta... sorrisi tra me e me.
Dopo che anche l'ultimo studente si era esibito, il professore Morgan, seduto accanto a Brandon, lo guardò.
"Bene signor Leeroy adesso tocca a lei", gli rivolse uno sguardo divertito, come per sfidarlo a contraddirlo.
E infatti...
"Cosa? Nessuno mi aveva detto che avrei dovuto recitare anch'io", esclamò allarmato il poveretto che si era ritrovato incastrato a sua insaputa.
Il karma esiste allora!
"Beh, c'è una prima volta per tutti e adesso salga su quel palco se non vuole peggiorare la sua situazione e rendersi ridicolo davanti i suoi colleghi", lo guardò male.
Peggiorare la sua situazione? Allora avevo ragione a pensare che è cambiato. Beh, di sicuro adesso, qualunque cosa ha combinato, evidentemente era lì non di sua spontanea volontà, dato c'era voluta la direttrice per portaglielo. Un po' come una sorta di babysitter!, risi fra me e me, Il bambino cattivo ha bisogno di essere rimesso in riga e questa è la sua punizione. Adesso vediamo come se la cava!?
Infatti lo vidi digrignare i denti e indurire la mascella, con un'espressione furiosa . Solo uno degli altri ragazzi che stavano in aula si era azzardato a ridere della cosa e lui lo fulminò all'istante con uno sguardo di ghiaccio.
Come a dire, mi trovo già in una situazione di merda, vuoi forse peggiorarla?
Solo che per i maschi questo significava darsele di santa ragione.
Loro e il loro orgoglio maschile...
Non credevo fosse un tipo da teatro, quindi dubitavo che avesse qualche opera o un testo in mente, però mi sarebbe piaciuto sbagliarmi.
Ne sarei stata piacevolmente sorpresa.
E stranamente fu così.
Non recitò un pezzo conosciuto, forse non era nemmeno un dialogo, probabilmente era una parte di uno dei libri che aveva letto talmente spesso da ricordarla a memoria.
Non seppi dire di che testo si trattasse, ma sembrava più una sorta di confessione, non saprei dire con esattezza il perché.
"Oh venti che soffiate a ovest, così lungo e tedioso è il vostro cammino. Anch'io ho un tale fardello da portare, un male talmente grande da corrodermi l'anima... La strada verso l'espiazione è ancora lontana, le sue rive non si vedono ancora all'orizzonte, il vento impetuoso mi tramortisce, impedendomi di seguire la rotta... È difficile non farsi incantare dal dolce canto delle sirene, la cui bellezza è pari solo a Venere; esse tanto belle e tanto maligne son. Voraci di sangue puro, ingannatrici di uomini perduti, seducenti, ti spingono all'oblio, da cui non c'è ritorno..."
Wow, e si, forse l'ha fatto inconsapevolmente, ma di certo questa era proprio una confessione! Parla di espiazione. Espiazione da cosa? Si sente forse in colpa per quanto è successo a Miriam? E poi...le sirene? Che parli di tentazioni?
Se non sapessi quello che gli era successo e fossi completamente estranea a tutta la vicenda forse non me ne sarei accorta o non avrei subito collegato le due cose, ma non ci voleva un genio per capirlo dopotutto.
Non saprei dire se fosse spinto dal bisogno di sfogarsi o altro, ma anche da lontano si poteva vedere un leggero rossore nelle orecchie e nel collo.
Era imbarazzato, e potevo anche capirlo!
Ci voleva coraggio per aprirsi così tanto in pubblico.
Perché lo aveva fatto?
Magari confidava nel fatto che non se ne sarebbero accorti e non avrebbero fatto quindi due più due e collegarlo quindi a ciò che gli era successo e che, di conseguenza, non avrebbero fatto domande.
Tutti attendavamo la sentenza del professore in silenzio.
Perfino Brandon, lì sul palco a testa china, aspettava il verdetto a pugni chiusi.
Quel ragazzo era davvero troppo teso doveva rilassarsi!
"Bene!", esclamò il professore ad un tratto sorpreso.
Lo ero io, figuriamoci lui!
"Vi comunico che abbiamo il nostro protagonista!", esclamò incrociando soddisfatto le braccia guardandoci.
"Che cosa?!?", urlò Brandon dal palco.
Di certo non se lo aspettava! Se non voleva essere lì, figuriamoci se voleva fare il protagonista!?
Con un balzo scese giù e si avvicinò a passo spedito verso il professore, che imperterrito lo guardava sorridente.
Fossi in lui mi preoccuperei un po' a sorridere in quel modo...
"Ma dico le da di volta il cervello?! Io sono un giocatore di football, non un attore da quattro soldi!", gli urlò.
Fossi stata il professore gli insegnerei un po' di buone maniere...
"Signor Leeroy non si sminuisca, se fosse stato un attore da quattro soldi qualunque, non l'avrei di certo scelta come protagonista!"
Continuava a sorridere tutto fiero.
Lo stava forse prendendo in giro? Beh, anche se era serio, purtroppo per Brandon, non poteva tirarsi indietro, era il professore ad avere il coltello dalla parte del manico, lui era solo un pezzo di carne che stava per essere divorato.
Il prof Morgan già mi piaceva.
"Bene. E adesso, se non c'è più nessuno che abbia voglia di farmi perdere il mio prezioso tempo, andrei avanti ad elencare il programma", seguì un silenzio di tomba, per cui il professore si sentì autorizzato a proseguire.
"Bene. Dicevo, per la protagonista, dato che la maggior parte dei presenti siete di sesso femminile, mentre l'opera che vorrei proporvi ha molti più attori maschi, avrei deciso di fare una selezione. Vi darò un pezzo da studiare e per il prossimo incontro dovrete recitarlo. Ora, il fatto è che deve essere recitato a coppia e siccome il nostro signor Leeroy non ha il dono dell'ubiquità, purtroppo per noi, faremo un sorteggio per le coppie, va bene?"
Ci fu un mormorio di dissensi, ma tutto procedette tranquillamente nonostante la strana situazione. Almeno finché non arrivò il mio turno, rendendomi conto che il nome di Brandon non era ancora uscito, ma non poteva di certo capitare a me no? Chi poteva volere una disgrazia simile? Infatti appena aprii il biglietto del mio futuro compagno, capii che in realtà il destino doveva per forza avercela con me, perché non era possibile che di venti o più persone che eravamo in quella sala, proprio io finissi in coppia con 'mister sono figo'. Che poi di essere bello, per carità lo era eccome, anche perché se esisteva il termine incantare, i suoi occhi sapevano farlo di sicuro. Ma a me di tutto questo non importava. Non ero una di quelle che dava molto importanza all'aspetto fisico, anche se vedere Harry sotto la doccia mi aveva fatto un certo effetto. Ma doveva essere il fatto che, a lungo andare, non aver avuto nessun rapporto con un uomo, al di fuori dell'amicizia con Harry, doveva avermi reso ipersensibile alla loro vicinanza. E anche avere a che fare con un ragazzo come Brandon era un problema, per mister simpatia sarebbe stato più facile socializzare con un avvoltoio affamato, piuttosto che con una come me. Infatti non appena lessi il nome del mio compagno ad alta voce, il suo volto s'incupì. Non pensavo che ce l'avesse specificatamente con me, no non credo proprio, pensavo che piuttosto fosse l'idea in se ad infastidirlo. Io o un'altra ragazza, non avrebbe cambiato molto, almeno per lui, perché le mie compagne di corso invece iniziarono a lamentarsi di non aver avuto la mia stessa fortuna, insultandomi.
"La solita fortuna del principiante", disse una ragazza alta, con lunghi capelli castani e un fisico da modella. Credo si chiamasse Melissa.
"Che sfacciata! Sicuramente ha truccato il sorteggio!", si aggiunse una bionda platino con le labbra sicuramente rifatte e non solo quelle, incrociando le braccia scocciata.
Sì certo, ho truccato il sorteggio come no? Se l'avessi fatto almeno avrei fatto in modo che fosse a mio vantaggio no?!
Ma che si erano messe in testa quelle ragazze? Sembravo forse una che voleva farselo ad ogni costo?
Ma dico io, se lo volevano così tanto, perché il destino l'aveva dato proprio a me, che non lo volevo proprio!? Anzi, più ritardavo la cosa di doverci parlare, meglio era per me. Con un tipo simile era come sbattere la testa nel muro per farsi ascoltare, ti avrebbe ignorato in qualsiasi modo, a meno che la cosa non l'avrebbe toccato davvero.
Ero persa in questi pensieri, quando mi sentii toccare una spalla saltando in aria per lo spavento.
"Tesoro se ti faccio ora questo effetto, come faremo più avanti?", mi disse Brandon col suo tono da spavaldo.
Furbo, il ragazzo. Voleva fare buon viso a cattivo gioco, ma se pensava di ammorbidirmi con questi nomignoli del cavolo si sbagliava di grosso.
"Non preoccuparti tesoro, pensa piuttosto a tenere a bada il tuo ego. Credo che stia volando troppo alto".
Non volevo che si facesse un'idea sbagliata di me, volevo che capisse sin da subito che i suoi giochetti non avrebbero attaccato come con qualche ochetta del corso.
Lo sentii ridere piano.
"Sei forte, te lo concedo. Ma non basta un po' di spavalderia a sorprendermi tesoro ", mi disse avvicinandosi e prendendo in mano una ciocca dei miei capelli.
Oddio, che schifo. Mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo, quando bastava uno sguardo e qualche parolina dolce per conquistare una donna. Non che la cosa mi dispiacesse davvero, ma in tutto ciò non c'era niente di vero. Lui era falso, voleva farmi abbassare le difese per raggiungere chissà quale scopo. Forse voleva svignasserla e lasciare tutta la responsabilità sulle mie spalle o forse no. Ma qualunque cosa avesse in mente non attaccava.
Io detestavo le persone come lui.
Scansai la sua mano e misi un po' di distanza tra noi.
"Non volevo sorprenderti. Volevo solo chiarire che certi giochetti con me non attaccano. E chiamami di nuovo tesoro e puoi dire addio ai tuoi gioielli di famiglia", chiarii con il sorriso più falso che riuscii a fare.
In un certo senso mi dispiaceva dover fare la dura con lui. Se almeno fosse coerente con sé stesso e con gli altri sarebbe mille volte più semplice.
Mi guardava fisso negli occhi, come a vedere a chi cedeva per primo ma all'ultimo cedette.
"Va bene, hai vinto. Cosa vuoi fare?", mi chiese incrociando le braccia.
"Cosa voglio fare che cosa?", gli chiesi non capendo.
"Per la parte! Il sorteggio. Siamo obbligati a collaborare e non è che la cosa mi faccia molto piacere..."
Non mi offesi. Avevo capito che tutta questa situazione lo stava rendendo insofferente e quindi che non ero io il problema.
Inoltre mi fece piacere che finalmente era tornato se stesso, così sarebbe stato più facile comunicare senza più sotterfugi.
"Si, l'avevo capito. Ma chi mi garantisce che non mi mollerai, lasciando a me tutto il lavoro eh?".
Volevo che capisse che l'avevo inquadrato e mettere in chiaro le cose subito.
Sospirò.
"Non lo farò. Mi servono questi crediti, che mi piaccia o no, quindi collaborerò, fidati".
Fidati. Un parolone, dato che ancora non lo conoscevo affatto!
Ma dato i fatti e le coincidenze, dovevo sfruttare questa situazione e quindi decisi di dargli una possibilità.
"Va bene. Allora domani pomeriggio dopo le lezioni, ci vediamo qui".

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 14, 2017 ⏰

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