Capitolo 8

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Peter

Mi svegliai di soprassalto, disturbata da un suono penetrante che riconobbi come la mia suoneria.
Ma chi diavolo l'aveva cambiata? Poi un illuminazione.
Mia sorella!
Maledetta Amberly e i suoi gusti musicali, mi aveva convinta a mettere Enter Sandman, dei Motorhead .
"Pronto? ", risposi con la voce ancora impastata dal sonno.
Non rispose nessuno, per cui chiesi chi fosse ma sentii solo una risata di sotto fondo. Staccai  di colpo la presa sul telefono, come se scottasse, facendolo cadere rovinosamente a terra, con un gridolino.
Era passata una settimana dall'ultima volta che questo pazzo mi aveva perseguitata, seguendomi al dormitorio e in camera di Brandon. Da allora la mia vita era proseguita come al solito: amiche, lezioni, studio. Unica novità. Brandon.
Ormai era diventato la mia ombra, aspettandomi a fine lezione per accompagnarmi alla prossima aula, facendomi compagnia in biblioteca quando andavo a studiare, per poi riaccompagnarmi in camera a giornata conclusa.
Stava giocando alla guardia del corpo o peggio, pensava di essere diventato il mio ragazzo, con la sua unica approvazione.
Da quel fatidico giorno in cui ci siamo aperti, direi che ci siamo avvicinati, ma il fatto che mi piacesse non implicava nulla.
Non volevo complicazioni al momento, non ne avevo né la voglia, né la testa per un impegno simile, per cui stabilimmo un patto, "solo amici, niente sesso".
Questo almeno finché tutto non sarebbe tornato alla normalità. Poi avrei anche potuto decidere di frequentarlo, perché no?
Ma Brandon?
Sembrava non aver recepito il concetto, dato che ogni qualvolta che ci vedevamo sembrava provocarmi apposta. Una posa particolare, uno sguardo sensuale, un movimento della mano ed eccomi con gli ormoni a mille, manco fossi una quindicenne in calore.
Maledetto lui, la sua cocciutaggine e chi l'aveva messo al mondo!
Lui era il cacciatore ed io la preda.
Ma non aveva ancora capito che stavo già fuggendo da uno come lui?
Lui doveva proteggermi, non farmi esasperare! E poco ci mancava che lo mandassi al diavolo.
Tutto questo non poteva durare a lungo, gli avrei fatto capire che al momento ero seriamente preoccupata per la mia incolumità! E la telefonata anonima di questa mattina aveva contribuito ad aumentare le mie paure.
Dovevo parlarne subito con le ragazze e con il mio "bodygard" ...
Avevo messo al corrente Stacey e Loren di tutta la faccenda il mattino dopo aver passato la notte da Brandon, non prima di aver raccontato per filo e per segno tutta la nostra serata, con intermezzi striduli di Stacey.
Come se il fatto che ci fosse qualcuno che mi perseguiti passasse in secondo piano di fronte alla promettente serata con il quarterback della squadra... che belle amiche!
Mi sistemai in fretta e furia per raggiungere Stacey e Loren in mensa e quasi mi venne un infarto, perché qualcuno di mia conoscenza si era appostato fuori dalla mia porta.
E che cavolo!
"Buongiorno!", mi disse dedicandomi uno dei suoi sorrisi mozzafiato, in quella sua tranquillissima posa da dio greco.
Cavolo quanto odiavo che lui fosse così attraente! Sicuramente un'altra al mio posto se lo sarebbe, per così dire, già spolpato tutto.
"Brandon! Porca miseria! Mi hai fatto venire un'infarto!", strillai per lo spavento.
"Non basta che uno psicopatico mi perseguiti, adesso si ci mette pure lui!".
Ero scocciata e stravolta, non ne potevo davvero più, della situazione, lo stress, il dover stare sempre attenta nei corridoi.
Mi venne vicino, accarezzandomi una guancia e guardandomi negli occhi.
" Ehi, tranquilla. Tutto ok?".
Sembrava seriamente preoccupato ed io mi persi dentro il mare dei suoi occhi cristallini.
"No!", gli allontanai scocciata la mano, "Per niente! Stamattina ho ricevuto una chiamata anonima, secondo te è tutto ok?".
Sapevo che era sbagliato scagliare su di lui tutta la mia frustrazione, ma non ne potei fare a meno. Era come se in qualche modo, sfogandomi, cercassi di fargli capire i miei sentimenti, i miei bisogni. E in quel momento avevo un disperato bisogno che mi abbracciasse e mi dicesse che sarebbe andato tutto bene.
Mi si avvicinò ulteriormente, ormai ci separava solo qualche centimetro. La sua vicinanza mi scombussolava i sensi, ma allo stesso tempo mi dava sicurezza, una cosa strana per una che era sempre stata abituata ad essere lei stessa una muraglia.
Mi sentivo persa, in balia di lui.
Mai nessuno in vita mia , aveva avuto tutto questo potere su di me e ne ero terrorizzata. Speravo solo che la mia fiducia in lui non fosse mal riposta.
Mi prese il volto tra le sue grandi mani avvicinandolo al suo, in modo da potermi guardare dritto negli occhi.
Mi sentivo galleggiare. Non c'erano più studenti, pareti o porte, era tutto scomparso. Eravamo solo noi in balia delle onde nella brezza autunnale.
" Miriam...", disse Brandon riportandomi alla realtà, " so che adesso sei spaventata e lo capisco, ma ti prometto che riusciremo a beccarlo. Io so chi è".
A quella rivelazione la testa prese a girarmi vorticosamente, tanto che dovetti aggrapparmi sulle sue braccia. Mille domande mi assalirono. Lo spinsi via incredula e indignata.
Come faceva a saperlo?
Lo conosceva?
Lo aveva visto in volto?
Cos'altro mi nascondeva?...
" Come lo sai? E perché non hai fatto nulla fin'ora?".
"Perché anche se so chi è e credimi, avrei tanto voluto ucciderlo se avessi potuto, ma senza prove ho le mani legate. Posso solo dire di averlo visto andare via dopo aver bussato alla mia porta, ma questo non fa di lui uno stalker psicopatico, purtroppo. E poi dovremmo comunque spiegare la tua presenza nel dormitorio maschile e questo peggiorerebbe ulteriormente la situazione, fidati".
Il suo ragionamento non faceva una piega purtroppo, ma ció che mi chiedevo era cosa avrebbe comportato...
Dovevamo trovare un modo per esporlo, per beccarlo una volta per tutte, per essere finalmente libera, e per farlo, doveva avere un valido motivo o avrebbe capito l'inganno.
Speravo ardentemente di sbagliarmi, ma questo significava solo una cosa. Dovevo espormi anch'io...
"Ok, dimmi almeno che abbiamo un piano perché davvero Brandon, non ce la faccio più" .
"In realtà, saprei come beccarlo, ma avrò sicuramente bisogno del tuo aiuto e questo non mi piace" .
Quando si preoccupava per me era davvero molto dolce e mi faceva venir voglia di dimenticare tutto e dedicarmi solo a noi, cercando di capire cosa eravamo. Ma questa assurda situazione aveva la precedenza e purtroppo avremmo dovuto aspettare chissà quanto prima di tuffarci nella nostra bolla personale.
"Brandon, se ci fossero altre alternative ne riparleremo, ma se al momento questo é l'unico modo che abbiamo per prenderlo io non mi tireró indietro, sappilo. Voglio acciuffarlo, voglio che lo sbattino dentro e voglio essere finalmente libera ok? Quindi, facciamolo" .
Non mi importava più del fatto che lui era il mio stalker, non lo vedevo più come una persona da temere, colui che mi perseguitava. Non volevo che a vincere fosse la paura e che per questo, dovessi sempre nascondermi ed essere protetta. Lui era diventato il mio obiettivo, così come per lui ero la sua ossessione. Se avessi dovuto fingere, che importava, io rivolevo indietro la mia vita.
Brandon sembrava riflettere sulle mie parole. Sicuramente sapeva che avevo ragione, ma per quello che avevo capito di lui, se avesse accettato, lo avrebbe fatto molto a malincuore e con un compromesso.
"Va bene, hai ragione, ma é troppo rischioso, lo capisci vero? Se qualcosa va storto, non ci voglio neanche pensare" , si passò le mani fra i capelli, "potrebbe farti non so che cosa e penso che mi devasterebbe" , mi disse tutto d'un fiato, con un sospiro.
Caspita! Ci teneva proprio a me, che dolce, però dovevamo dare la giusta priorità alle cose.
"Brandon, lo so, ma andrà tutto bene, fidati di me", gli sorrisi sinceramente.
Aveva bisogno di crederci quanto me, che si fidasse davvero, o sarebbe saltato tutto e non potevo permetterlo.
"Dai, per il momento raggiungiamo le ragazze, che sto morendo di fame, mi stanno aspettando".
Lo presi per mano per farlo destare dal suo stato di catalessi, ultimamente stava sempre a pensare, anche troppo per i miei gusti.
Quasi davanti la mensa mi staccai da lui, non volevo che le persone si facessero una strana idea di noi. Lui mi seguì rimanendo indietro, con le mani in tasca.
Nonostante la bella presenza, mi sembrava che dentro si sentisse un po' come un cucciolo bastonato, non saprei spiegarne il motivo.
Appena vidi le ragazze al nostro tavolo, diventai subito raggiante e le raggiunsi.
"Buongiorno Miri", mi salutarono in coro.
"Ti sei portata dietro il tuo quarterback, vedo", mi disse Loren, guardandomi maliziosa.
"Lui non é mio, partiamo da questo presupposto, può fare ciò che vuole".
"Si come no? ", disse Loren piano a Stacey, per non farsi sentire.
"Smettila! Siamo solo amici ok?", le risposi cercando di imitare il suo sguardo inquisitore.
"Non sono per niente convinta e tu sai il perché, ma ti asseconderò, solo per oggi".
Mi sedetti insieme a loro e non mi accorsi che Brandon fece lo stesso, sedendosi di fronte a me.
Sembrava cogliere ogni piccola occasione per marcare il territorio, come un cane.
Ma dico io, per chi mi aveva presa?
"Non puoi farti più in là o sederti altrove? Le tue gambe sono troppo lunghe, mi sono tra i piedi", lo guardai male.
"Salve ragazze!" , salutò cordiale le mie amiche il ruffiano.
"Ciao bellezza", lo salutò adulatrice Stacey.
Traditrice!
"No tesoro non posso e le mie gambe sono dove dovrebbero essere", mi guardò esplicitamente.
Ma allora lo faceva proprio apposta!
Non mi ero sbagliata!
"Miri ti sta uscendo del fumo dalle orecchie, datti una calmata".
Meno male che c'era Loren, senza di lei rischiavo ogni volta di far perdere punti alla mia reputazione quando c'era Brandon nei paraggi.
Lui riusciva sempre a far uscire la vera me e al momento, questa era l'ultima cosa che volevo.
Mi schiarii la gola.
"Comunque, volevo informarvi che questa mattina mi é arrivata una chiamata anonima" .
"O mio Dio! Davvero Miri? ", mi chiese Stacey allarmata.
"Si, penso che si tratti della stessa persona che mi ha aggredita".
"Ma perché? Cosa vuole da te? "
"Non lo sappiamo" , intervenne Brandon, "ma la cosa positiva é che so chi é" .
"Cosa? ", urlò Stacey.
"E perché non ce l'hai detto subito? ", gli chiese Loren.
Probabilmente avrà pensato anche lei che c'era qualcosa che non ci diceva.
Ci nascondeva forse qualcosa?
"Infatti Brandon, spiegaci, perché non ce l'hai detto? ", insistetti dubbiosa.
"Miri, cazzo, te l'ho già detto prima il motivo. Semplicemente perché anche se sapevo chi fosse, non avendo uno straccio di prova era inutile fare qualsiasi cosa. Ok? ", esclamò.
"Però abbiamo anche pensato a un piano giusto? ", gli chiesi cercando un assenso.
Speriamo che abbia capito che poteva fidarsi, dato che ci teneva così tanto.
"Si. Ho pensato insieme a Miriam, che se lui non si espone non avremo mai una prova, per cui dovremmo farlo noi. Lei, più che altro" , disse indicandomi, "e speriamo che vada tutto bene" .
Sembrava davvero abbattuto, ma io non potevo farci niente, mi piaceva é vero, però doveva permettermi di liberarmi da sola dei miei problemi.
"Sei sicuro che questo piano sia buono? Non credo che abbiate ancora definito i dettagli e se non andrà a buon fine? Chi ci assicura che quel pazzo non le farà del male alla prima occasione" .
Loren a volte mi sembrava una sorta di grillo parlante, quando parlava sembrava la voce della coscienza.
"Ti sembra che non ci abbia pensato? Che non mi importi, per caso? Certo che si! Ma Miriam vuole farlo a tutti i costi. .."
"É così? "
"Si. Voglio sbarazzarmene e tornare alla mia vita il prima possibile" , le spiegai.
"Stai attenta, Miri. Non sai com'é questo ragazzo, a parte il fatto che sia un pazzo, certo. Però. .. penso che in un modo o nell' altro ci riuscirai. Tu non ti fai  abbattere da nessuno" .
Oh Stacey, che amica che sei!
La abbracciai forte e le sorrisi compiaciuta, per poi ricompormi.
"Ok allora" , guardai Brandon che sembrava un puntino geloso.
Tesoro se vuoi un abbraccio da me dovrai meritartelo e sudare sette camicie.
"Qual é il piano? "
"Beh, dato che lui é un mio compagno di squadra, purtroppo, ho pensato che, come il nostro primo incontro, per non destare sospetti, potresti non so fare qualcosa vicino a lui, ovviamente te lo indicherò e iniziare a conoscerlo, cercando di capire quali sono le sue intenzioni e i suoi sentimenti per te. Io vi potrò tenere d'occhio essendo in campo, così se ci saranno problemi potrò intervenire. Al resto penseremo dopo" .
Ecco il compromesso, sapevo ci sarebbe stato.
"Ok, non sembra difficile. Dovrò solo inventarmi qualcosa per attirare la sua attenzione" .
"Come se ce ne fosse bisogno" ,mugugnò Brandon.  

****

Quel pomeriggio avevo gli allenamenti, così come Brandon, per cui decidemmo di agire subito.
Prima di entrare in campo, ci appartammo dietro gli spogliatoi femminili e Brandon mi descrisse meglio che poté il fantomatico Peter McDonovan.
Ero pronta, più che pronta, ero adrenalinica e non vedevo l'ora di entrare in scena.
Feci un giro intorno al campo come di routine, per individuare la persona indicatami. Era difficile con tutti quei corpi in movimento, ma non così tanto come temevo.
Mi stava guardando, ovviamente.
Bene, continuai a correre finché non arrivai vicino alla sua posizione, proprio vicino al bordo campo e facendo un ultimo stacco corsi a più non posso in modo da finirgli addosso.
"Aah!", urlai, aggrappandomi al suo braccio.
Lui mi prese si può dire al volo e mentre mi sollevò potei fargli una specie di radiografia.
Non era messo male. Aveva un corpo sodo e asciutto, come ogni giocatore, capelli corti castani e occhi d'ambra.
Se non fosse uno stalker pazzo e schizzofrenico, un pensierino glielo avrei fatto.
Iniziava lo spettacolo.
"Scusami, ero sovrappensiero e non stavo guardando dove mettevo i piedi" , mi scusai.
"Ehi, tranquilla non fa niente, può capitare" , mi sorrise tranquillo.
"Grazie, comunque non credo che ci siamo mai presentati, piacere io sono Miriam, Miriam McCallister ", gli tesi la mano.
Lui la strinse subito.
"Figurati, ti ho vista spesso qui. Io sono Peter, Peter McDonovan".
  


Non lasciarmi, resta al mio fiancoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora