Complicazioni
Brandon pv
Non ci credo...
Non era possibile che quello che stavo vedendo fosse reale, non ci volevo credere che fosse reale!
Cioè, dopo tutte le parole che ci siamo detti, i baci e persino le scuse e gli infiniti mi dispiace, adesso questo.
Non era possibile, davvero.
Non me ne capacitavo.
E soprattutto, almeno non con LUI.
Tutti ma non lui.
Non con quello psicopatico, coglione del cazzo!
A tutto c'era un limite!
Va bene che avevamo deciso apposta che per funzionare, il piano dovesse comprendere che Miriam lo assecondasse un po'.
Cretino io che non avevo capito fino a che punto significava tutto ciò. O forse, era più probabile che non ci avessi fatto caso apposta, per non farmi troppi film mentali.
Peccato che la realtà nuda e cruda fosse mille volte peggio!
Non volli vedere altro.
Ero amareggiato e disgustato. Ma non potevo certo fargliela passare liscia.
No.
Quella che aveva osato baciare, purtroppo per lui era la mia Donna e stronzo che non era altro adesso gliela facevo vedere io, a costo di mandare tutto il piano all' aria.
Non me ne fregava più un cazzo. Sapevo solo che Miriam doveva essere mia, lo era già da un po' in realtà, non sono cieco, anche se lei non se n' era ancora accorta, e non avrei permesso che un coglione del genere me la portasse via.
Mi avvicinai alla "coppietta felice" e appena fui abbastanza vicino, mi accorsi solo degli occhi sbarrati di Miriam, ma non mi avrebbero mai fermato. Lo presi per il colletto del cappotto e gli diedi un gancio destro a quello stronzo che ebbe solo il tempo di scorgermi, dire " Ma che cazz-?". Per poi cadere rumorosamente a terra. Forse svenuto.
Bene. Non me ne importava.
"Brandon! ", mi urlò Miriam.
Come se la cosa la stupisse.
E cosa si aspettava che facessi dopo una scenetta simile?
Che me ne stessi buono in disparte a farle fare i suoi porci comodi, solo perché aveva la scusa del piano?
E fatto il mio dovere, le presi il braccio trascinandola fuori.
Lei cercava di divincolarsi, urlando non so cosa, non la stavo a sentire, finché non raggiungemmo la macchina.
Loren e Stacey, che all'andata erano venute con me, di sicuro non avrebbero avuto problemi a trovare un passaggio.
Le aprii lo sportello del sedile anteriore e la feci entrare, mentre io mi posizionai al posto di guida.
Nella macchina regnava, stranamente, un silenzio tombale. Mi meravigliai, non era da lei rimanere in silenzio per tutto questo tempo.
"Che c'è ti sei data al mutismo?".
Le chiesi ironicamente.
"Lasciami stare" , mi rispose fredda.
"Percaso ti ho rovinato la serata?", la guardai scettico.
"Partiamo dal presupposto che uno, avremmo dovuto innanzitutto accompagnarlo in ospedale e due, che tu ci creda o no, si. Fino a quel momento era stata molto gradevole" .
"Ma davvero sei preoccupata per lui? Era solo svenuto! Si sveglierà tra qualche ora con un bel mal di testa", non riuscii a trattenermi dall' aggiungere, " purtroppo".
Guadagnandomi un'occhiataccia da parte di Miriam.
"Che c' è? Devo pure essere dispiaciuto? Ma neanche morto! Se lo meritava. E anzi non gli ho fatto niente di tutto quello che avrei voluto. É stato fortunato" .
"Sei davvero impossibile", mi disse girandosi verso il finestrino.
Era arrabbiata.
Ma dico io si può essere più assurdi di così?
"Non dirmi che ti piace! ?", ero sconcertato, non poteva essere così.
"Forse. Un po' ".
"Miriam ma mi prendi per il culo? Lo sai chi è, vero? Come può piacerti, sapendo quello che ti ha fatto? Come può anche solo passarti per la testa una cosa del genere? ".
"Parli così solo perché sei geloso. Io sto imparando a conoscerlo e non mi sembra affatto una brutta persona! ".
"E non ti é passato per la testa che forse, sta solo recitando una parte? Che ti sta abbindolando senza che tu te ne renda conto?".
Stavo davvero iniziando a stancarmi di questa assurda situazione.
"E se non fosse così? ", mi chiese in tono di sfida.
Come poteva pensare certe cose? Che razza di incoerente era?
Sapevo sin dall' inizio che questo era un pessimo piano, pur essendo stata mia l'idea. Ma avevo subito avuto il presentimento che qualcosa sarebbe andato storto.
Certo non potevo pensare che potesse essere che proprio questa stupida si sarebbe invaghita di quello.
Era l'ultimo dei miei pensieri!
Adesso basta!
Mi spazientii.
"Cosa sono io per te, Miriam? ", le chiesi.
"Cosa? ", mi rispose lei stupita.
"Esigo una risposta" , le dissi sempre più arrabbiato.
"Sono un gioco? Una delle tue tante conquiste? "
"No! Certo che no! ", mi rispose allibita.
"Un passatempo quando ti annoi? ", chiesi ancora.
"Ma che? No! Per chi mi hai presa!?", mi rispose infastidita.
Non mi importava.
La questione andava risolta una volta per tutte.
Arrivati al campus, parcheggiai nel piazzale davanti, ma non scesi, volevo una risposta.
"E allora cosa Miriam? Cosa sono per te? Ti ho già detto che non mi piace giocare col fuoco, se tu non hai intenzioni serie con me, devi dirmelo immediatamente".
Così almeno mi sarei tolto da tutta quella baraonda di problemi, l'avrei dimenticata una volta per tutte e avrei continuato con la mia vita, come avevo sempre fatto.
"Non possiamo parlarne con calma un'altra volta? ", mi rispose cercando di evitare il mio sguardo.
"Non scappare, abbiamo rimandato già abbastanza per i mie gusti" .
Ero deciso.
Quella sera avrei fatto di tutto pur di farle capire l'enorme sbaglio che stava commettendo.
A costo di farlo con le maniere forti.
"Ma, i-io ancora n-non lo so", mi disse balbettando.
Adesso si mette a fare la timida? E no mia cara!
Le presi il mento con una mano per farla voltare, per potermi guardare in faccia e capire che no, non stavo scherzando, in nessun modo.
"Miriam, forse non hai capito che non scendiamo da questa macchina, se non mi dai una cazzo di risposta!"
"Ma te l'ho detto! ", disse cercando di sfuggire alla mia presa, "non lo so! Non lo capisco!"
Ecco.
"C'è molta differenza tra non capire e non saperlo, Miri", mi stavo calmando.
Avevo sbollito tutta la rabbia e adesso iniziavo a capire il problema.
Lei non lo capiva perché non sapeva dare un nome alle sensazioni che provava.
"Ma se non lo capisci, ti darò io una mano"
"E come i-?"
Non la feci finire che mi avventai sulle sue labbra morbide. Volevo cancellare il ricordo che aveva del bacio che c'era stato al locale, volevo farle capire che non aveva niente a che fare con questo, che non avrebbe mai provato con nessun altro, gli ansimi e i gemiti di piacere che faceva con me.
Quando baciava me.
Che il desiderio che si prova verso una persona, non svanisce di punto in bianco.
Perché lo sapevo. Sapevo che l'attrazione che provavo nei suoi confronti era ricambiata. Come sapevo che se le avessi morso un punto preciso del collo, lei avrebbe ansimato, e questa situazione di certo non era da niente.
Perché noi eravamo tutto l'opposto di niente.
Mi staccai un attimo per riprendere fiato e le presi la mano.
"Vieni con me" .
Aprii velocemente lo sportello, andai dalla sua parte, facendola scendere.
Lessi nei suoi occhi la confusione e, prendendole il volto, la baciai nuovamente, con trasporto.
Chiusi la macchina e riprendendola per mano, iniziai a correre più forte che potevo, pregando che Josh fosse da qualche parte a scopare con qualcuna, come suo solito.
"Dove stiamo andando? ", mi chiese Miriam a metà strada, senza il minimo sforzo.
Non potevo aspettarmi niente di meno da una campionessa d'atletica.
"Lo capirai" , la guardai eloquente. "Oh".
Probabilmente aveva capito come si sarebbe conclusa la serata.
Meglio così.
Mi sbalordì in un certo senso il fatto che mi avesse seguito, senza un minimo cedimento, segno che probabilmente tutto quello che avevo intuito avesse un fondamento.
Forse sta iniziando a capire cosa prova?
Ci sperai.
Quando arrivammo di fronte la mia camera ripresi nuovamente a baciarla, soffocando i suoi gemiti tra un bacio e l'altro.
Aprii in qualche modo la porta, preso ancora dalla foga del momento e quando ci riuscii, la feci subito entrare sbattendola contro la porta chiusa.
Non si lamentò mai un momento e questo mi fece stare più tranquillo.
Le sbottonai il cappotto ingombrante e lei fece lo stesso con me.
Vedevo l'urgenza che dai miei occhi si rispecchiava nei suoi e stavolta nulla mi avrebbe fermato.
Indossava una camicetta rossa da cui si intravedeva il reggiseno e, mentre gliela sbottonavo, pensai di fargliela indossare solo in mia presenza. Nessuno doveva più guardarla come la stavo guardando io.
Era troppo sexy.
Per ogni bottone, mi soffermai volutamente a lungo, per accarezzare la parte di pelle che di volta in volta, veniva scoperta. Ripresi a baciarla, scostandomi per baciarle la guancia, la mandibola, dietro l'orecchio e sul collo, facendo avanti e indietro. Sentii le sue mani sui miei avambracci stringersi per il piacere e lentamente le tolsi la camicia, soffermandomi un po' più a lungo nella parte del seno per accarezzarlo.
Indossava un reggiseno di pizzo nero che glielo stringeva e non potei fare a meno di prenderlo e stuzzicarle i capezzoli sotto il tessuto con le dita.
Era già in estasi e meravigliosamente bella.
L'urgenza di prima era stata totalmente sopraffatta dal desiderio di farle provare ogni singola emozione, per ogni singolo momento.
Stava funzionando probabilmente perché era già a fuoco come me.
Mi era bastato vederle gli occhi socchiusi, le guance arrossate e la bocca socchiusa, desiderosa di altri baci per farmelo venire duro. Non potevo farci niente.
Mi eccitava da morire.
Staccarmi da lei quella volta allo spogliatoio, sapendo che sotto era completamente nuda, era stata una tortura. Non c'era stato giorno che non avessi pensato a lei, a quel momento, e adesso volevo finalmente soddisfare quel bisogno che mi aveva accompagnato per tutto il resto della settimana.
Mi appoggiai a lei, facendole sentire il desiderio che avevo e, istintivamente, mi portò le gambe in vita che subito afferrai.
Ci strusciammo un po', baciandoci e accarezzandoci a vicenda. La feci stendere nel letto, ma lei subito si sedette per strapparmi la camicia di dosso.
Le sbottonai i pantaloni e lei mi aiutò, inarcandosi verso di me.
Se fosse continuata così, non sarei durato a lungo quella sera.
Mi fermai ad ammirarla in quel suo completo nero, i capelli biondi sparsi nel mio cuscino e quegli occhi che gridavano di desiderio.
Era bellissima e volevo farla mia.
Si inginocchiò davanti a me per accarezzarmi il petto e baciarmi stringendomi i capelli, ed io ne approfittai per sbottonarmi i jeans. Mi staccai il tempo giusto di toglierli insieme alle scarpe, rimanendo in boxer e mi avventai nuovamente su di lei. Mentre le baciavo lentamente il collo fino alla spalla le scostai la spallina che scivolò e lo stesso feci con l'altra. Poi le sbottonai il reggiseno per buttarlo chissà dove, facendola rimanere semi nuda.
Decisi di giocare un po' con il suo sesso per farla eccitare ancora di più, per cui con le mani la accarezzai dalla clavicola passando per i seni gonfi, su cui mi soffermai un po', muovendoli, passando le dita sui capezzoli turgidi e leccandoli.
Lei era completamente persa, inarcata verso di me, mi stringeva i capelli per prolungare più a lungo quel piacere. Ma mentre con una mano assecondavo i suoi movimenti, con l'altra scesi sempre di più fino ad accarezzarle la sua intimità sopra il tessuto leggero della mutandina.
Le stuzzicai il clitoride con cerchi concentrici, mentre con l'altra mano le stuzzicavo un seno e con la lingua le leccavo e mordicchiavo i capezzoli.
Aumentai i movimenti dapprima lenti, poi sempre più veloci.
Miriam non faceva che gemere sempre più forte, supplicandomi di non smettere.
Finché, con gesti più decisi, non venne pronunciando il mio nome.
Le tolsi subito il sotto e allungandomi verso di lei, presi dal cassetto del comodino lì accanto, un preservativo.
Mi alzai velocemente, togliendo i boxer, diventati ormai ingombranti per l'erezione sempre più evidente. Lo indossai e fui subito sopra di lei.
Andai con una mano nuovamente al suo sesso per accertarmi che fosse abbastanza bagnata e la penetrai con una sola spinta, facendola sussultare.
"Troppo presto? ", le chiesi con voce roca.
"Forse" , mi sorrise lei.
Poi mi prese per i capelli, baciandomi ed io lo presi come un invito che accettai ben volentieri.
Ci muovemmo in simbiosi, l'uno verso l'altro quando, stanco di quella tortura, la bloccai per i polsi e presi a spingere sempre più veloce, finché non sentii il mio pene gonfiarsi per poi venire, gemendo, seguito subito dopo da lei.
É mia, pensai subito.
Appagato, mi sdraiai dietro di lei, abbracciandola, mentre lei si sistemava fra le mie braccia e, se non fosse stata ferma con quel suo bel fondoschiena, avremmo potuto continuare da dove eravamo rimasti.
"Sta ferma" , le dissi all' orecchio.
Lei rabbrividì, non so se di piacere o per altro.
"Perché? ", mi chiese innocentemente.
"Perché mi stai eccitando di nuovo con quel tuo bel sederino", le dissi con un sorriso sgembo.
La vidi imbambolarsi, fissandomi.
Forse stava metabolizzando quello che era appena successo, ma quello che lessi nel suo sguardo era indecisione.
Poi, come ridestandosi mi chiese.
"E ora? "
"Ora sei mia" , affermai soddisfatto.
"Ma và! E con il piano come facciamo? Con la tua scenata di stasera, se così la potrei definire, hai rovinato tutto lo sai? ", sembrava arrabbiata e mi sembrava strano che ci riuscisse dopo il buon sesso che avevamo fatto. Al minimo doveva essere più che soddisfatta!
"E allora? C'è bisogno che ti spieghi che se lo era meritato?", le ricordai.
"No. Quindi che si fa? Cosa proponi?".
Si distese sopra di me ed io non carburai più col cervello.
"Continuiamo, ma guai a te se lo baci di nuovo! ".
"Sai perfettamente che non posso garantirti nulla" , disse eloquente.
Aveva ragione.
Ma non potevo sopportarlo.
"Allora io farò sempre la parte del fidanzato geloso e ogni volta che ti bacerà, verrai da me per farti perdonare" , le dissi palpandole il sedere.
"Va bene", poi ci ripensò, "sai di esserti autoproclamato mio fidanzato vero? ", mi guardò storto, iniziando a muoversi su di me.
" Come ti sei permesso? "
"Beh scusami, ma lo davo per scontato" , le sorrisi.
"Ok allora, vuoi essere la mia ragazza? ", le chiesi accarezzandole una guancia.
"Uff, certo che tu fai tutto al contrario!", mi diede un buffetto sul naso, " però si, lo voglio" , mi disse sorridente.
E rifacemmo l'amore.
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Non lasciarmi, resta al mio fianco
Chick-LitMiriam e Brandon si incontrano per la prima volta al college. Lei è bella, ha vinto una borsa di studio ed è considerata la regina della scuola, lui è il quaterback della squadra di football ma, al contrario di quel che si potrebbe pensare, a Brando...