Vi fu un tempo, in cui ogni cosa era governata dal caos. Coalron, un piccolo astro nell'immenso Universo, apparteneva a creature dimenticate dagli Dei. Masse di materia orbitavano attorno al pianeta, impedendogli di crearsi un suo ecosistema. Sembrava che niente e nessuno avrebbe mai potuto avere un po' di pace e tranquillità.
Poi, giunsero loro. Dei all'interno di un ammasso di esistenza, volsero il loro sguardo verso quel pianeta, che non era morto ma dimenticato. Videro la devastazione e la mancanza di ordine all'interno di tale creazione. Vollero quindi portare la luce assieme a loro. Ma come ben sapevano, tutto quanto deve essere in equilibrio perfetto, altrimenti il caos si riprenderebbe la sua rivincita su ogni cosa. I quattro elementi si arrestarono, creando il clima perfetto ai quattro angoli del creato. Ma l'ombra arrivò assieme alla luce.
Gli Dei costruirono palazzi enormi, la cui visione era possibile da ogni punto del pianeta. Fondarono la loro dimora in quelle costruzioni, rendendo indelebile il loro passaggio. La magia, l'energia divina, che si portarono dietro era visibile ad occhio nudo. Fu così che il mondo divenne un posto desiderabile.
Purtroppo, come ben sappiamo, tutto ciò che inizia presto o tardi deve finire, sempre per il concetto di equilibrio. Così gli Dei dovettero scegliere di abbandonare Coalron, lasciando inevitabilmente che la "natura" di quel posto si riprendesse il suo posto. Ma loro avevano un piano molto più grande per quel pianeta. Avevano fatto della rinascita di quel luogo, la loro missione d'ordine. Cos' piantarono dei semi, che non assomigliavano per niente a quelli delle piante ora esistenti. Bensì facevano impallidire le montagne di roccia. La loro grandezza era inimitabile. Quei semi, man mano che il tempo scorreva, si sgretolarono, cospargendo una sostanza che obbligava le masse che abitavano Coalron a prendere una forma.
Nacquero così creature animate e non di ogni genere e forma differente. Animali, piante, il mondo venne popolato. Ma solo questo non poteva certo bastare ai celesti. La loro magnificenza non aveva eguali. Perciò arrivò la pioggia. Per anni il pianeta fu invaso da temporali e periodi di siccità, prima che il tutto potesse assestarsi creando così il posto perfetto per la vita. Si formarono gli oceani, le montagne vennero fuori dalla terra, queste ultime furono l'origine dei mari attraverso i fiumi. Ogni cosa era al suo posto. Un nuovo e perfetto mondo, la cui natura era governata da leggi impartite dagli Dei, era nato.
Niente fu lasciato al caso. Le stesse leggi di cui i Celesti furono artefici, suddivisero gli animali in predatori e prede, le piante si classificarono per la loro forma e dimensione. Non tutto però sembrava essere andato come previsto.
Quell'energia che gli Dei avevano portato sul pianeta, prese coscienza di sé, impartendo nuove leggi che andavano a discapito della natura creata dai Celesti. Essi ormai erano andati, ma la loro onnipotenza non era una semplice storiella. Quella sostanza avrebbe senz'ombra di dubbio tentato di ostacolare l'avanzata degli Dei, ma non vi sarebbe riuscita. Qualunque cosa avesse fatto sarebbe stata resa vana. Così infatti fu.
Gli Dei, come richiamati dal pianeta stesso, rivolsero una seconda volta il loro sguardo sulla loro dimora. Quel piccolo astro in una vastissima distesa nera come la notte, pullulava di potere e coscienza. Non ci misero niente a riformulare le leggi e a correggere l'energia divina, cosicché l'entità a loro avversa ritornasse come in origine.
Fecero diventare quell'essere la loro eterna presenza su Coalron, prima che il destino, a volte incerto, li richiamasse da dove erano giunti.
Avrebbero fatto ritorno al loro piccolo luogo di pace, per rompere ancora una volta gli schemi di quella natura. Ma il tempo ancora non sarebbe giunto per ere. Così dovettero rimanere in attesa per una miriade di esistenze mortali....
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Il regno dei Draghi [IN REVISIONE]
FantasyCaos. Ordine. Caos. Ordine. Ogni cosa ha un ordine preciso. Caos. La vita incomincia a fiorire. Ordine. La forma inizia a stagliarsi nell'ombra. Tutto ciò che si conosce, finisce per sbalordirci