Non sei sola

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"Cazzo Chiara ma che diavolo stai dicendo?! Ma ti senti? Davvero mi sembra che tu stia impazzendo!"
Fu l'ultima frase che mi urlò Erica uscendo dalla camera sbattendo la porta e lasciando nella stanza solo il rumore di quel pezzo di legno che urtava violentemente contro lo stipite.
"Ma porca troia che cavolo ho fatto di male adesso?! Le ho solo chiesto cosa avesse deciso riguardo il nostro rapporto perchè, parliamoci chiaro, non era solo lei ad avere il problema dei genitori e poi se permette non potevo vivere nel dubbio!" pensai mentre tiravo un pugno al cuscino.
Era la penultima sera di quel viaggio e purtroppo l'avevo rovinata... ma che mi diceva il cervello?!
Scossi leggermente il capo e uscii anch'io dalla stanza  nella speranza che lei non si fosse allontana troppo: ahi me non era più sul quel piano!
"Cazzo e ora dov'è?"
Andai nel panico quando non la trovai in nessun posto di quello stramaledetto hotel...poi mi balenò l'idea più folle che potesse esistere.
Corsi sul tetto ed eccola lì: gambe incrociate, occhi vuoti e spenti che guardavano chi sa che cosa e i capelli castani liberati dal fiocco che si agitavano al soffio del vento.
"Dio come la odio! Scappa e poi la ritrovo seduta in qualche posto a fissare il vuoto. Sa che sono dannatame pazza di lei.. se ne approfitta!"
Non mi avvicinai, stetti in disparte aspettando che lei si degnasse a tornare dentro.

Passò un'ora e iniziava a fare buio: non mi andava di stare la sopra senza nemmeno una luce e c'erano troppi tubi per muoversi con sicurezza.
La rabbia incominciò a ribollire dentro di me, stavo per esplodere come una vecchia bomba inesplosa lì da troppo tempo ... ma non ce la feci, non riscii a tenere a freno la mia linguaccia.
"OH FIGA ORA BASTA SANTO CIELO! MA TI VEDI? DAI A ME DELLA PAZZA MA QUELLA CHE E' SCAPPATA SUL TETTO SEI TU! E PER COSA POI? PERCHE' VOLEVO UNA RISPOSTA? SAI SE PERMETTI HO TUTTO IL DIRITTO DI SAPERE QUELLO CHE VUOI FARE DELLA TUA VITA VISTO CHE IN UNA DELLE PIU' REMOTE POSSIBILITA' CI SONO ANCH'IO! E GUARDAMI ALMENO"
Scoppiai in un pianto convulso, ma non mi fermai :"LO VEDI CHE NON SEI L'UNICA AD AVERE DEI PROBLEMI? DIMMI QUANTE VOLTE MI HAI VISTO PIANGERE?"... silenzio
"MALEDIZIONE RISPONDI"
Finalmente si girò a guardami, sulla sua faccia era stampata un'espressione di stupore misto a tristezza ma quando mi rispose trasparì solo la paura  :" ... mai"
A quel mai la mia abbia non si placo', anzi, aumento' a dismisura .. facevo davvero spavento ma non mi importava 
"E SECONDO TE PERCHE' TRA LE MILLE VOLTE IN CUI POTEVO PIANGERE NON L'HO FATTO? PERCHE' NON ERANO NULLA IN CONFRONTO A QUELLO CHE STO PROVANDO ORA DANNAZIONE! SAI ERICA NON SEI L'UNICA AD ESSERE TERRORIZZATA DA UNA MADRE E UN PADRE CHE NON CONCEPISCONO QUELLO CHE SIAMO... HO ANCH'IO DEI GENITORI CATTOLICI... E SONO TERRORIZZATA TANTO QUANTO TE ... NON SEI SOLA DANNAZIONE"

Le mi urla si placarono lasciando posto solo al fischiare del vento e al rumore delle gocce di pioggia che battevano sui tubi.
Ci mancava solo la pioggia!

Erica guardo' il cielo nero per i nuvoloni colmi di pioggia, poi si alzò, mi prese per mano e con un tono tranquillo mi disse:" Dai entriamo"

La seguii fino all'ascensore cercando di allentare la presa della sua mano.. non volevo essere toccata, non da lei.. volevo il mio Giulio, volevo l'abbraccio confortane che solo il mio migliore amico mi sa dare.

Alla fine riuscii a liberarmi da quella stretta troppo forte ed entrammo in ascensore: Erica mi stava guardando, cercava i miei occhi ma io mi rifiutavo di guardarla.. così mi guardai i piedi fino a che non sentii le sue dita prendermi il mento e tirarmi sul il viso.
Incrociai i suoi occhi blu e riamasi ammaliata da quello spettacolo, ma mi stupii di non volerla così vicina... non la volevo ... così la spinsi bruscamente lontano da me... quel viaggio in ascensore sembrava non finire mai.
Sul volto di Erica si stampo' un ghigno :"Mi hai urlato addosso che mi volevi e ora mi respingi?" rise di gusto come se la situazione fosse solo uno scherzo; la mia rabbia si fece più insistente tanto che mi venne voglia di tirarle uno schiaffo per la sua insolenza ma prima di poterci pensare seriamente Erica si avventò su di me sbattendomi contro uno delle quattro pareti dell'ascensore, mi cinse la vita facendo unire i nostri corpi e mi guardò ... esitò un attimo nei miei occhi, ma poi li chiuse e mi baciò con passione.
Mi feci scappare un gemito di piacere quando le sue labbra passarono ad assaggiare il mio collo e le sue mani mi strinsero i glutei con ardore... poi si aprì l'ascensore ...
Aprii gli occhi e mi trovai in braccio ad Erica tra gli sguardi interrogativi degli ospiti ai quali riservai un sorriso ammiccante; Erica camminava sicura verso la porta della camera 315 del penultimo piano.

Scusa mamma ma sono lesbicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora