Il resto della vacanza

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La mattina seguente venni svegliata dallo scrosciare dell'acqua della doccia.
Mi voltai verso il letto: era vuoto con le lenzuola perfettamente tirate e i cuscini in ordire.
Come suo solito Erica aveva rifatto il letto ma chi sa perché quella mattina si era alzata così presto, okay avevamo una giornata piena ma potevamo dormire anche di più.
Lasciai perdere e mi stiracchiai sulla poltrona mo di gatto mentre Erica usciva dal bagno già vestita, "pronta per l'avventura di oggi".

Mi alzai dalla poltrano con poca delicatezza, trascinai i piedi fino alla porta del bagno dove sostava la perfetta figura della mia amica ... giusto amica...
Mi pervarse una sensazione di vuoto e di tristezza quando il ricordo della notte passata si faceva spazio nella mia mente.
Scossi un po' la testa tentando di scacciare quel brutto pensiero che mi attanagliava lo stomaco e superai Erica chiudendomi la porta alle spalle.

Mi diedi una lavata veloce, mi pettinai i capelli che avevano preso una strana piega per via del modo disordinato in cui li avevo legati la sera prima e infilai un paio di jeans e una un maglione largo un po' troppo sformato.
Quel giorno avrebbe piovuto!

Quando ritornai nella stanza, che per la prima volta mi sembrava troppo piccola, vidi una Erica tutta indaffarata con guide turistiche e fogli... ma che diamine stava facendo?!
"Scusami ma si può sapere che cosa stai combinando con tutte quelle carte?" dissi con un tono di voce che mal celava il mio disappunto.
Erica alzò lo sguardo... i suoi occhi incrociarono i miei... ecco ci risiamo: lei inizio a piangere, una lacrima dopo l'altra le accarezzava le guance che improvvisamente diventarono rosse.
E ora perché piangeva?!

Per quanto la curiosità di quel pianto mi incuriosisse dovetti tenere a freno la lingua, sapevo che quando Erica piangeva l'unico modo per farla smettere era cullarla come si fa con i bambini sconvolti da un incubo: cosí mi chinai a terra per poi sedermi accanto a lei prendendola tra le braccia.
Iniziai a dondolare dolcemente, non dissi nulla, non serví dire nulla perchè lei mi abbraccio e iniziò a parlare con un filo di voce strozzata:" Scu..scusami... i...io credevo che fosse meglio cambiare i programmi per oggi perché piove e.." non riusci a finire la frase perché le lacrime le invasero ancora gli occhi e i singhiozzi si fecero più insistenti.
Non era brava nel mentirmi.
Si era fregata con le proprie mani: lei amava la pioggia e lo sapevo bene... mi ricordo ancora quel pulcino bagnato che entrò in casa mia cinque mesi prima!
Lei non era dispiaciuta per aver stravolto i miei piani, c'era qualcosa di più grande e pesante che la tormentava.
Quando smise di piangere la voltai in modo tale da poterla guardare in viso: era sconvolta ma non potevo aiutarla se non sapevo cosa la turbava.
"Ehi che succede?" le chiesi con un tono pacato.
Erica mi guardò spaesata.
"So che non è perché hai stravolto i miei piani, c'è altro non è vero?"
Lei annuii.
"Allora cosa ti rende così triste?"
Prima di parlare soffiò rumorosamente il naso, si asciugò gli occhi e poi iniziò a parlare:"Non ti si può mentire vero?! Okay te lo dirò ma promettimi di non fiatare fino a che non ho finito"
Mio malgrado dovetti annuire poi lei iniziò il suo monologo:" Io mi sono innamorata di te, ho letteralmente perso la testa. All'inizio ho avuto paura perché era un mondo nuovo per me, ma mano a mano che la nostra amicizia andava avanti ho imparato a celare la mia paura perché l'amore per te era troppo forte.
Tutti quei pomeriggi passati a studiare e tutte quelle notti passate nella stessa stanza a guardare serie TV aumentavano il mio desiderio di volerti, di baciarti ... ma c'era un problema: i miei.
Poi però si è presentata l'occasione di venire a Roma: non ero felice solo perchè finalmente avrei visto questa splendida città ma anche perché finalmente avrei potuto essere me stessa."
Fece una pausa dove abbassò lo sguardo, una lacrima le rigò il viso.
Per un attimo credetti che iniziasse di nuovo a piangere ma poi fece un respiro profondo e continuò:" Ero così felice quando finalmente ti ho confessato tutto e lo ero ancor di più quando mi hai baciato!"
Sospirò.
" Poi alla tua fatidica domanda la mia paura tornò... il resto lo sai"
Ero sconvolta.
Ora volevo davvero non averglielo chiesto.
La sua paura era anche la mia: entrabbe eravamo spaventate dalla reazione dei nostri genitori ... ma non potevamo l'una all'altra, IO NON POTEVO!
"Erica non sei l'unica ad avere questa paura, sono spaventata tanto quanto te, ma io non posso rinunciare prima ancora di aver iniziato.
Erica proviamoci, tra un anno avremo 18 anni!
Okay non posso obbligarti peró almeno promettimi che ci penserai"
Non sembrava convinta così insistetti:"Promettimelo"
"Te lo prometto"

Il resto della vacanza passò in fretta, tra una risata e l'altra, tra baci sulle guance e abbracci troppo brevi.
Eravamo tornate al punto di partenza dopo così tanta strada... ma io ero certa che non sarebbe rimasto per sempre così... lo sapevo e avrei combattuto per questo.

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Scusate per l'interruzione volevo solo dirvi che questo non è l'ultimo capitolo sulla vacanza.
Ne manca ancora uno che pubblicherò entro domani.

Scusate ancora

Scusa mamma ma sono lesbicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora