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"Dove stiamo andando?" Chiedo con ansia e curiosità. Jade sterza bruscamente prendendo una buca,questo viaggio è così sgradevole. La sua guida è così sgradevole.
"Abbi un po di pazienza Dylan. Ecco siamo arrivati." Dice lei con naturalezza,parcheggia di fronte a una piccola,vecchia e malridotta villetta. Spegne la macchina,scende ed io la seguo. Il legno del portico scricchiola sotto ai nostri piedi.
"Ehm,vogliamo entrare davvero quì dentro?" Domando guardando i suoi occhi grandi e verdi.
"È casa mia D." Risponde lei facendo un sospiro,si sposta di pochi centimetri e da una pianta prende una chiave che infila nella serratura per aprire la porta.
"Non disturbiamo i tuoi?" Continuo a domandare squadrando quella casa e provando ad associarla a Jade.
"Non ci sono." Si limita a dire ed entra in casa. Entro anche io,la casa è a due piani ma molto,molto piccola. I colori sono scuri e vecchi in tutte le stanze. È arredata bene però. Non ci sono fotografie in giro e tanto meno oggetti personali dei suoi genitori. Tolgo dalle spalle lo zaino e lo poso vicino al divano rosso,come fa Jade. Quest'ultima sale le scale e mi dice di andare con lei,varco una porta e mi ritrovo nella sua stanza. È molto più bella delle altre, luminosa, moderna. La scrivania in legno bianco fa da parcheggio al suo computer e ad un ventilatore. Dall'altra parte della stanza c'è una libreria piena di libri,mi avvicino per esaminarli.
"Non toccarli, sono molto gelosa dei miei libri." Afferma Jade allontanandosi dalla stanza. Al centro di quest'ultima c'è il letto da una piazza e mezzo con delle lenzuola lilla. Rimango in piedi aspettando il ritorno di Jade. Lei ritorna con una maglietta e un cappello blu in mano.
"Perché mi hai portato quì?"
"Voglio parlare Dylan, dico davvero, voglio aiutarti." Dice togliendosi la sua maglia e rimanendo in reggiseno.
Mi giro di scatto sentendomi in imbarazzo "Ehm Jade,ti ho già detto che non sono gay." Dico rimanendo a fissare la libreria invece che lei, anche se sono molto tentato.
"Ti ho già detto che con me puoi parlare di questo." Dice venendo da me vestita e con il cappello sulla testa. "Mi dispiace dirtelo così, con questo gergo: a.me. piace. la.figa." Controbbatto guardando le sue labbra trasformarsi pian piano in una "o" in segno di stupore.
"Perché non l'hai detto prima,oddio, allora quello che ho fatto è davvero molto imbarazzante." Dice portando le mani sulla testa e diventando rossa. "Se non sei gay, allora perché Simon lo afferma ogni mattina?" Domanda sedendosi sul letto. Fisso meglio la maglietta e il cappello, noto che hanno un logo arancione scritto sopra.
Deglutisco. Non voglio rispondere alla sua domanda, non ne ho mai parlato con nessuno.
Jade nota la mia faccia "Andiamo! Giuro che non dirò niente e poi quante altre volte dovrò dirti che voglio soltanto aiutarti?" La sua naturalezza e i suoi piccoli gesti mi portano a fidarmi di lei così inizio a raccontare.

"Prima che tu ti trasferissi non venivo trattato così a scuola. Diciamo la verità: Simon è sempre stato un bastardo ma non con me. Avevo un migliore amico,si chiamava John e trascorrevo la maggior parte del tempo con lui. Una mattina mia madre non ha potuto accompagnarci e siamo stati costretti ad andare a scuola a piedi. Abbiamo fatto tardi, perdendo la prima ora,stavamo parlando nel corridoio quando John mi baciò. È durato un secondo ma in quel secondo la campanella è suonata e tutti gli studenti ci hanno visto. Non sapevo che John fosse gay e non sapevo che avesse una cotta per me. Dopo ciò lui è andato via,lasciandomi nel corridoio in mezzo a tutti gli studenti stupefatti. Ho provato a contattarlo, sono andato a casa sua per dirgli che volevo restasse il mio migliore amico;è sparito dalla faccia della terra, ha lasciato la città il giorno dopo." Mi libero e le dico tutto mentre mi guarda. Non dice niente ma subito dopo:
"Ti manca John?" Con tutte le domande che avrebbe potuto farmi ha fatto proprio questa. Mi siedo sul letto guardandola,realizzando quanto è bella.
"Si, era come un fratello per me. Ma un po lo odio. Insomma è stato un menefreghista, mi ha baciato ed è andato via lasciandomi da solo a sopportare le torture di Simon." Dico sfregando le mani per il nervosismo.
"Ok Dylan,ora dobbiamo andare via." Si alza e va via, la seguo. "Dove?"
"Devo lavorare." Apre la porta aspettando che io esca con lo zaino in spalla.
"Come fai a lavorare e a studiare?" Domando salendo in auto.
"Ormai mi sono abituata." Mette in moto ed inizia di nuovo lo sgradevole viaggio.

Entriamo in questo bar e Jade va subito dietro il bancone marrone per servire i clienti con il suo cappellino blu. Un collega non molto giovane sta dietro la cassa ed io mi siedo a un tavolo iniziando a studiare.

Le ore passano velocemente studiando chimica, non sono un secchione ma studiare mi piace, penso che la cosa più brutta sia essere ignorante. Mi concedo un attimo di distrazione e guardo Jade. Pulisce dei bicchieri e poi con il braccio si asciuga la fronte sudata. Perché mi sta dando tanta importanza? Non so il motivo,e non so neanche come lei faccia ad essere così bella anche con i capelli attaccati al viso e la faccia rossa per lo sforzo, eppure so che questa è stata la migliore giornata di quest'ultimo anno. Spero che domani sia ancora così.

Passano altre due ore e Jade, dopo aver mangiato un panino, mi comunica che è ora di tornare a casa.
Entriamo in macchina e lei si toglie il cappello lasciando i capelli lunghi al vento.
"Quanto guadagni?" Domando
"€150 al mese." Risponde.
"È una fregatura allora. Dovresti guadagnare €150 alla settimana."
"No, non è una fregatura. Il capo ci tiene a me così oltre la paga mi dà la cena gratis, che sarebbero i panini,e mi lascia vivere nella sua vecchia casa senza pagargli l'affitto e le bollette. Oddio non so come ringraziarlo." I panini? Quindi quando in mensa ha fatto quell'affermazione era seria? E sul fatto della casa?
"Perciò tu vivi da sola?"
"Si."
"E i tuoi? Non dicono niente al riguardo?"
"Ok stai facendo troppe domande Dylan." Dice lasciandomi l'amaro in bocca. Sono davvero incuriosito da lei e da tutto ciò che la circonda. Le dico di svoltare a destra e mi lascia di fronte casa. Apro la portiera ringraziandola.
"Il tuo migliore amico John, come va di cognome?" Domanda all'ultimo minuto.
"John Wesly, perché?" Scendo dalla macchina e chiudo lo sportello.
Lei sorride e ignora la mia domanda "A domani Dylan."
"A domani." E lo spero tanto.

Smoke and Jade.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora