Capitolo 6

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Era successo tutto così in fretta. Erano passati quattro giorni da quando era tornata a casa. Jace, non era morto. Era lì, immobile, in un lettino nella Basiliade,con gli occhi chiusi,quando si sarebbero riaperti? Si alternavano stregoni, cacciatori e Fratelli Silenti; tutti tentavano una cura, ma fino ad ora niente lo aveva risvegliato.
- Clary, è arrivato il momento, devi dirci cosa è successo ad Edom- la voce di Jia Penhallow era decisa. L'ufficio del Console ad un tratto si fece piccolo, e troppo affollato. Fece un respiro profondo. Chiuse gli occhi. Aprì il cuore. - Da quando ve ne siete andati, ho vissuto con lui. Ogni giorno mi costringevo ad imparare ad amarlo, ma era impossibile, dopo qualche settimana ho addirittura pensato di uccidermi, ma tutti i volti della mia famiglia mi si paravano davanti. Lottavo per voi.
Lui era diverso: non parlò più di guerre, conquiste, potere, no. Lui aveva vinto. Aveva me. Ma non era abbastanza. Ero imprigionata con lui, giorno e notte. Lui voleva di più. Non voleva amore. Voleva il mio corpo. E mi prese con la forza, più volte. Faceva male all' inizio, svegliarsi, e vedersi ricoperta di segni che non ricordavi di avere; poi ci ho fatto l'abitudine.

Avevo perso la speranza. Quando mi accorsi, di conoscerlo bene, troppo bene. Lo uccisi. Con una pugnalata dritta al cuore. Non c'è stato più niente da fare. Lui e il suo mondo si sono sgretolati. Ottenebrati. Tutto. Così sono fuggita. Mentre tentavo di ritornare qui, ho incontrato i membri della Caccia Selvaggia, ho dato loro il biglietto, facendogli promettere che l'avrebbero fatto arrivare all'Istituto di New York. E così è stato.
Sono riuscita a tornare qui. Dopo dalla Corte Seelie, ho convinto le fate a lasciarmi passare e ho aperto un portale per l'Istituto. Con tanti sacrifici. Ma ci sono riuscita. - con un sospiro Clary terminò la storia. I volti dei presenti erano indecifrabili, Jocelyn stava singhiozzando silenziosamente, Magnus aveva la testa fra le mani, i membri del Consiglio guardavano smarriti Jia.
- di qualsiasi cosa tu abbia bisogno, Alicante c'è. Io, ci sono.- disse il Console guardando Clarissa negli occhi. La ragazza annuì.
Mentre uscivano Isabelle le si affiancò, - Clary, sei una donna forte. Non smettere di lottare. -
- Grazie Izzy. Ora vado da Simon, credo stia impazzendo o qualcosa del genere. Non voglio rovinarvi la relazione. - rispose lei con una leggerissima nota scarcastica. - Oh non è un problema, se sviene ci penso io a rimetterlo in sesto. - disse lei sorridendo leggermente mentre camminava verso Alec e Magnus.

A metá del racconto di Clary, Simon non aveva retto, era uscito fuori a prendere una boccata d' aria.
- Hey - spuntò fuori la rossa da una colonna. - Ciao Clary - - senti Simon, quello che mi è successo mi ha segnato, ed ho bisogno di aiuto. Ora, solo tu mi puoi aiutare. Solo tu sai chi sono veramente. E.. - la voce era incerta - E se fai così, non mi aiuti. Forse non vuoi avere a che fare con me, allora dimmelo. - Simon le prese le mani - non sai quanto ho sperato di vederti spuntare dalla porta dell'Istituto, ed ora sei qui. Scusa se sono stato debole prima, ma sentire quello che ti ha fatto Sebastian mi distrugge - Clary lo abbracciò, era scesa la sera su Alicante, e uno stregone colmo di felicitá si avvicinò a Simon e l'amica.

Shadowhunters: La battaglia non è mai finitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora