Capitolo 12

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Jace prese il corpo addormentato di Clary di peso e lo strinse a se mentre la portava verso la propria camera. La adagiò delicatamente sul letto e con le coperte bianche la coprì, non perché vi fosse freddo, ma per far scomparire, sotto gli strati di stoffa, il passato che lo aveva sconvolto. Si vestì in fretta, prese la giacca di pelle e uscì. Brooklyn la notte era uno spettacolo, tante deboli luci si facevano spazio tra le tenebre, vi erano poche persone che popolavano le strade, normalmente affollate, ma Jace volle comunque viaggiare nascosto dai mondani e quindi si tracciò l'apposita runa. Iniziò a vagare per la città addormentata, di tanto in tanto oltrepassava qualcuno ma era così assorto nei suoi pensieri, che non se ne accorgeva nemmeno. Senza rendersene conto si trovò davanti alla porta di ingresso del loft di Magnus dove si era trasferito anche Alec. Bussò. Nessuna risposta. Provò una seconda volta. Ancora niente. Alla terza decise di tracciare la runa di apertura, quando il suo parabatai assonnato aprì. - Jace... ma che diavolo ci fai qui... - gli chiese il giovane - alle tre e tre quarti di notte... - continuò girandosi per vedere l'orario sull'orologio in cucina. - devo parlarti. Magnus? - rispose l'altro entrando a grandi falcate nell'appartamento, che in quel momento era in stile industriale. Alec si accorse subito che c'era qualcosa che non andava nel fratello: aveva profonde occhiaie sotto gli occhi ambrati, continuava nervosamente a camminare per il corridoio scompigliandosi i capelli con un mano, mentre nell'altra si stava mangiando le unghie; per non parlare del fatto che si è presentato sulla porta a notte fonda. - è fuori, l'ha chiamato un cliente, evidentemente l'offerta era molto alta, perché ha accettato... - poi vedendo che Jace non lo stava ascoltando continuò: e poi hanno avvistato un esercito di demoni superiori a Central Park che ti stanno cercando... quindi ormai tornerà per consegnarti a loro... - COSA? - sbottò lui, - Oh missione compiuta Alec, hai fatto tornare il tuo parabatai in questa dimensione. Ottimo lavoro, passo e chiudo. - sul volto del giovane Lightwood comparve un sorriso compiaciuto, non accadeva spesso che tirasse una frecciatina a Jace senza che esso ribattesse lasciandolo senza parole, quindi quando succedeva bisognava vantarsene. - Alexander! Sono serio, ascoltami! - gli urlò il biondo spazientito, - Non chiamarmi ALEXANDER! E per la cronaca, non ti posso ascoltare perché da quando sei arrivato non hai fatto altro che girare avanti e in dietro per il salone disperato! - seconda frecciatina Alec 2 Jace 0.

Lo shadowhunter si accorse subito che l'altro aveva ragione, era venuto in cerca del suo aiuto, della sua comprensione ma non gli aveva raccontato niente. - eh che... lei... vedi prima eravamo... quando però.... - non era da lui non trovare le parole per esprimersi ma Alec sembrava aver capito, - Clary. Cos'è successo con lei? Non dirmi che sei venuto qui per chiedermi un... - - Sebastian l'ha violentata. - lo interruppe Jace. Violentata, aveva emesso quella parola con un suono gruttuale. Era così difficile da dire. Iniziò a pensarla ripetutamente, una volta dopo l'altra senza fermarsi, cossichè perdesse significato, come faceva da bambino. Per un attimo, si sentì meglio. Dopo quella frase vide l'altro inghiottire a vuoto.

Alec, aveva intuito cosa avesse potuto fare Sebastian a Clary, ma pensava che la situazione non fosse così grave. Avrebbe voluto consolare Jace, tendergli un mano. Stava cadendo in un profondissimo baratro di dolore, angoscia. Come prima dell'arrivo di Clarissa. Ma l'unica cosa che uscì dalla sua bocca fu: - ne sei sicuro? Era convinto che Jace l'avrebbe aggredito davanti a una domanda così stupida. - sì.- rispose debolmente il cacciatore lasciandosi cadere sul divano in pelle bordeaux. - l'ho vista. Ogni... ogni centimetro del suo corpo è pieno di... di segni. - era chiaro che fosse difficile, per lui, da dire. Alec trovò ad un tratto la forza di aiutare il parabatai. - Jace, lo so che è difficile ma devi andare avanti. Tu sei Jace Herondale. Tu vai avanti, sempre e comunque. So che pensi che è un periodo orribile della tua vita, e che stai pensando di scappare, come hai fatto prima. Ma l'Angelo ti ha dato una seconda possibiltà, hai Clary adesso. Se tu scappi dai tuoi problemi lo fa anche lei ed io, Isabelle, Magnus, Simon e tutti gli altri. Ti è stata assegnata una vita difficile, ma perché solo tu sei in grado di continuare il tuo cammino verso la felicità. Ora corri da lei, fregatene di tutto e di tutti, ha bisogno del tuo aiuto. Ha bisogno di te, cazzo. -

Jace aveva ascoltato tutto con gli occhi bassi,comportamento, che fece pensare ad Alec di aver sprecato solo della voce, ma quando terminò, il giovane Herondale, alzò lo sguardo di scatto. Alexander Gideon Lightwood che usa una parolaccia? Ha ragione. Il biondo si alzò in piedi abbracciò il parabatai e con le mani strette sulle sue spalle gli disse: - grazie Alec. Davvero. - Non era molto, ma Alexander capì che Jace lo stava davvero ringraziando con il cuore. Senza avere il tempo per rispondere si accorse che il proprio parabatai era già fuori dalla porta - Jace. Aspetta! - urlò, - cosa c'è? - il moro gli lanciò un piccolo rettangolo di alluminio. - nel caso ti serva. Ora i supermercati dono chiusi! - Jace lo prese al volo e sorrise lievemente prima di correre all'Istituto.

Shadowhunters: La battaglia non è mai finitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora