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Era già sveglio quando la sveglia suonò. Quella sera aveva dormito male, strane persone gli erano apparse in sogno.


Appena arrivati a casa, Gerard aveva aiutato Helena a portare le buste in casa. Aveva chiuso il bagagliaio dell'auto e si era fermato a pensare. Probabilmente era ancora stanco dal viaggio e si era immaginato di vedere una persona,a volte gli succedeva.


Era rimasto ancora appoggiato all'auto indeciso se andare a controllare nel bosco o tornare al caldo da Helena. Si era avvicinato a passi incerti al limitare della foresta, il freddo gli stava penetrando nelle ossa. Aveva lasciato lo sguardo vagare tra gli alberi, poi era rientrato in casa.


Si alzò dal letto e iniziò a vestirsi, lo aspettava il primo giorno di scuola al Seaward High e non aveva alcuna intenzione di arrivare in ritardo. Helena era già uscita di casa, così prese la macchina e guidò in direzione della scuola sperando di ricordarsi la strada.


Dal cancello riuscì a vedere pochi ragazzi, troppo pochi per una scuola così grande. Parcheggiò senza difficoltà e scese dall'auto stringendo nella giacca. Non sarebbe riuscito ad abituarsi al freddo, ne era sicuro. Varcò l'ingresso della scuola sotto gli occhi di tutti gli studenti che aspettavano l'inizio delle lezioni, il foglio con gli orari e la combinazione del suo armadietto stretto in una mano, lo sguardo basso. Aveva deciso di non avere amici in quel posto,d'altronde mancava meno di un anno a New York, fare amicizia in quei pochi mesi non aveva alcun senso.


Continuò a camminare guardandosi le scarpe, finché non andò a sbattere contro un muro. Almeno credeva fosse un muro. Si rialzò rapidamente da terra, ricomponendosi. Ottimo pensò bel modo per iniziare il primo giorno di scuola, Gerard.


Alzò lo sguardo per vedere contro chi era andato a sbattere e si sorprese nel vedere un ragazzo alto con i capelli ricci, aveva un'aria simpatica. No. Nessun amico. Era questa la promessa. Promessa che aveva fatto sette ore prima mentre aspettava che la sveglia suonasse.


"S-scusami non ti avevo visto" balbettò intimidito. Non che il ragazzo facesse paura, aveva solo un piccolo problema nel relazionarsi con gli altri.


"Fai bene a guardarti le scarpe" rispose l'altro con aria stralunata.


"Come scusa?" riuscì a rispondere senza balbettare


"Fai bene a guardarti le scarpe, mi piacciono, le guarderei anche io tutto il tempo" rispose il ricco indicandole con il dito.


"Io sono Ray" continuò, stavolta fissando Gerard negli occhi e tendendo la mano.


"Sì io...sono Gerard" rispose ricambiando la stretta. Quel ragazzo, Ray, non era tutto a posto ne era sicuro.


"Sei nuovo qui?" chiese Ray fissandolo come se fosse un alieno.


"Sì sono arrivato ieri" rispose Gerard. Non voleva entrare nei particolari della sua vita, meno lo conoscevano in quel posto, meglio era. E poi nessun amico, giusto?


La campanella gli fece tirare un sospiro di sollievo, salutò Ray e si incamminò verso l'aula di matematica.

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