Helena lo aspettava fuori, davanti al vecchio cancello della scuola. Quella giornata era stata particolarmente lunga per Gerard, ma era contento di aver scoperto a chi apparteneva quella casa nel bosco. Iero ripensò alle parole scarabocchiate sul foglio, forse non aveva nulla a che fare con il ragazzo, o forse stava solo diventando pazzo.
Aprì la portiera dell'auto e il calore del riscaldamento lo accolse in un dolce abbraccio, forse meno caldo di quelli di Helena.
Durante le ore di scuola aveva pensato di cercare un lavoro, dal momento che viveva a spese di sua nonna, voleva contribuire anche lui all'economia del nuovo nucleo familiare; e sapeva benissimo dove andare a cercarlo.
Parcheggiarono l'auto davanti al negozio di articoli da disegno e scese di malavoglia, rimpiangendo il calore dell'abitacolo.
Entrò nel negozio accompagnato dal suono di un campanello, i passi pesanti risuonavano sul pavimento di legno. Era piccolo ma ben fornito, album da disegno e tempere riempivano le pareti laterali, matite e pennelli si affollavano attorno al bancone. Fece ben attenzione a non toccare nulla, odiava la gente che toccava tutto nei negozi, gli sembrava una mancanza di rispetto mettere in disordine il lavoro degli altri.
Si avvicinò al bancone dove un uomo giovane con degli strani capelli lo stava osservando.
"Posso aiutarti?" si propose sorridente.
Ce la puoi fare pensò tra sé, intrattenere pubbliche relazioni non era proprio il suo forte.
"Io uhm stavo cercando un lavoro e mi stavo chiedendo uhm se per caso state cercando qualcuno. Per lavorare. Qui."
Grandioso sospirò mentalmente.
Di sicuro ti prenderà dopo una presentazione del genere.
Abbassò lo sguardo, aveva sviluppato questo meccanismo di autodifesa a casa in New Jersey perché odiava quando le persone gli ridevano in faccia. Rimase fermo nella stessa posizione per pochi istanti che a lui, ovviamente,parvero interminabili, finché l'uomo dall'altra parte del bancone non gli sorrise più apertamente.
"Ma certo che ti assumo!" Rispose con enfasi. Troppa enfasi.
"È bello poter avere qualcuno qui che mi aiuti, e poi finalmente posso chiamare qualcuno collega e possiamo organizzare i turni e ti spiegherò tutto quello che bisogna sapere!" Decisamente troppo facile. E decisamente troppa enfasi.
"Uhm stai dicendo sul serio?" alzò lo sguardo verso lo strano tipo, sembrava sincero.
"Ma certo!" Annuì vigorosamente facendo oscillare la striscia di capelli biondi che spiccava tra quelli castani.
"Oh giusto, io mi chiamo Jack. Benvenuto nel nostro negozio, collega".La porta del negozio si richiuse dietro di lui, e un freddo glaciale lo avvolse tra le sue braccia. Rientrò nell'auto, Helena lo aveva aspettato lì per tutto il tempo del breve colloquio.
"Allora com'è andata? Assunto? Jack è un così bravo ragazzo, vero Gerard? Cosa ti ha detto?" iniziò a raffica, mentre cercava di allacciarsi la cintura di sicurezza.
"Sì lui.." la sua attenzione si perse completamente quando dal finestrino vide un pick-up. Blu per l'esattezza, parcheggiato davanti ad un'officina. Iero. No non lo stava pensando, lo stava proprio leggendo nell'insegna di quest'ultima.
"Nonna, per caso sai qualcosa di questi Iero?" chiese spostando il discorso da tutt'altra parte.
"Come? Oh si, brava gente gli Iero, mi dispiace solo che il figlio sia partito per il college, ti saresti trovato bene con lui." rispose senza staccare gli occhi dalla strada.
"Ma quindi questo lavoro?"
Prese un gran respiro e iniziò a raccontarle tutto.Aprì la porta dell'aula, quella mattina era il primo, aveva anticipato di gran lunga anche Ray e Patrick. Scelse un banco, e aspettò l'arrivo dei suoi amici.
"Gerard!" lo salutò allegramente Ray, Patrick gli fece un cenno col capo.
Salutò di rimando e iniziò subito con le domande. Ci aveva pensato bene quella notte, magari il ragazzo della foresta aveva qualcosa a che fare con il ragazzo partito per il college.
"Ho trovato lavoro al negozio di arte" disse osservando le righe che increspavano il suo banco.
"Bello" rispose Patrick aggiustandosi il cappello nero.
"Uhm..mia nonna mi ha raccontato di uhm un ragazzo partito per il college, voi ne sapete qualcosa? Uhm..magari chi è?" chiese continuando a grattare il banco facendo finta di nulla.
"Sì" rispose Ray subito.
"È partito per il college giusto una settimana prima che arrivassi tu qui a Seaward."
Gerard annotò mentalmente ciò che l'amico gli stava raccontando.
"Come mai è andato al college?"
Aveva altre domande da chiedergli, per esempio se lo conoscevano bene, se andava a scuola lì con loro, ma il tempo delle domande finì quando il professore entrò.
"Brendon" gli sussurrò Patrick all'orecchio mentre Ray era girato di spalle.
"Come?" non capiva cosa c'entrasse adesso Urie.
"Brendon. Secondo me è colpa sua se se n'è andato." rispose sottovoce.
Il professore li richiamò al silenzio,ma ormai la mente di Gerard era da tutt'altra parte.
"Come si chiama?" sussurrò all'amico cercando di essere il più silenzioso possibile.
"Frank." rispose l'altro, la voce quasi inesistente.
Frank?
Frank Iero?