8.

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C'era qualcosa che non gli tornava.
Aveva un nome, aveva un volto e aveva una storia, ma non sapeva come collegarli e se erano collegati.
La frase di Patrick continuava a girargli in testa, inutili i rimproveri dei professori.
Il viso del ragazzo continuava ad apparirgli nella mente, c'era qualcosa di tremendamente sbagliato in lui.
Era riuscito ad aggirare i suoi amici per il resto della mattinata, aveva bisogno di pensare. Pensare ad un piano per poter finalmente incontrare questo ragazzo, Frank, e chiedergli spiegazioni. In realtà non sapeva neanche cosa chiedergli, ma ormai era ossessionato da questo ragazzo che si nascondeva nella foresta.
Uscì veloce al suono della campanella, la testa bassa, fissando i lacci delle scarpe.
Helena lo aveva chiamato prima, dicendogli che si sarebbe attardata a lavoro, lasciandolo a piedi per tornare a casa.
Iniziò a camminare a passo spedito, facendo atttenzione a non scivolare sull'asfalto ghiacciato, le mani conficcate nelle tasche nella speranza di scaldarsi un minimo.
Camminava nel bel mezzo del nulla, di tanto in tanto una macchina sfrecciava sulla strada deserta che si inoltrava nel bianco, sollevando grandi ventate di aria fredda che lo colpivano.
Decise di ammazzare il tempo chiamando Mikey, era da tanto che non lo sentiva, e quello sembrava proprio il momento più opportuno.
Con mani tremanti sfilò il telefono dallo zaino e compose il numero di suo fratello, sperando di non morire congelato nel frattempo.
Rispose dopo due squilli.
Sentire la sua voce dopo una settimana di assenza era dura, molti pensieri gli tornarono in mente. Lasciò che suo fratello parlasse, senza preoccuparsi troppo di cosa diceva, l'importante per Gerard era sentire la sua voce.
Era arrivato a metà strada quando si accorse che l'asfalto era macchiato da due righe nere.
Quasi come una macchina che sbanda.
Riattaccò la chiamata con Mikey, promettendogli di farsi risentire più spesso, poi seguì le linee.
Attraversò la starda facendo attenzione, anche se sembrava che le auto non passassero più.
Ripercorse i segni a terra che tagliavano in diagonale la strada, e si accorse con orrore che terminavano proprio davanti al limitare della foresta.
Rimase impietrito a fissare l'ultimo tratto di strada, poi si sistemò meglio il cappello sulla testa e si tuffò di nuovo tra gli alberi.
Non aveva grandi problemi ad orientarsi, sapeva che mantenendo la destra sarebbe arrivato a casa, ma decise di inoltrarsi più a fondo.
Camminò fino ad imbattersi nel ruscello ghiacciato, lo stesso che aveva visto la prima volta lì dentro, e si fermò per riprendere fiato.
La sua breve pausa fu interrotta da un vociare di persone molto vicine a lui. Quella voce. Era strano come ricordasse  le cose nei minimi dettagli, anche quelle successe diversi giorni prima.
Avanzò piano verso la fonte di quelle voci, cercando di rimanere al coperto, le foglie sotto di lui scricchiolavano in modo assordante.
La scia di suoni lo portò di nuovo davanti casa Iero. Il pick-up stavolta non c'era. Al suo posto, invece, c'erano due persone. Una alta e una decisamente più bassa.
Brendon. Il ragazzo era voltato di spalle, non poteva vederlo in faccia, ma aveva riconosciuto la sua voce, non aveva dubbi.
Stava parlando a bassa voce con un altro ragazzo, pallido, troppo pallido. La cosa che lo colpì di più erano i suoi occhi. Poteva chiaramente distinguere il terrore in essi.
"Allora ci sono stati problemi?" Chiese il ragazzo tremante a Brendon.
"No, è andato tutto secondo i piani". Rispose lui con un'alzata di spalle. "Ora levati".
Il ragazzo pallido sembrò notevolmente sollevato, e si buttò in una serie di ringraziamenti, poi se ne andò per la stradina opposta a dove si trovava Gerard.
Rimase ancora nascosto per qualche istante, giusto il tempo di vedere Brendon voltarsi e incamminarsi verso casa. Solo in quel momento Gerard notòche aveva un fucile in mano.
Si voltò anche lui, pronto a tornare a casa, e ripercorse il sentiero fino al ruscello ghiacciato.
Davanti a lui c'era una persona voltata di spalle, avvolta in una spessa giacca scura.
All'inizio pensò si trattasse dell'amico di Brendon, ma poi si ricordò che aveva preso la strada opposta.
Rimase pietrificato per una manciata di istanti, poi parlò.
"Frank?"
Il ragazzo si girò di scatto, aveva gli occhi spalancati e una strana espressione sul viso.
Era lui.

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