13. La solitudine.

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La solitudine sembra innocua e rillasante, ti ritrovi catapultata in una nuova realtà in cui ti devi preoccupare di non essere abbastanza, di non essere all'altezza dell'aspettative del mondo, di non essere abbastanza divertente come i tuoi amici, di non essere apprezzata, considerata come loro, non ti devi preoccupare del fatto che sei diversa dagli altri. Sembra affascinante, l'ammetto. Ma piano piano inizia a finire l'ossigeno ed è come un palloncino quando con il tempo inizia sgonfiarsi, si restringe verso il centro e in questo caso tu sei il centro. E una volta consumato tutto l'ossigeno e come essere paralizzate, non hai via di fuga, si fa l'errore di sottovalutare tutta la situazione. Continui a ripeterti che presto sarai libera, che il tempo aggiusta tutto, ma non è così. E salti un po' qua e po' là, facendo finta di giocare al salto con il sacco quando in realtà cerchi di scrollartela di dosso. Diventa sempre più opprimente e la paure le preoccupazioni non sono scomparse come si pensava, al contrario, sono aumentate, insieme al disastro ora mai irrecuperabile che sei. Poi. Ecco che la solitudine diventa un disagio sempre più grande, diventa parte di te, come una seconda pelle. E i giorni si trasformano i mille piccoli spilli conficcati nella carne, continuano ad aumentare, ma danno la sensazione di essere piume contro la pelle. Un dolore minore è sempre più piacevole rispetto alla vera guerra. La vera guerra è dentro di te, ti scombussola dal profondo ti rende una persona diversa. Una persona capace di dimostrare una forza dirompente al mondo esterno, e all'interno continui a perdere il conto di quante volte e quanti frantumi si è chinata a raccogliere da sola, senza guanti, lasciando segni indelebili di ciò che accadde. Siamo brave a nascondere le ferite, che di questo passo non arriveranno mai a cicatrizzarsi. Ma trascurando la parte più fragile di noi non smette d'essistere, stà sempre la a ricordarti costantemente della sua esistenza, ricordarti tutti i cocci di cuore raccolti e riracolti, a ricordarti tutte le schegge conficcate nella mano. La solitudine ti aiuta quando si tratta di smettere di sperare, di amare, ti aiuta a smettere di fare ogni minimo passo che ti avrebbe poi successivamente portato a richinarti e riaprire tutte le ferite. Ti distacca dal mondo esterno. L'unico male che rimane da combattere sei Tu, la tua personalità ormai fracciullata, il tuo cuore ora mai inesistente, il vuoto dentro. La solitudine non è come pensano tutti, non è quando si ama stare soli, rimanere tali è più doloroso di tutte le paure che si hanno. Non importa dove si è, con chi si è, avrai sempre quella sensazione di aver il niente attorno, ma se già si ha il nulla dentro, presto si verrà risucchiati, non puoi sfuggirli. Puoi gridare, disperarti, piangere, ma entrambe sappiamo che lo facciamo solo la notte, quando tutti stanno sognando, in quei momenti noi crolliamo, senza far alcun rumore, perché sai che le persone ti direbbero 'Fai silenzio' invece di chiederti cosa ti turba. Ma poi noi che speriamo che qualcuno ce lo venga a chiedere, dimmi com facciamo a spiegarli tutto questo disastro, che siamo diventati, che siamo sempre stati. 'Chi prenderebbe mai un disastro come me?' Ho questa frase calcata sulla pelle del mio braccio. Mai nessuno. Ecco la risposta. Alcune persone ci provano a capire cosa stiamo passando, e dicono 'io ti capisco' e a me personalmente mi verebbe da urlargli in faccio, che non è vero che ci capisce, perché è troppo complicato da comprendere se non ci si è passati. Ognuno con i propri problemi. Tu potrai capire una parte di quello che sta passando una persona e una parte di quello che sta passando l'altra. Tu non arriverai mai a capire completamente ciò che passa dentro la testa, quello che gli scorre nelle vene, quello che gli distrugge il cuore, e lo stesso loro. Spesso ammetto di essere sola, e mi dicono non è vero, invece si. Io ho mio padre a 800 km con una nuova compagna che mi ha costretto ad andarmene via di casa e non parlarci per mesi. Ho una madre per i fatti propri, se ne esce la sera, dorme fuori, va a lavoro, torna a casa si sistema e ricomincia la sua routine. Mi hanno sempre detto che fra le due sono io quella responsabile. Ho una nonna, che ancora si deve riprendere dalla morte di mio nonno, quell'uomo che mi ha cresciuta, quello che mi cedeva il suo posto nel letto anche quando era malato perché ormai ero troppo grande per dormire nel mezzo. Dall'altro lato porterei solo disturbi ai miei nonni, perché vi sembra normale che una ragazza di 17 anni non possa rimanere sola a casa? Ecco i miei nonni poterni sono decisamente da escludere. E quindi? Io che posso fare? Rimango chiusa giorno e notte sola in una casa piena di ricordi. E ditemi se vivendo così una persona non si ammala!? Ho tante di quelle diagnosi di cui i sintomi coincidono quasi perfettamente, e a volte mi domando che fine farò? E poi ci sono quei momenti a cui cerco di una risposta al perché e al per come è possibile che degli adolescenti come noi, soffrino di solitudine, di depressione, disturbi alimentare e non mi spingo oltre nella ricerca di tutti quei malesseri che ci affliggono giorno dopo giorno. Ragazze. Noi siamo forti, so che è difficile, inoltre sto cercando io stessa di convincermi che è così. Ma pensateci, noi ci reggiamo sulle nostre gambe anche se tremolanti, manteniamo le mani strette al petto per paura che la colla non si sia ancora asciugata, e poi indossiamo la solita maschera e ci inoltriamo in un'altro campo di battaglia, quello che ha dato inizio a tutto. La società.

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