15. Tema scolastico

12 1 0
                                    

LA LETTERA CHE NON SCRIVERESTI MAI.

Cara Mamma,
Come pensi si sentì un uccellino chiuso in gabbia? E se apri la serratura e provo a volare via mi blocchi le ali, in un modo o nell'altro dovremmo trovare un equilibrio. E se ti prometto di tornare sempre a costo che tu mi faccia volare fino a dove voglio, fino a dove mi sento di arrivare? Ma come potremmo mai parlarne se non riesco neanche a parlare di come sto realmente? La realtà è che neanche io so come sto. Vivo ormai in un mondo senza sentimenti, circondata da mura di apatia, con le cuffiette sempre nelle ore orecchie con il volume al massimo per coprire il frastuono del mondo esterno, e si anche dei miei pensieri. Mamma questo mondo per me è come avere le cuffiette senza la musica, un mondo senza perché, un mondo senza sentimenti. È strano ciò che sento, un vuoto dentro che risucchia a se piano piano ogni sfumature delle mie personalità. Non so mai quando e quale personalità prenda il sopravvento a volte neanche me ne rendo conto. Lo so che sono un disastro, so che quando mi chiedo in me stessa, praticamente il novanta per cento del tempo, e come se in quel momento io mi annulassi, come se improvvisamente io scomparissi. Ma lo capisci, ma la ricordi la tua adolescenza? Non ho scelto io di essere così, piena di insicurezze, troppo buona per vivere in questo mondo di ipocriti. Mamma mi sento ogni giorno sempre più sola e innapropriata, con un numero indefinito di domande senza risposta.
Perché sempre a me? Perché il destino mi da degli attimi di felicità e poi brutalmente, senza preavviso li allontana da me? Forse tu, un buon consiglio me l'avresti dato se te l'avessi detto, fino a nemmeno due settimane fa nella mia vita era presente un 'lui'.

"E lei si stava affezionando, ma la paura che lui non ricambiasse era troppa. Era come se la voce non uscisse per gridarlo ai quattro venti, la paura che l'eco non tornasse la sormontava."

E io mamma. Io lo sto facendo. Io l'ho fatto. E sono sempre io mamma che sto rimanendo in silenzio. Io mi sto sgolando senza far alcun suono. Io, mi siedo lì, con le gambe a penzoloni sul limite del burrone. Non ho paura di cadere, ma paura di essere spinta giù. Sempre l'ennesimo ingenuo errore, fidarsi, perché si sa quando si vuole qualcosa le si dà il diritto di farci soffrire.
Sono qui seduta, con i pensieri che scorrono veloci e rumorosi, come un treno che è costretto a seguire una strada ben precisa. Buttata giù più volte, e sempre una mano spuntava dell'estremo, che mi tirava su lontano dal buio, iniziava a solevarmi verso il bordo almeno, ma credimi non avevo neanche il tempo di aggrapparmi, che mi rendevo conto che quella presa non era stabile. Questa volta mi sono alzata da sola, mi sono ripromessa a non far più affidamento su nessuno.
Sono qui. Seduta a un passo dal precipizio.
Non ho paura, diciamo che ho creato una bozza di equilibrio. Vedo un'ombra alle mie spalle, e dico con fermezza tu non riuscirai a scollarmi da qui. Ma la sagoma non si muove, la mano si tende verso di me. No. Da qui non mi sposto. La mano avanza, non mi tocca la spalla, non mi spinge. La mano si appoggia sul mio petto, il battito del cuore aumenta sotto quel calore. Silenzio. Non mi spinge, non si muove. Se mi sposto in avanti cado, se vado indietro, c'è lui. Ma lui chi? Non mi interessa scoprirlo. Ma veramente non mi interessa? Cosa vuole fare? Che aspetta a buttarmi giù e andarsene? Facciamola breve okay? E inutile girarci intorno tanto alla fine il risultato è quello. Non si muove. Sento un calore irradiare dal punto in cui esiste un reale contatto. Rimango immobile, percependo dei movimenti alle mie. Sono consapevole che le sue ginocchia vengono a contatto con una parte della mia schiena e una parte con il terreno. Onde del suo profumo si irradiano intorno a noi, colpendomi in pieno. Aspiro il suo odore. Ed ecco un primo pensiero concreto. "Ha un buon profumo". È da lì, mamma, che ogni volta che ne ho avuto occasione mi sono persa nell'aroma, che ormai rappresentava una nuova via di fuga da questo mondo, da questa esistenza effimera. Non c'è voluto tanto, mamma, ho perso la testa per questo ragazzo, però è come se ancora mi rifiutassi di ammetterlo agli altri, e forse anche io stessa sono riluttante.
Il mio sorriso, la mia voglia di andare a scuola, di alzarmi presto nonostante aver fatto le ore piccole con lui. Mamma ti giuro, con lui, tutto attorno svanita, il vuoto, le insicurezze, la solitudine, ad un tratto ero forte, pronta a combattere per mantenere ciò che avevo conquistato. Ma, non ci sono riuscita.
Ho pianto e rimpianto, ma mai davanti a te, non avresti compreso, avresti sottovalutato per l'ennesima volta la situazione. Sarà pure sbagliato far dipedere la propria felicità da una persona, ma come la metti se è lui stesso la felicità? Quante cose non ti ho detto pera certezza di non essere compresa, perché opprimere qualcuno già preso dai propri pensieri con i miei, con i pensieri di una diciasettene che sente sulle proprie spalle il tripo degli anni che ha.
A volte dovresti capire che per alcune cose bisogna averle vissute in prima persona, li stesso principio si applica sulla lettera, se si rendono proprie le parole scritte nere sul bianco, se si entra nel vivo della storia allora è certo che quelle parole, quelle frasi ti identificano. E se oltre a tutto questo proverei a dirti quanto faccia male non avere l'affetto di un padre, le carezze e le parole consumatrici del nonno, i consigli di una madre?
Se ti dicessi quanto io stia male nel profondo, quanto io mi odi.
Se ti dicessi tutti i pensieri negativi che affiorano nella mia mente contorta quando vedo il mio riflesso allo specchio. Rimango lì a guardarmi, con una voglia crescente sempre più di estinguersi, stanca di perdermi in quel verde spento dei miei occhi. Mamma, queste mie parole si dissolvono insieme a questo mio momento di sconsolazione, e forse è proprio così che debba andare. Infondo a che servirebbe dirtelo, non potresti certo farlo tornare fa me, non potresti darmi quello che dovrebbe darmi qualcun'altro, neanche quei che potresti darmi tu, perché non so, io non sono brava a parlare e tu a capire. Mamma non potresti mai influenzare l'opinione su me stessa se possa chiamarsi tale. Non so quando, non so come ma prima o poi mi rialzarò da sola come ho sempre fatto o almeno spero, di ritrovare la maschera che ho sempre portato.

Nancy.

Ci vuole coraggio per Amare.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora