CAPITOLO 3 - Parte II: Le lacrime, la carne e il sangue

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Loki riapre lentamente gli occhi infastidito da un noioso ed insistente raggio di sole, che, non si sa come, pare essere riuscito a filtrare attraverso le pesanti tende scure, andando a colpire proprio le sue palpebre chiuse, quasi come fosse dotato di una sua volontà e decisamente intenzionato a dileggiare ed a schernire il dio degli inganni, divertendosi a tormentare i suoi occhi assonnati.
Con uno sbuffo spazientito l'uomo si rigira nel letto, cambiando posizione e mettendosi a pancia in giù, per tentare di sfuggire al dispettoso raggio. Affonda poi la testa in mezzo ai morbidi cuscini, assolutamente non intenzionato ad alzarsi, cercando di immergersi nuovamente in quel riposante e rilassante sonno dal quale, a parte pochi momenti di intervallo, sta piacevolmente facendosi cullare da oltre due giorni.
Il dio infatti da quando è stato riportato nei suoi alloggi è rimasto disteso quasi tutto il tempo, svegliandosi e riaddormentandosi, o restando al massimo sospeso dentro ad un intorpidito, languido e per nulla spiacevole dormiveglia.
Erano decenni che il traditore di Asgard non dormiva così meravigliosamente bene. Un sonno ristoratore, sano e profondo, privo di quei terrificanti e claustrofobici incubi in cui la sua mente smarrita si ritrovava irrimediabilmente a vagare ogni volta che abbandonava lo stato di veglia. Merito forse del suo enorme e comodissimo letto, delle lenzuola di seta a cui non era certo più abituato, delle pesanti coltri di lana e di pelliccia che creano sotto di loro un rassicurante e confortante microcosmo in cui abbandonarsi, un nido caldo ed accogliente in cui dimenticare tutto il dolore e riposare; e merito del profumo di freschi fiori di campo emanato dalla biancheria, che viene da sempre lavata con delizioso sapone aromatizzato. E' una fragranza che lo accompagna fin da quando era bambino, ma che lui negli ultimi anni aveva dimenticato. Ritrovarla è sentirsi finalmente a casa. Ma soprattutto merito probabilmente del costante e liberatorio pensiero di non essere più rinchiuso in quella maledetta prigione.
Quando non giace addormentato è consapevole di avere un fortissimo mal di testa. La faccia gli duole terribilmente, ma non se ne è nemmeno chiesto il motivo. Quando si è risvegliato per la prima volta nel suo talamo, infastidito dalla frizzante brezza mattutina che in qualche modo riesce sempre a filtrare dagli spifferi, ha a malapena avuto la forza di levarsi gran parte dei vestiti, gettarli con noncuranza sul pavimento ed infilarsi sotto le coperte.
Naturalmente, sebbene la sua mente sia ancora piuttosto ottenebrata dal sonno, dalla stanchezza, e soprattutto dalla botta ricevuta da Thor, l'Ingannatore sa di trovarsi nel suo letto. Non accorgersene sarebbe stato impossibile anche per lui nelle sue precarie condizioni. E' talmente diverso dal pavimento della cella. Il suo letto è grande e ci si può rotolare dentro come gli pare, ed è incredibilmente comodo. Indugia, pigro, tra quelle coltri. Non ha nessuna voglia di pensare. Non ha voglia di fare proprio nulla in verità, solo starsene lì al caldo, consapevole di essere finalmente al sicuro nelle sue stanze. Sul da farsi rifletterà dopo. Il tempo certo non gli manca. Ma ora desidera solo riposare, anche perchè non si è mai sentito così stanco. E' come se tutta la tensione accumulata in 90 anni di disavventure e trattenuta ostinatamente dentro, ora possa infine uscire fuori, abbandonandolo e lasciandolo definitivamente libero, ma anche sfinito e privo di ogni energia vitale.

Libro 1 :  La meretrice di AsgardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora