Rieccomi a voi con un nuovo capitolo, vorrei solo precisare che le tematiche si faranno sempre più delicate, ho cercato e cercherò di non sfociare nella volgarità estrema, ma sia le ambientazioni che certi personaggi necessitano per forza di un linguaggio abbastanza colorito, per cui spero non infastidisca nessuno. E' necessario per rendere al meglio le situazioni e gli accadimenti, per dipingerli in maniera realistica insomma, nuda e cruda. Spero quindi che nessuno si scandalizzi, ecco... comunque sia onde evitare critiche legate a ciò, ho preferito avvisare prima! ;-)
Ed ora buona lettura!
P.S. : Vi consiglio vivamente di leggere anche al fondo le mie considerazioni finali perchè sono spiegate alcune cose importanti sul nuovo personaggio che viene presentato in questo capitolo.
***
Un insolito frastuono proviene dalle scale, rumore di pesanti passi, probabilmente appartenenti a numerose persone, accompagnati da sonori clangori metallici. Che strano, non è ancora l'ora del cambio della guardia. Pensa tra sè Loki rannicchiato sul pavimento della sua cella ed immerso in un torbido dormiveglia. Ormai il sonno vero e proprio è difficile che lo colga. Più che altro il prigioniero resta disteso per ore in una specie di stato di trance, perennemente ai confini tra il sonno e lo stato vigile. E' una sorta di letargia, in cui i sensi sono sopiti, ma la psiche è ancora, purtroppo per lui, in parte lucida. Le immagini mentali scorrono veloci ed inafferrabili. Sembrano nuvole scure traboccanti tempesta che transitano rapide nel cielo, spostate da un forte vento di bufera. Loki ne sente l'opprimente presenza nella testa, ma sono troppo svelte e mutevoli per riuscire ad essere afferate e comprese, tanto che nemmeno lui saprebbe veramente dire se sogna o semplicemente pensa. E' tutto troppo confuso adesso.
L'inaspettato trambusto lo scuote. Ormai ha imparato suo malgrado a riconoscere a memoria i momenti che scandiscono la sua giornata (se così si può chiamare l'eternità di luce in cui è immerso). Gli unici minuti di contatto con la realtà che gli sono rimasti, e che gli permettono di capire se il giorno stia finendo oppure iniziando, sono proprio i momenti del cambio dei soldati a guardia delle prigioni e quelli in cui gli vengono portati i pasti, che lui continua ostinatamente ad ignorare ed a lasciare intoccati.
Solleva quindi un po' la testa infastidito ed assonnato, chiedendosi cosa accidenti voglia quella gente in un'ora in cui non è prevista nessuna attività. Forse stanno portando un nuovo prigioniero, un nuovo recluso per l'eternità. Benvenuto in questa splendente reggia amico mio. Pensa sarcastico. Vedere altri sventurati seguire il suo stesso destino riesce ancora a divertirlo.
Ma il drappello di guardie appena giunto si schiera proprio davanti allo schermo trasparente che fa da impenetrabile barriera tra la sua prigione ed il corridoio esterno. Thor che troneggia davanti a tutti loro.
Il dio si rivolge perentorio ai carcerieri con voce ferma e decisa: «aprite la cella! Ordine di Odino.»
I soldati addetti alle prigioni, presi alla sprovvista dall'inatteso arrivo dell'erede al trono e dei suoi uomini, davanti a questo non previsto imperativo titubano per qualche istante guardandosi tra loro incerti. Non sanno bene come agire. Non erano preparati a nulla di simile.
«Avete sentito o devo farlo io stesso e lasciare voi al suo posto?» Sentenzia il Tonante innervosito, indicando con un cenno del capo in direzione di Loki, che nel frattempo si è tirato su a sedere per terra ed osserva la scena interdetto.
Le guardie spaventate si affrettano a premere il congegno posto sul muro in pietra ad un lato della cella che disinstalla lo schermo magico di contenimento. In un attimo la barriera che ha separato per più di 80 anni l'Ingannatore dal resto del mondo scompare in un lampo di luce dorata.
Il principe cadetto si alza a fatica appoggiandosi al muro, ed osserva il fratello incuriosito. Ancora la sua mente ottenebrata non ha messo bene a fuoco cosa sta accadendo.
«Andiamo Loki, sono venuto a portarti via. Ti tiro fuori di qua.»
Il maggiore pronuncia queste parole mentre entra nella stanza e si avvicina sorridendo al più giovane. Il recluso spalanca gli occhi vitrei incredulo. Involontariamente cerca di fare due passi indietro, come per schermarsi istintivamente da quell'intrusione. E' un riflesso spontaneo. Ormai non è più abituato alla presenza di qualcuno così vicino a lui. La reazione immediata è quella di allontanarsi, ma le gambe troppo indebolite dalla lunga immobilità, cedono e cade in ginocchio. Thor svelto gli corre accanto e prendendolo tra le braccia cerca di aiutarlo a tirarsi su.
«Dai ti aiuto io. Stai tranquillo, è finita» lo incoraggia il biondo con la voce addolcita dalla tenerezza che prova nel vedere il suo amato fratello reso così vulnerabile e debole da tutti quegli anni di sofferenza.
Il dio delle menzogne con uno sguardo terrorizzato e sconvolto si schernisce, cercando di allontanare l'altro, ma non ne ha la forza e ricade in avanti. Il maggiore rapido lo afferra da sotto le ascelle per impedire che gli caschi proprio lì davanti, interamente disteso sul pavimento.
E' passato tanto tempo dall'ultima volta in cui i due fratelli si sono fisicamente toccati. In realtà per Loki è passato tanto tempo dall'ultima volta in cui un qualsiasi essere vivente lo abbia toccato. Dal giorno che è stato imprigionato non ha più avuto contatti di tipo fisico con nessuno. E' una singolare sensazione quella che prova. E' stranamente rassicurante e confortevole. Se seguisse l'istinto semplicemente si lascerebbe andare tra quelle forti braccia calde, amorevoli e protettive. Da quanto non si sentiva accolto, cercato, semplicemente amato. Ma l'Ingannatore non segue l'istinto. Lui è costantemente dominato dalla sua razionalità e dal suo immenso orgoglio. Così si limita a farsi prendere, inespressivo, simile ad un fantoccio inanimato, giusto per evitare di finire con la faccia per terra, che non sarebbe comunque dignitoso.
Per tutti i demoni di Múspellsheimr! Quanto è diventato leggero... pensa Thor mentre lo sorregge, e quanto è fragile. Povero fratello, chissà come devi aver sofferto qui dentro. Tu che bramavi il potere e bruciavi di vita anche più di me, rinchiuso in questo nulla per decenni. Che castigo terribile. Mi auguro che tu riesca a dimenticare ed a riprenderti, e che adesso non sia già troppo tardi... Anche se a giudicare dallo sguardo vuoto ed incerto del minore, sguardo che probabilmente nessuno gli aveva mai visto sul viso prima, nemmeno di fronte alla morte, il signore dei tuoni inizia a temere che la mente del prigioniero sia ormai già irrimediabilmente compromessa.
Il dio dei fulmini quindi si rivolge all'altro con voce rassicurante e gentile, «fratello stai calmo, sono io. Ti aiuto solo ad uscire da qui. Vedi ora sei debole e da solo non ce la puoi fare. Ti riporto a casa. Vedrai ti riprenderai e starai meglio, ma ora bisogna che ti lasci aiutare se non vuoi restare ancora qua dentro.»
Loki rantola qualcosa di semi incomprensibile tossendo. Si capiscono solo poche parole scandite con maggior veemenza e rabbia: «non sono tuo fratello...»
Bene qualcosa di sano (per quanto una frase così poco accogliente possa definirsi sana...) c'è ancora. Meno male, se non altro è sempre inequivocabilmente lo stesso uomo ostinato ed orgoglioso di una volta, sono i pensieri del legittimo figlio di Odino, mentre cerca di aiutare il suo recalcitrante fratello minore.
Il moro comunque alle parole dell'altro pare recuperare un poco di ragione e riprendersi lievemente. Finalmente riesce a mettere assieme una frase compiuta: «cosa succede, perchè mi stai facendo uscire? Non mi dire che davvero sei riuscito a convincere il vecchio dei tuoi idealistici propositi?»
«Poi ti spiegherò, quando starai meglio, ma va tutto bene. Stai tranquillo, ti sto solo liberando.»
Loki pare infine annuire. Non ha molte forze da sprecare in discorsi e quesiti adesso. Se quello stolto lo sta scarcerando, meglio approfittarne e lasciare i dubbi a quando sarà definitivamente fuori da quell'incubo. Quindi appoggia riluttante una mano sulla spalla di Thor ed aggrappandosi a lui faticosamente si rialza in piedi. Il più grande deve letteralmente sollevarlo e trascinarlo fuori quasi di peso, perchè il minore cammina con immane fatica e riesce a malapena a stare eretto reggendosi a qualcosa, in questo caso a suo fratello.
Le guardie intanto osservano la scena silenziosi.
«Bè, cosa avete da guardare voi? Avanti, fate strada. Vediamo di uscire al più presto da qui e non tornarci più» ordina l'erede al trono perentorio.
Ma fatti pochi passi con Loki che suo malgrado si deve sostenere completamente a lui se non vuole cadere, giunti davanti alla lunga e tortuosa scalinata che riporta in superficie, il dio del caos mostra una preoccupante difficoltà a risalire i gradini.
«Dai su, ti porto io, non ti preoccupare» gli sussurra l'altro gentilmente, prendendolo in modo da poterlo sollevare in braccio.
Ma Loki gli rivolge uno sguardo omicida, «NON CI PROVARE NEMMENO!»
E così, sempre puntellandosi al maggiore, inizia faticosamente a salire uno scalino alla volta, lentamente. Ogni passo è come se cento lame affilate gli si conficcassero contemporaneamente nei quadricipiti. Il dolore alle gambe è lancinante, ma stringe i denti e resiste. Thor cerca di aiutarlo sollevandolo il più possibile, ma Loki non gli permette di andare oltre al fargli da appoggio.
Il figlio di Laufey sta vivendo uno dei momenti più imbarazzanti e difficili della sua intera vita. Lui che deve farsi sostenere dall'odiato fratellastro per riuscire anche solo a camminare. Potesse scegliere, davvero preferirebbe ingoiare una manciata di vermi putrescenti piuttosto che trovarsi in quelle condizioni. Ma purtroppo non può scegliere ora. Deve solo accettare quell'odiosa situazione ed in qualche modo farsi portare fuori, perchè se vuole ancora vivere, e nonostante tutto il dio del fuoco non riesce a smettere di ardere dentro e desidera ancora intensamente ritornare a vivere, deve per prima cosa riuscire ad uscire da lì.
Dopo una lenta risalita che pare durare eoni, finalmente il drappello emerge quasi di colpo in uno splendente corridoio del palazzo reale. Il principe viene accompagnato fino nei suoi alloggi, precedentemente fatti ripulire e risistemare per l'occasione.
Thor lo porta dentro e lo accompagna fino alla stanza da notte, facendolo sedere sul grande letto a baldacchino. L'altro si guarda attorno smarrito. E' da quando è precipitato giù dal Bifröst che non entrava più nelle sue stanze. Tutto è rimasto incredibilmente immutato. «Madre...» il maggiore previene la sua domanda, «è stata lei a far sì che nulla venisse toccato qui. E' ancora tutto esattamente come l'hai lasciato tu. E' casa tua, lo è sempre stata.»
Loki resta silenzioso, ma guarda con angoscia il comodino posto accanto al lato del letto nel quale era solito dormire. Sopra vi giace ancora un volume chiuso con la copertina rossa. Un segnalibro in velluto spunta tra le pagine. Il dio può tranquillamente rammentarne il titolo senza leggerlo: "Al di là del bene e del male", un libro di un filosofo midgardiano vissuto tanti anni fa(1), il cui pensiero, nonostante appartenesse ad un misero mortale, gli era sembrato così assurdamente ed incredibilmente affine al suo. La sera prima di cadere dal Ponte Arcobaleno aveva ancora letto qualche pagina di quel libro per riuscire ad addormentarsi, rammenta con tristezza, ed ora è ancora lì dove lo aveva lasciato l'ultima volta, come se nulla fosse accaduto, mentre lui nel frattempo è quasi morto e risorto per ben due volte ed ha visto e soprattutto vissuto cose che avrebbero reso folle chiunque altro.
Ma adesso Laufeyson è tanto stanco. Anche pensare gli è gravoso ora. Desidera solo finalmente riposare nel suo letto, per ore o forse per giorni. Non riuscirebbe a fare altro anche se lo volesse.
Il cadetto è ancora seduto incerto sul suo giaciglio quando Thor gli si avvicina ulteriormente, «mi dispiace fratello...» gli sussurra, dopodichè lo colpisce con forza in piena faccia con uno dei suoi devastanti pugni. Loki crolla steso sul materasso senza nemmeno emettere un urlo.
«Ma questo è per il viaggio su Hel...» sentenzia il dio biondo subito dopo, anche un po' compiaciuto, osservando il corpo di Loki riverso sul sontuoso copriletto verde e dorato.
Il Tonante gli accarezza poi il viso. In fondo gli dispiace averlo dovuto ferire, ma nemmeno poi troppo. Almeno una piccola soddisfazione se la doveva togliere dopo tutto quello che quel disgraziato gli ha fatto passare.
Una vistosa ecchimosi scura è già comparsa sullo zigomo alto e scolpito del più giovane, ora totalmente privo di sensi. E' così debole che una botta del genere lo lascerà incosciente per parecchie ore, immagina il primogenito, e quando si sveglierà avrà la testa confusa e dolorante e penserà di essersi addormentato per la stanchezza di quella giornata per lui così densa di novità dopo tanti anni vissuti nella noia e nella stasi.
Quindi estrae un pugnale dalla cintura, e reggendo con la mano libera un braccio dell'uomo svenuto, gli solleva la manica della semplice maglia in fibra grezza che indossa. Poi con un gesto secco e deciso gli pratica un profondo e lungo taglio che va dall'interno del gomito fino al polso. La pelle è sottile come cartavelina e si apre come burro sotto la pressione della lama affilata. Il sangue fuoriesce immediatamente dalla ferita, rosso vermiglio, in netto contrasto con il bianco innaturale della trasparente pelle del dio caduto. Thor premendo con le dita ai lati della lacerazione per far uscire meglio quel fluido prezioso e vitale, lo raccoglie con premura in modo che coli dentro ad una boccetta. Quando è quasi colma prende un'altra piccola fiala che teneva in tasca e ne rovescia tutto il contenuto nell'ampolla più grande. E' una sostanza datogli da sua madre, che farà sì che il liquido ematico non si coaguli. Dopodichè richiude la boccetta con cura e se la infila rapidamente sotto il pettorale della sua spessa armatura argentea.
«E questo invece è per il tributo che ho dovuto lasciare a quel cagnaccio di tua figlia... l'avevo ben detto che te l'avrei fatto scontare...» mormora infine soddisfatto.
Quindi prende il braccio di Loki e lo ripulisce accuratamente dal sangue con una morbida garza che gli ha dato sempre Frigga. La garza è impregnata del Seiðr guaritivo della dea, che aiuta il sangue ad arrestarsi in breve tempo. Una volta ripulito bene il taglio ed arrestata l'emorragia, gli riabbassa la manica e lo sistema comodo sul letto. Tra un paio d'ore, quando si sveglierà, la ferita sarà quasi del tutto rimarginata. Se è fortunato nemmeno se ne accorgerà, ed avrà solo una bella emicrania. Altrimenti non immaginerà certo che suo fratello gli ha estratto del sangue direttamente dalle vene. Penserà di aver sfregato il braccio contro qualcosa durante la difficoltosa risalita dalle segrete e di essere andato a sbattere con la faccia da qualche parte o contro la mia armatura mentre lo riportavamo in superficie, immagina Thor alquanto compiaciuto della sua opera.
Bene, la parte più facile è andata, ne restano ancora due...
Il Tonante getta ancora uno sguardo intenerito al fratellastro prima di uscire dalle sue stanze e lasciarlo solo. A vederlo così, steso abbandonato sul letto, con quei lunghi capelli scuri ed incolti arruffati sui cuscini, gli sembra ancora indifeso come un bambino. Il suo delizioso fratellino di un tempo. Magari potesse ritornare tutto indietro, come tanti anni prima. Ma un filo di speranza ormai si è ridestato nel cuore del futuro re. Forse non potrà tornare tutto come prima, ma qualcosa ancora può essere salvato.
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Libro 1 : La meretrice di Asgard
FanficQuesta storia nasce con l'idea di essere una trilogia piuttosto lunga e complessa e questo dovrebbe essere quindi il primo "libro". Ovviamente se mi tirerete troppi pomodori dietro mi fermerò... promesso! La storia includerà molti personaggi e si is...